LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Non so chi abbia rimosso la lapide della discordia, in fondo non mi interessa e probabilmente si sarebbe potuto evitare, ad esempio dando esecutività nei termini di quanto già deciso dall’Amministrazione Comunale.
Non mi appassiona nemmeno la caccia all’uomo per la ricerca dei responsabili della rimozione, però trovo intollerabili le parole di un Consigliere Comunale di Lecco, Giacomo Zamperini, che può avere le sue idee e forse è anche bene che riconosca che può, in particolare grazie a chi ha combattuto il regime nazifascista, esprimerle liberamente. La libertà, conquistata con il sangue, non deve tuttavia configgere con le regole su cui si fonda la nostra Nazione, sorta sulle ceneri di un regime spietato, fortunatamente sconfitto a prezzo altissimo.
Ho già detto in diverse occasioni che un conto è conservare e mantenere, con rispetto e discrezione, la memoria di chi è morto – chiunque lo può fare e un sentimento vero non ha necessità di essere sbandierato o di godere di una notorietà collettiva – un conto è riconoscere pubblicamente, e dunque avvallare, le gesta di chi, pur morendo, ha sbagliato.
Il Consigliere Zamperini, lo stesso che in altre occasioni si è sentito di esprimere pubblicamente la sua vicinanza al regime fascista con il saluto romano apertamente ostentato – per me sarebbe già sufficiente per ricevere l’attenzione degli Organi dello Stato preposti ad esigere il rispetto della nostra Carta Costituzionale – oggi rincara la dose e definisce i 16 repubblichini “camerati martiri”, che “sono morti da eroi”.
Intervento imprudente, Consigliere Zamperini e, a mio parere, violento, che rischia di generare una spirale che va disinnescata subito. Imprudente, improvvido e anche ignorante, nel senso letterale, ovvero che ignora. Se scientemente o casualmente non so, ma ignora.
I 16 fascisti, asserragliati in una abitazione in via Como, circondati da numerosi partigiani, esposero in segno di resa la bandiera bianca. Ma immediatamente dopo l’esposizione della bandiera bianca, quando 4 partigiani uscirono allo scoperto con l’ovvia intenzione di disarmare i fascisti, ripresero vigliaccamente a sparare uccidendone due e ferendo gli altri due.
La fucilazione fu comminata per questi motivi, sulla base delle regole e delle leggi di guerra.
Oltre ad essersi schierati dalla parte sbagliata, e già per questo non meritevoli di pubblica attenzione, l’onore collettivo a chi si è coperto anche di codardia e di vigliaccheria, è davvero troppo.
Consigliere Zamperini, riconosca con lealtà la storia e ne accetti il responso, che è molto più alto di Lei, e di me ovviamente, e contribuisca nei fatti a mantenere un livello di confronto decoroso e rispettoso della verità”.
Tore Rossi