I Carabinieri sanno essere confessori, difensori e tutori

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Marco Riscaldati, Comandante Provinciale dei Carabineri.

I numeri non raccontano e non descrivono la reale, concreta e quotidiana attività del Carabiniere. Perché nessuna rilevazione, nessuna statistica, nessuna rendicontazione potrà mai quantificare la diuturna opera di vicinanza, considerazione, disponibilità verso le istanze più disparate della collettività, verso il cittadino disorientato, il genitore preoccupato, l’anziano angustiato dai pensieri e dalle complicazioni della sua vecchiaia e dei suoi disagi, nonché l’attenzione, talvolta estenuante e logorante, verso i conflitti condominiali o di confine, le incomprensioni familiari e generazionali, le ostilità tra adolescenti e, più in genere, la litigiosità di tutti i giorni. I Carabinieri sanno essere confessori, difensori e tutori, rivolti sia a chi è deviato nello spirito sia a chi è vittima offerta all’oppressore, nel terrore e nel soccorso, nel dolore e nel conforto. Sovente l’attività del carabiniere incide sul destino di uomini in situazioni di inferiorità o di sofferenza, vittime o delinquenti, schiavi di deviazioni e vizi. Ebbene, in presenza di tali circostanze, coscienza, sobrietà e discrezione non sono meno importanti di perizia, abilità e competenza. E questo impegno spesso trova la sua unica, silenziosa gratificazione nell’apprezzamento e nell’affetto della gente.

Nel coniugare semplicità e professionalità i Carabinieri, assieme alle altre Forze di Polizia, affrontano le esigenze sempre più disparate di una società sempre più complessa in cui, tuttavia, deve prendere corpo il moderno concetto di sicurezza pubblica che passa attraverso quello di Polizia di prossimità evolutosi ormai in quello di Polizia della Comunità. Ciò sta a significare che oggi tutti devono sentirsi protagonisti e coinvolti, nel proprio ambito di responsabilità, secondo le proprie competenze, specificità e possibilità. Non solo le Istituzioni a ciò preposte e le Forze di Polizia, ma anche gli enti locali, la scuola, l’associazionismo, il volontariato, la famiglia, ogni singolo cittadino. Insomma, ogni presidio sociale deve ergersi a sentinella per poi coagularsi, catalizzando su di sé forme di prevenzione dell’illegalità attraverso corrispondenti strumenti di controllo sociale volti a rimuovere a monte i fattori di conflitto, di disagio, di malessere e di squilibrio che rappresentano il terreno fertile ove nascono e germogliano, si nascondono e poi esplodono i fenomeni di devianza e di criminalità. La percezione della sicurezza e la sensazione di sentirsi solo, estraneo contro tutti, avvertita dal cittadino nei suoi momenti di difficoltà, sono le condizioni e le situazioni su cui bisogna concentrare ogni sforzo in un quadro di coesione sociale che talvolta va in fibrillazione dinanzi ad effimeri e sbrigativi allarmismi invece di restare compatto. E’una sfida, è un’asticella che dobbiamo superare e tanto sarà facile farlo quanto più bassa riusciremo tutti insieme a collocarla.

[Brano tratto dal discorso del comandante provinciale durante la Festa dell’Arma dei Carabinieri a Lecco – 6 giugno 2011]