Elezioni. Lettera aperta dei presidenti dei Parchi regionali ai candidati

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Parco del Curone, località Valfredda

Tanti gli obiettivi, messi nero su bianco, in una lettera aperta inviata ai candidati alla presidenza

La transizione ecologica è una priorità: servono maggiori risorse per i Parchi, enti in stretto contatto con i Comuni soci

MILANO – Una lettera aperta a tutti i candidati alla carica di presidente della Regione Lombardia per ribadire l’importanza e il ruolo strategico dei parchi e delle aree protette lombarde. E’ quanto hanno sottoscritto i presidenti dei parchi regionali della Lombardia (già firmatari del Patto dei Parchi) in vista dell’imminente appuntamento con il voto del prossimo 12 e 13 febbraio.

“Gli eventi che negli ultimi anni hanno colpito, duramente, anche la Lombardia, hanno reso tutti noi, ancor più consapevoli, di quanto un corretto e rispettoso approccio all’ambiente ed alla natura, risultino un aspetto fondamentale ed imprescindibile per garantire la conservazione delle risorse naturali del pianeta ed insieme ad esse la tutela dell’equilibrio del contesto in cui viviamo – hanno scritto in una nota congiunta -. La transizione ecologica è il tema centrale dell’agenda politica che coinvolge tutti i livelli di governo. La lotta al cambiamento climatico, passa anche attraverso la prevenzione degli effetti nefasti che l’intensificarsi dei fenomeni meteorologici comportano mettendo a dura prova la sicurezza del territorio. La pandemia ci ha portato a riconoscere l’importanza degli ambienti naturali, quali luoghi capaci di generare il nostro benessere psico-fisico e perseguire stili di vita sani. Lo dimostrano l’incredibile crescita della fruizione registrata in tutti i Parchi regionali”.

Un tema all’ordine del giorno anche delle nostre oasi verdi, come ad esempio il parco del Curone, prese di assalto, soprattutto nel fine settimana primaverili e autunnali, da moltissimi visitatori.

Tante “competenze” in linea con la sfida lanciata, nel 2016, con la riforma della legge regionale che prevede che i parchi giochino un ruolo di protagonisti coordinando l’azione di sistema di tutte le aree protette e della rete ecologica, passando da una visione di mera tutela delle aree di maggior fragilità ed interesse naturalistico ad una prospettiva di gestione attiva ed integrata delle risorse naturali e del territorio.

Proprio in quest’ottica i parchi hanno fatto un elenco di priorità da conseguire: “Contribuire all’obiettivo posto dalla Comunità Europea che prevede il raggiungimento del 30% del territorio protetto entro il 2030; completare la rete delle aree protette previste dalla legge costitutiva 86/1983 e dare piena attuazione della riforma delle aree protette, approvata con la L.R. 28/2016, che porterebbe ad un coordinamento più razionale ed efficace, attraverso i 24 parchi regionali, della gestione di un sistema complesso che comprende 67 riserve naturali regionali, 33 monumenti naturali e ben 242 siti di rete natura 2000, oltre ai 105 parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) anch’essi coinvolti nella razionalizzazione del sistema”.

Non solo. Tra le richieste, sottoscritte con una dovizia di particolari, anche quella di stanziare risorse adeguate al raggiungimento degli obiettivi di cura e gestione territoriale: “Nel corso dell’ultimo decennio abbiamo assistito a una progressiva riduzione delle risorse economiche messe a disposizione dei parchi. I trasferimenti per la sola spesa corrente assegnati ai parchi da Regione, sono passati da 13,5 milioni del 2010, agli attuali 6,5 milioni, con una riduzione superiore al 50%. Se lo rapportiamo alla popolazione della Lombardia, che supera di poco i 10 milioni di abitanti, il contributo che Regione assegna ai parchi per la gestione in parte corrente equivale a 0,60 euro pro-capite. Se ragioniamo in termini di territorio, rispetto ad una superficie complessiva di circa 500 mila ettari, circa il 23% del territorio lombardo è all’interno di aree protette, il contributo per la gestione dei parchi Regionali è di circa 13 euro ad ettaro. Lo svolgimento di un ruolo attivo nella gestione del territorio presuppone lo stanziamento di risorse economiche adeguate, da assegnare agli Enti parco, non solo per gli investimenti, ma soprattutto per la gestione ordinaria e la manutenzione del territorio”.

Una richiesta di contributi adeguati che va di pari passo con quella di mantenere l’attuale livello di autonomia dei parchi e delle aree protette: “L’autonomia della governance permette ai parchi di rispondere ai bisogni del territorio attuando politiche in concerto con i Comuni soci”.

In questi anni “i parchi hanno imparato a confrontarsi con ampie tematiche, non limitando la propria azione alle sole attività di tutela ambientale e paesaggistica, ma interpretando in senso ampio e aperto il proprio ruolo sono diventati attori o promotori di iniziative e progetti molteplici improntati allo sviluppo sostenibile ed alla promozione di azioni qualificate che possano concorrere alla tutela ed alla valorizzazione del territorio. Possiamo citare tra le diverse azioni: le aree MAB-Unesco, la rete della ciclabilità, il turismo green e l’accoglienza, la tutela idraulica e idrogeologica, la cura della sentieristica, la partecipazione ai progetti di adattamento di contrasto alla crisi climatica, l’azione educativa e culturale verso le giovani generazioni. Per valorizzare al meglio il ruolo dei parchi regionali in chiave multidisciplinare, è importate che l’assessorato di riferimento interpreti un ruolo di regia, nei confronti degli altri settori regionali, per conseguire un maggiore coinvolgimento dei parchi nelle diverse politiche regionali che interessano i territori: in materia di turismo sostenibile; di attività culturali ed educative; di gestione e tutela della montagna, dei corpi idrici e dell’assetto idrogeologico del territorio; delle aree forestali e di quelle agricole per finire con il coinvolgimento attivo dei parchi nel campo della transizione energetica. È altresì determinate il ruolo della Regione per sostenere nella Conferenza Stato-Regioni il ruolo dei Parchi regionali all’interno delle politiche di tutela e conservazione, oltre che di finanziamento, stabilite dalla legge nazionale 394/1991”.
Infine, l’ultima richiesta, quella che la nuova legislatura affronti il tema della semplificazione e razionalizzazione dei modelli di pianificazione e gestione delle aree protette, che comporta una notevole e dispendiosa modalità gestionale da parte degli Enti ed un sistema di tutela spesso vissuto in chiave vincolistica ed eccessivamente burocratica da parte di chi opera o vive nel territorio.

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