Suicido assistito. Anche in Lombardia partirà una raccolta firme

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Letto ospedale Pixabay

Obiettivo realizzare una proposta di legge regionale

L’Associazione Coscioni: “Le Regioni devono applicare in autonomia la sentenza, fornendo risposte in tempi brevi”

LECCO – Da inizio 2023 anche la Lombardia partirà con la raccolta firme per realizzare una proposta di legge a favore del suicido assistito, che interesserà altre regioni come Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto e Fruili Venezia Giulia.

“Servirebbe una legge capace di eliminare le discriminazioni oggi in atto tra i malati che chiedono di poter accedere alla morte assistita, includendo anche coloro che non sono in possesso di trattamenti di sostegno vitale – proclamano dall’Associazione Luca Coscioni -. Nel frattempo le Regioni possono e devono in autonomia applicare questa sentenza, che ha portata di legge direttamente applicabile. Innanzitutto devono fornire risposte alle persone malate senza tempi dilatati e possono emanare una legge regionale in grado di determinare tempi e procedure certe, dalla richiesta all’accesso alla tecnica, senza ulteriori ostruzioni. Con questo obiettivo parte, con la ricerca di volontari e autenticatori su tutto il territorio nazionale, la raccolta firme utile alla presentazione di una proposta di legge regionale in grado di evitare ulteriori torture di Stato“.

Con quest’ultima frase l’associazione si riferisce all’iter giudiziario subito da Federico Carboni, detto ‘Mario’, e causato al Servizio Sanitario della Regione Marche. L’azienda ha infatti disapplicato la sentenza 242/2019 Cappato/Antoniani che, alla presenza di 4 condizioni, configura come non punibile l’aiuto al sucidio assistito in Italia per una persona “il cui proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Un procedimento durato 20 mesi, chiuso con la morte di Federico a giugno di quest’anno, 2022, riuscito ad accedere al suicidio assistito grazie anche alla difesa legale dell’associazione Coscioni.

Non andò meglio, dopo Carboni, a Fabio Ridolfi (la cui impasse lo costrinse a scegliere la sedazione profonda che per ore sottopose la famiglia alla visione del loro caro addormentato con il corpo sottoposto a continui spasmi) e ad Antonio (vittima degli stessi ostacoli prima di ottenere il via libera, ora deciderà quando e se procedere). “A tre anni dalla sentenza della Corte Costituzionale e a un anno e mezzo dalla grande adesione popolare in occasione del referendum continuiamo ad attendere un cenno dal Parlamento in merito“, conclude l’associazione.