Referendum e le ragioni del “no”, sala gremita per Armando Spataro

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LECCO – Se la partita del referendum si giocherà sui numeri, Lecco offre uno spaccato interessante: una Sala Ticozzi gremita di persone aveva accolto nei giorni scorsi l’arrivo del ministro Maria Elena Boschi, in città per sostenere la propria riforma costituzionale, lo stesso auditorium mercoledì sera si è affollato altrettanto, soprattutto di comuni cittadini, per l’incontro organizzato dal Comitato del “no”.

Posti esauriti e gente accomodata anche sul pavimento per ascoltare l’intervento dell’ospite della serata, il procuratore di Torino, Armando Spataro, che Lecco aveva già conosciuto negli anni ’90 per l’inchiesta Wall Street, da lui condotta, con la quale si era impartito un duro colpo all’ndrangheta nel capoluogo manzoniano.

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Il procuratore, a colloquio sul palco con il giornalista Duccio Facchini e Marco Longoni (ex Pd), oggi è un convinto sostenitore delle ragioni del “no” alle modifiche costituzionali promosse dal Governo e approvate dal Parlamento, sulle quali si attende il voto in autunno.

“E’ necessario portare i cittadini a conoscenza dell’impatto grave che questa riforma può avere sugli equilibri democratici – ha spiegato Spataro, precisando che da parte sua non c’è affatto l’intenzione di varcare la soglia della politica – Perché un magistrato si schiera? Perché la Costituzione è qualcosa che sta al di sopra dei partiti, io sento il diritto e anche il dovere di dire la mia. Noi ‘giuristi pratici’ ci confrontiamo quotidianamente con l’efficacia delle leggi”.

Per il procuratore, questa riforma costituzionale è “viziata in origine” , “approvata con modalità discutibili, tra tagli di emendamenti, canguri e super-canguri” e da un parlamento eletto attraverso il Porcellum, già giudicato incostituzionale.
“Il pericolo più grosso che pone questa riforma è lo spostamento dell’asse della democrazia italiana verso l’esecutivo, nel nome della governabilità – ha sottolineato Spataro – Uno squilibrio notevole che metterà nelle mani dell’esecutivo la guida del Paese. La governabilità giustifica oggi qualsiasi scelta, non vuole controlli parlamentari a rallentare l’azione del Governo”.

 

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Governabilità intesa soprattutto come garanzia di stabilità economica, “è l’economia a dominare e guidare la politica, questo spaventa. In un rapporto del 2013, J.P. Morgan definiva la tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori un ostacolo allo sviluppo”.

“Come ha ben detto Gustavo Zagrebelsky – ha proseguito Spataro citando il noto giurista – siamo a che fare con una stagione nuova, è l’era degli ‘esecutivi esecutori’. Ma se la governabilità è in crisi è forse colpa della nostra Costituzione? Non è colpa della crisi della politica, dei cambi di casacca e delle guerre interne ai partiti? Se oggi crescono assenteismo, qualunquismo e populismo è colpa della Costituzione?”.

Spataro ha definito “grave” la presa di posizione dell’ambasciatore americano , che ha prospettato la riduzione degli investimenti americani se la riforma non dovesse passare il voto alle urne. Una riforma che per Spataro “non permetterà di superare il bicameralismo perfetto, ne creerà uno imperfetto”, che non ridurrà realmente i costi della politica e che “creerà nuove disfunzioni”.

 

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A preoccupare il procuratore torinese è sopratutto l’intreccio tra riforma costituzionale e la nuova legge elettorale, l’Italicum “che consentirà al Governo di avere in pugno la Camera, garantendo 346 seggi alla lista vincente, non alla coalizione. Ai partiti di minoranza resteranno 278 seggi con lo sbarramento al 3%. Ad essere eletti saranno i capilista, decisi dai partiti, che potranno presentarsi in dieci collegi differenti, avendo pure possibilità di optare per dove essere eletti e consentendo anche l’elezione, al loro posto, dei secondi in lista. Ancora una volta – ha concluso Spataro – non saranno i cittadini a scegliere direttamente i loro rappresentanti”.