Come cambiano le emozioni: dalla vergogna al revenge porn

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psicologia delle emozioni

RUBRICA – Le emozioni che sperimentiamo – abbiamo osservato nello scorso intervento – cambiano in rapporto a chi le vive (ossia alla storia di ciascuno) e al contesto in cui si esprimono (al modo in cui la collettività costruisce il proprio senso e i propri valori). La vergogna che poteva provare una dama del Trecento fiorentino importunata da un uomo di malaffare non è la vergogna che prova un’adolescente contemporanea vittima di revenge porn – abbiamo osservato nell’introduzione di questa nostra  rubrica.

 

Ma come cambiano le emozioni? In rapporto a che cosa? E perché?

Qual è il contesto del nostro vivere ed esprimerci che dà loro corpo, e qual è l’ambiente del nostro fare quotidiano che poi condizionerà ciò che sperimentiamo emotivamente e il modo in cui lo interpretiamo?

Noi oggi viviamo nell’età della tecnica che non è più, come si è soliti pensare, uno strumento nelle mani dell’uomo, perché, per effetto della sua espansione, è diventata il nostro ambiente. L’uomo è stato ridotto a funzionario di apparati tecnici e fruitore di strumenti tecnici, non perché li desideriamo, ma perché siamo obbligati a desiderarli. Oggi, infatti, nessuno di noi è libero di avere o non avere un computer o un cellulare perché, se le relazioni sociali passano attraverso i computer e i cellulari, non avere questi strumenti equivale ad un’esclusione sociale”. Il filosofo e psicologo Umberto Galimberti, mirabile interprete dell’“Età della tecnica”, spiega in questi termini ciò che sta accadendo al nostro ambiente e quindi al nostro modo di essere e di sentire.

 

Internet, la cosiddetta  realtà virtuale, la nuova forma di diffusione della conoscenza e dell’informazione, il commercio online, i siti tematici (di incontro, gioco, condivisione di esperienze, ricerca di sessualità), gli influencer e via dicendo, costituiscono, oggi, il nostro ambiente, il nostro mondo. Non possiamo, quindi, sottrarci né alla loro presenza nella nostra vita (significherebbe incorrere nell’emarginazione sociale) né alla loro “logica” nel costruire significati, relazioni ed emozioni.

Ecco quindi che il dispiegamento completo della tecnica attraverso strumenti che entrano nella nostra quotidianità, relazionalità e – perfino – intimità, conduce inevitabilmente con sé una rivoluzione del nostro stesso modo d’essere e sentire.

 

Se osserviamo, oggi, i nostri giovani ed adolescenti facciamo fatica a riconoscere, in loro, qualcosa che assomigli al nostro modo di sentire l’amicizia, la fiducia, il gioco, il divertimento, il pudore, perfino l’amore e la sessualità. Oggi è tutto molto volatile, intercambiabile, sostituibile, “liquido” (come amava dire Bauman). Oggi tutto è accessibile immediatamente e senza sforzo, senza quella fatica che è vicaria della soddisfazione una volta raggiunto l’obiettivo.

Ciò che un’intera generazione di maestri della psicologia identificava come un fattore di disadattamento nella costruzione dell’individuo (soddisfare un desiderio prima ancora che emerga come tale nell’individuo) è, oggi, pratica educativa comune e condivisa (seppur mai “tematizzata”). La logica della tecnica che implicitamente ci governa è quella di indurre nuovi bisogni da soddisfare commercialmente a prescindere dal “senso”, individuale e comunitario, che esprimono.

 

Cambiano, così, in questo nuovo “ambiente”, tutti i parametri del vivere, del sentire, dell’esprimersi, e, quindi, del provare emozioni. È ad esempio possibile, oggi, che una ragazza venga messa alla berlina del mondo intero (ad esempio diffondendo materiale intimo che la riguarda sulla rete) per “vendetta” rispetto a una relazione finita male; o che dei bulli si vantino pubblicando del pestaggio di una persona emarginata e in difficoltà; o, ancora, che si insulti una senatrice della Repubblica Italiana sopravvissuta ad Auschwits e che qualcuno lo ritenga non solo legittimo ma persino divertente.

 

Insomma, cambiano i parametri non solo di ciò che è possibile fare, ma anche di ciò che è ritenuto lecito, opportuno e legittimo esprimere. Con esso, si modificano le emozioni associate a comportamenti per certi versi “universali” (bullismo e violenze di varia natura ci sono sempre stati), per altri versi  del tutto nuovi ed inediti, per gli effetti che producono in chi ne è vittima attraverso la condivisione pubblica su internet.

In tutto questo, ciò che oggi spaventa di più è la velocità di questi passaggi e le limitatissime possibilità che abbiamo per adattarci ad essi.

Non a caso tutte le statistiche più recenti segnalano un aumento esponenziale del disagio psichico non solo tra i giovani, ma in tutta la popolazione occidentale. Uno studio dell’Ocse (reso pubblico il mese scorso) che ha misurato il consumo di antidepressivi in Europa dal 2000 al 2020 ha rilevato un aumento del 147%. Non solo: l’impatto sulla salute pubblica di questo enorme intervento farmacologico, in termine di benessere percepito, è stato pressoché nullo. Ed ora si affacciano i nuovi farmaci a base di Psilocibina, Lsd, Ketamina ed Ecstasy.

Ma sarà questa la strada giusta?

Dott. Enrico Bassani
Psicologo – Psicoterapeuta
Via Leonardo da Vinci 15, Lecco
http://www.bassanipsicologo.it – info@bassanipsicologo.it – tel. 338.5816257


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