Dalla nascita della mafia all’arresto di Messina Denaro, l’incontro con Antonio Nicaso

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Il famoso giornalista e docente esperto di mafia ha tenuto una lezione ai ragazzi dell’istituto Rota di Calolzio

Nel giorno dell’arresto dell’ultimo boss dei corleonesi, l’incontro nell’ambito del progetto “Legalità e cittadinanza”

CALOLZIOCORTE – “Se sono un boss come Matteo Messina Denaro non posso lasciare il territorio, perché altrimenti la mia lontananza viene percepita come un segno di debolezza. Matteo Messina Denaro per trent’anni è stato latitante in Sicilia, latitante tra Trapani (la sua provincia di origine) e Palermo. Come è possibile che un uomo come Messina Denaro possa possa restare latitante per oltre trent’anni con tutte le forze investigative, gli apparati di polizia e la gente che nota alcune anomalie? Lo possiamo giustificare solo con la capacità della mafia e dei mafiosi di stringere rapporti con uomini delle istituzioni, con professionisti, con politici, con gente comune. Questa è la forza della mafia: la capacità di fare sistema e creare la rete di relazioni. E allora non ci dobbiamo stupire se la mafia dal Sud si sposta al Nord e riesce a mettere radici”.

A parlare è Antonio Nicaso giornalista, saggista e docente tra la l’America e il Canada in collegamento nel pomeriggio con gli alunni dell’Istituto Lorenzo Rota di Calolziocorte. Nicaso è uno dei maggiori esperti al mondo di mafia è proprio oggi, giorno dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro, aveva in programma una lezione con gli studenti dell’istituto Rota di Calolzio nell’ambito dell’importante progetto “Legalità e cittadinanza. La costituzione tra attualità e tradizione”.

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Ovviamente l’arresto del latitante non poteva non essere oggetto dell’incontro: “La mafia non è un problema genetico, di mentalità o di cultura; la mafia è un prodotto della modernità – ha continuato Antonio Nicaso -. Non dobbiamo stupirci se i mafiosi arrivano anche nei nostri paesi perché riescono a riprodurre, anche lontano dai loro paesi di origine, quella capacità di relazione che caratterizza i mafiosi. Nel caso di Matteo Messina Denaro la Polizia per tantissimi anni è riuscita a fare terra bruciata attorno al boss, eppure lui riusciva continuamente a ricreare questi rapporti. Oggi, finalmente, si è riusciti ad arrestare l’ultimo boss dei corleonesi probabilmente perché malato e fosse in quella clinica per fare un ciclo di chemioterapia utilizzando una falsa identità. L’ultima sua foto risaliva a tantissimi anni fa perciò non si aveva nemmeno un’idea della sua fisionomia di quest’uomo che era stato ribattezzato il ‘fantasma’ di Cosa Nostra perché sembrava imprendibile”.

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Sicuramente un incontro ricco di spunti che fa parte di un progetto più ampio che vede la partecipazione di tutti gli studenti dell’istituto, circa 780, e promosso dal vicepreside Daniele Oliverio e dai professori Annesa Elia e Andrea Valsecchi, grazie alla collaborazione della dirigente Carmela Teodora Carlino di tutti i docenti di lettere e storia e del Tenente Colonnello Carmelo Albanese comandante della Compagnia Carabinieri di Lecco.

Un progetto che si sviluppa sull’intero anno scolastico, diviso in tre fasi, in cui i ragazzi trattano in classe alcuni argomenti inerenti la legalità e la conoscenza delle regole di cittadinanza attiva per poi fare sintesi grazie all’intervento di alcuni esperti, il primo dei quali è stato proprio Antonio Nicaso di cui i ragazzi hanno letto il libro “La mafia spiegata ai ragazzi”. Il progetto proseguirà nei prossimi mesi con l’intervento di Giovanni Impastato e poi di un altro personaggio di primo piano nell’ambito della legislazione antimafia e dell’azione dello Stato per contrastare la mafia. Una rappresentanza di studenti, poi, il prossimo 21 marzo sarà a Milano per la manifestazione nazionale di Libera.

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“E’ importante far capire ai nostri ragazzi l’importanza di diventare cittadini che agiscono all’interno delle regole e della legalità – ha detto il vicepreside Oliverio -. La speranza è che incontri come questo possano lasciare il segno nei nostri giovani”.