Guerra Israele-Palestina: le scuole di Rancio riflettono col giornalista Andrea Avveduto

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Una mattinata di profonda riflessione: Avveduto ha ripercorso le cause che hanno portato al tragico scontro

“Finché la legge del Taglione sarà il modello vincente e la politica continuerà ad avere bisogno di un nemico, i problemi rimarranno”

LECCO – Due settimane fa, il 7 ottobre ci siamo tutti svegliati con la notizia che stava avvenendo qualcosa di tragico, nell’area tra la striscia di Gaza e Israele. Il lancio di migliaia di razzi, l’incursione dei miliziani di Hamas nei villaggi israeliani prossimi alla striscia di Gaza, e successivamente i bombardamenti di Israele che ancora stanno provocando migliaia di morti innocenti tra la popolazione civile.

Davanti a tanta devastazione e orrore, è stato difficile capire come reagire, la consapevolezza però era che non si poteva rimanere indifferenti. Per questo le scuole di Rancio, il Liceo Giacomo Leopardi, la scuola media Kolbe e la scuola elementare Pietro Scola hanno innanzitutto accolto l’appello del patriarca di Gerusalemme, per un momento di riflessione e di silenzio in cui hanno cercato di “consegnare a Dio la loro sete di pace, di e di riconciliazione”.

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In seguito a questo, è stato organizzato dal liceo Giacomo Leopardi, nella mattinata di sabato 21 ottobre un incontro con il giornalista Andrea Avveduto, responsabile della comunicazione dell’associazione Pro Terra Sancta, uno dei più attenti conoscitori e osservatori di quanto accade sul territorio israeliano e palestinese. All’evento hanno partecipato non solo gli studenti e docenti del liceo Leopardi, ma anche numerosi studenti provenienti da altre scuole del territorio, sia in presenza, che via streaming.

Si è trattato di una mattinata di profonda riflessione, in cui Avveduto ha ripercorso con i ragazzi le cause e gli avvenimenti storici che hanno portato al tragico scontro che vediamo accadere oggi. Avveduto è partito da una ricostruzione storica degli eventi che hanno portato allo scontro tra israeliani e palestinesi. Uno scontro che, per il giornalista, non trae tanto origine dal 14 maggio 1948 con la nascita dello “Stato d’Israele”, ma dal 1916, quando i confini della Palestina vennero “disegnati col righello, nell’accordo segreto di Sykes-Picot”.

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“Nel 1917 la Gran Bretagna decide di stabilire un focolare nazionale ebraico in Palestina, legittimando nuovamente l’immigrazione degli ebrei sul territorio, ma si tratta di ebrei che aderiscono al progetto sionista. Un progetto che in pochissimo tempo diventa potente, grazie ai finanziamenti britannici, fatti allo scopo di creare una forza in grado di indebolire l’Impero Ottomano. E questa dinamica nel corso degli anni continuerà a ripetersi, i talebani nasceranno così, Al-Qaeda è nata così. I gruppi terroristici non nascono subito così, si tratta di gruppi nazionalistici che vengono inizialmente finanziati dall’occidente per interessi specifici” ha spiegato Avveduto.

Successivamente Avveduto ha ripercorso le tappe dello scontro, partendo dalla fine Seconda guerra mondiale, passando per la guerra dei sei giorni del 1967 e quella dello Yom Kippur nel 1973, fino agli scontri lungo la striscia di Gaza e alla nascita di Hamas nel 1983. “Come è stato possibile quindi arrivare al 7 ottobre 2023? Primo, Gaza è una delle zone più densamente popolate al mondo e più giovani del mondo, il 43% di loro ha meno di 15 anni. Quei giovani non vogliono accettare di vivere tutto il resto della loro vita in 43km quadrati. Secondo, Hamas ha potuto essere così sfrontato, perché andava a scontrarsi con un Israele al limite della guerra civile. Terzo, le tensioni internazionali. Mentre il popolo vuole la pace, i governanti cinici soffiano perché ci sia la guerra. Quello che stiamo vedendo oggi è il risultato di anni di divisione e allontanamento di due popoli, che invece, sarebbero chiamati a vivere insieme”.

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In conclusione, del suo discorso Avveduto ha affermato come l’unica vera risoluzione del conflitto ci può essere nella ricostruzione di un rapporto di fiducia tra israeliani e palestinesi.

“La sicurezza in ebraico, ha la stessa origine della parola fiducia, ma per avere fiducia c’è bisogno di un incontro con l’altro. Bisogna essere disposti, da entrambe le parti, a perdonare. Nel senso di “perdere qualcosa di te” per andare in contro all’altro, perché l’incontro con l’altro è più importante delle tue ragioni. Non possiamo aspettare fino a che la bilancia dei morti sia uguale da una parte e dall’altra, perché non sarà mai così. Fino a quando la legge del Taglione sarà ancora il modello vincente, e la politica per sopravvivere continuerà ad avere bisogno di un nemico, possiamo cancellare Hamas, possiamo eliminare Netanyahu, ma i problemi rimarranno”.