Migranti, aumentano gli arrivi. L’appello del prefetto: “Servono alloggi”

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Cinquecento i migranti ospiti nel lecchese, sistema di accoglienza saturo

Il prefetto Pomponio si rivolge a comuni e associazioni: “Segnalateci disponibilità di immobili”

LECCO – Una nuova emergenza immigrazione da affrontare: la capienza attuale del sistema di accoglienza lecchese è arrivata al culmine delle sue possibilità e i nuovi arrivi pongono il serio interrogativo di dove poter collocare gli ulteriori richiedenti asilo che saranno assegnati alla nostra provincia.

I numeri non sono quelli del passato, quando nel lecchese erano oltre mille gli ospiti nei centri di accoglienza sul territorio, oggi siamo a circa cinquecento presenze con una capienza di strutture molto più ridotta rispetto agli anni precedenti.

In particolare, fanno sapere dalla Prefettura, a questa provincia sono stati assegnati, nel primo trimestre dell’anno, 158 migranti, ben 120 in più dello stesso periodo del 2022, che sono andati dunque ad aumentare le presenze complessive.

E’ il prefetto di Lecco, Sergio Pomponio, a richiamare l’attenzione con una lettera pubblica rivolta alle amministrazioni comunali e alle associazioni del volontariato: servono nuovi alloggi e il prefetto chiede di segnalare eventuali disponibilità di immobili adatti ad accogliere stranieri richiedenti protezione internazionale.

I contratti stipulati con i gestori delle strutture di accoglienza erano stati stipulati nel 2021 con l’aggiudicazione di 361 posti complessivi a fronte di un fabbisogno stimato in 670 posti:

“L’acuirsi dell’esigenza di accogliere nuovi stranieri richiedenti protezione, ha, però, richiesto fin dalla seconda metà del 2022 un incremento significativo delle disponibilità alloggiative, mediante ampliamenti contrattuali ed atti aggiuntivi, ovvero ricorrendo all’applicazione del cosiddetto quinto d’obbligo – spiega il prefetto – Ciò non bastando a soddisfare il mutato quadro emergenziale, questa Prefettura ha dovuto avviare ulteriori procedure esplorative, ossia manifestazioni d’interesse, finalizzate ad individuare altri operatori economici per l’affidamento dei servizi di gestione dei centri di accoglienza – l’ultima a marzo – tutte però risultate prive di qualsiasi risposta”.

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Il Prefetto di Lecco Sergio Pomponio

Attualmente il sistema di accoglienza in provincia ha una capacità oscillante tra 475 e 495 posti letto con alloggi collettivi ad Airuno, Ballabio, Cremeno e Malgrate e gli appartamenti per l’accoglienza diffusa a Calolziocorte, Castello di Brianza, Civate, Colico, Dorio, Lecco. Oggiono, Olginate, Valmadrera ed ancora Ballabio. Tuttavia, i soli Comuni di Airuno, Ballabio, Colico, Cremeno, Malgrate e Olginate che “ospitano, talvolta in più strutture, un numero di richiedenti asilo complessivamente superiore alle 25 unità” spiega il prefetto.

“Oltre 70 Comuni non sono coinvolti dalle problematiche dell’accoglienza in centri straordinari” scrive ancora Pomponio, rimarcando dunque come la gran parte delle amministrazioni comunali nel lecchese abbia fatto mancare il proprio contributo.

“Questa Prefettura ha convocato già da alcune settimane tavoli dedicati di confronto sia con i sindaci dei comuni più popolosi, sia con i rappresentanti del volontariato e dell’associazionismo, nonché con gli Enti e le Istituzioni che compongono il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione.  Tuttavia, sebbene siano già trascorse alcune settimane dalle prime interlocuzioni – dice Pomponio – non sono stati ancora segnalati a questo ufficio edifici pubblici inutilizzati o dismessi dalla loro funzione originaria (quali ad esempio appartamenti, istituti scolastici, palestre o strutture sportive, alloggi collettivi e simili) da inserire nel circuito dell’accoglienza, anche solo temporaneamente, eventualmente previa cessione alla Prefettura in comodato d’uso gratuito, a condizione ovviamente che le strutture siano agibili ed idonee, in termini di sicurezza e salubrità degli ambienti, ad alloggiare le persone”.

Il prefetto ha dato termine entro il 30 aprile ad enti e associazioni per segnalare eventuali disponibilità di edifici e alloggi da poter utilizzare come strutture di accoglienza.