Imbersago celebra il 4 novembre con il ricordo di Antonio Bergamas

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A Imbersago questa mattina, lunedì, la cerimonia per il 4 novembre

Il sindaco Vergani: “L’esempio di migliaia di giovani morti in guerra possa essere di insegnamento ai figli del personalismo, della paura e dell’egoismo”

IMBERSAGO – Ha ricordato la figura di Antonio Bergamas, irredentista triestino, morto in guerra indossando la divisa italiana e ha ricordato l’impegno di oltre 7.500 militari italiani in 23 paesi del mondo cogliendo l’occasione poi per augurarsi che “l’esempio di migliaia di giovani morti sui campi di battaglia di tutte le guerre, possa essere d’insegnamento a quei figli del personalismo, della paura, della moda e dell’egoismo che si sottraggono al comune senso di appartenenza che ci deve spingere invece verso scelte di responsabilità condivise e comuni”.

E’ stata una cerimonia molto sentita e partecipata quella che si è svolta questa mattina, lunedì 1° novembre, per celebrare l’anniversario del 4 novembre, la Giornata dell’Unità d’Italia.

La manifestazione si è aperta con la celebrazione della messa nella chiesa parrocchiale da cui è poi partito il corteo per il cimitero, accompagnato dalla banda sociale meratese, dove è stata deposta una corona di alloro alla lapide dei Caduti. Alle 12 infine deposizione della corona di allora al monumento ai caduti in piazza Garibaldi alla presenza del gruppo alpini di Imbersago. Nel discorso il sindaco Fabio Vergani ha sottolineato come il 4 novembre faccia riflettere, ad ogni celebrazione, “sul concetto di Patria, di sacrificio, di senso del dovere”. Il primo cittadino ha poi ricordato come cent’anni fa, all’altare della Patria a Roma, venivano tumulate le spoglie del Milite Ignoto, a rappresentare tutti i 650 mila soldati italiani caduti sui vari fronti della Grande Guerra.

“A scegliere, nella basilica di Aquileia, le spoglie del soldato sconosciuto fu Maria Bergamas, la madre del Sottotenente Antonio Bergamas, caduto in battaglia, irredentista al pari di Sauro e Battisti; nomi, questi, perlopiù sconosciuti alle giovani generazioni. Antonio Bergamas fu uno dei duemila tra trentini, giuliani, istriani, dalmati — italiani di lingua e di cuore ma sudditi del Kaiser — che disertarono dall’esercito austriaco, il quale mandava gli italiani in Serbia o in Galizia a combattere contro i russi. Antonio Bergamas cadde invece in combattimento indossando l’uniforme italiana e nella lettera che inviata alla madre per spiegarle la sua scelta scrisse. «Domani partirò per chissà dove, quasi certo per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, io non sarò più. Forse tu non comprenderai questo, non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia… Credilo, mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro, per la Patria mia naturale, che il morire laggiù nei campi ghiacciati della Galizia o in quelli sassosi della Serbia, per una patria che non era la mia e che io odiavo… »”.

Vergani ha poi rimarcato come il 4 novembre viene celebrata anche la Giornata delle Forze Armate: “7500 militari italiani stanno attualmente operando in 23 paesi del mondo in operazioni molto spesso rischiose, per garantire la sicurezza, il ripristino e il mantenimento della pace. A loro deve andare il nostro sostegno e la nostra solidarietà per chi opera sotto la Bandiera d’Italia per ridare speranza agli oppressi per un futuro migliore e di pace”. Non meno importante il lavoro svolto per prestare soccorso alle migliaia di profughi o durante l’emergenza sanitaria ancora in corso.

Da qui l’appello a far in modo che l’esempio di migliaia di giovani morti sui campi di battaglia di tutte le guerre possa spingere verso scelte di responsabilità condivise e comuni, lontane da decisioni invece dettate da paura ed egoismo.

“Un grazie di cuore va a tutti voi presenti a questa manifestazione: cittadini, alpini, scuola, famiglie, Protezione civile e Pro Loco, associazioni, Avis e volontari, Banda sociale meratese, Arma dei Carabinieri (con un ringraziamento al Luogotenente Edonio Pecoraro, comandante della Stazione di Merate) e la parrocchia di San Marcellino, con un saluto particolare al nostro parroco, don Bruno”.