“I tumori e il forno inceneritore, il Teleriscaldamento e il buon senso del buon padre di famiglia”

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Germano Bosisio

LECCO – “Da qualche giorno medito se chiedere o meno di pubblicare questo mio contributo di pensiero/azione. So già che alcuni avranno da eccepire che è troppo lungo ed articolato. Troppa fatica leggere un quadro d’insieme con alcune parti magari di difficile comprensione e altre di considerazioni già dette e magari ridette. Ma non conosco possibilità di cambiamento che non passi attraverso la fatica della libera  circolazione delle idee e del documentarsi non superficiale.

Quindi lancio all’ipotetico lettore la sfida di semplicemente … leggere.

Ero presente al Consiglio Comunale svoltosi il 6 febbraio a Valmadrera di cui i media locali hanno dato ampio risalto. L’aggiornamento su di un tema delicatissimo non solo per la collettività valmadrerese qual é lo “studio epidemiologico per valutare gli effetti sulla salute dei soggetti residenti intorno all’inceneritore di Valmadrera.” avrebbe meritato ben altra programmazione e preventiva pubblicità viste le importanti comunicazioni illustrate da uno degli estensori dello studio stesso.

Il particolare saliente ed aggiuntivo, rispetto ai dati divulgati un anno prima , veicolato dall’esperto dell’ ATS Monza Bza è stato quello di evidenziare l’approfondimento realizzato ad hoc sulle possibili concause del notevole incremento del rischio di contrarre il tumore al fegato : per le donne delle zone di ricaduta dei fumi dell’inceneritore circa 2 volte e mezzo quelle delle zone esterne ad esse. E la “novità” era che una causa di questo tumore era identificabile negli effetti degenerativi prodotti nei malati di epatite C contagiati per via virale , ben presenti anche nei nostri territori.

Un’ incidenza rispetto al totale del rischio, confermato complessivamente come elevato per questi tumori , che non è stata comunque delineata in termini percentuali in modo da evidenziare l’entità delle possibili rimanenti tipologie causali che quindi si può ragionevolmente supporre rimangano comunque sempre molto elevate e preoccupanti nelle zone di ricaduta fumi.

A questo specifico riguardo il relatore ha sostenuto che non esistono in letteratura studi recenti e attendibili che dimostrino la correlazione causa-effetto tra inceneritori e insorgenze tumorali del fegato , al contrario di quanto sostenuto , in modo ben documentato, dal consigliere di minoranza Mauro Dell’oro in un appassionato intervento , seppur ridotto a causa dei tempi inizialmente contingentati.

Intervento in cui tra l’altro ha citato, a comprova invece della loro esistenza, l’apparente paradosso di alcune documentazioni (del 1996 e del 2011, quindi non certo così “vecchie”) riportate in uno studio ufficiale, illustrato poco tempo fa (maggio 2018) in un convegno a Brescia, prodotto dallo stesso epidemiologo ambientale facente parte del comitato scientifico che ha realizzato lo studio qui da noi.

Questa la sostanziale cronaca dei fatti ma, ben al di là della pur ineludibile questione delle possibili patologie anche gravissime, mi preme sottolineare che è il principio di maggior precauzione e massima cautela che dovrebbe prevalere in queste situazioni e in ogni “buon padre di famiglia”, principio a cui dovrebbe ispirarsi, per definizione, ogni “operatore” pubblico.

Perché allora diversi sindaci locali , oltre che trincerarsi dietro valori effettivamente molto bassi dei vari inquinanti emessi dall’inceneritore, non sembrano tener conto anche di autorevoli studi specialistici sul più che possibile impatto delle cosiddette nano particelle su gestanti e bambini (in fondo un interessantissimo video dimostrativo) che qualsivoglia dispositivo o filtro non potrà mai intercettare.

E perché in un periodo dove tutti si dicono attenti nel contrastare gli ormai indiscutibili effetti climalteranti procurati dall’anidride carbonica si sorvola su una delle maggiori fonti emissive dl territorio che è l’inceneritore.

Emissioni che se azzerate, potrebbero produrre l’effetto benefico equivalente alla piantumazione di milioni di alberi e in un sol colpo la riduzione del 40 % delle complessive emissioni del territorio di Lecco realizzabili in ben 23 anni con molteplici e minuti interventi previsti in sbandierati ed altisonanti progetti ambientali. Cose che, assieme a vari amici, abbiamo peraltro più volte ampiamente dimostrato, senza mai essere smentiti.

E perché, incomprensibilmente secondo il principio di maggior cautela, non si prende in seria considerazione l’ipotesi d’utilizzo comparativo delle mappe relative alle zone di ricaduta dei fumi dello studio indipendente elaborato dall’azienda ST di Cinisello Balsamo (specializzata e ben apprezzata nel settore) messo pubblicamente a disposizione dal Comitato Lecchese Rifiuti Zero che lo aveva promosso ? e visto peraltro che detto studio ha registrato notevoli differenze nell’individuazione delle zone di ricaduta fumi rispetto a quello elaborato, per conto di Silea, da un’azienda locale che poi ha fatto parte dell’associazione temporanea d’impresa che ha prodotto il primo progetto del Teleriscaldamento ? Non voglio insinuare nulla però ritengo che sarebbe stato preferibile che l’analisi delle ricadute fosse eseguita da una società terza.

E il Teleriscaldamento, che è in fase di possibile definitiva aggiudicazione, sarebbe alimentato da reali fonti ambientalmente virtuose (quali ?) entro il 2032 o solo mascherate dalla equivoca qualifica di “fonti rinnovabili” come ad esempio la combustione delle bio masse la cui effettiva virtuosità ambientale viene messa in discussione da eminenti e variegati studi e ricerche ?

Tutti questi elementi, tutt’altro che tranquillizzanti, appaiono ancor più stridenti se paragonati alla strada alternativa realmente virtuosa ( ambientalmente, economicamente e con più posti di lavoro) che si potrebbe in tempi brevi intraprendere (6-9 mesi a detta degli esperti che l’hanno ideata e realmente applicata) e peraltro già praticata con successo in vari altri territori e mai del tutto presa seriamente in considerazione.

Da noi invece, solo per fare un esempio, si parla sin dal 2015 di Tariffazione Puntuale (il modello più efficace, se ben applicato, per produrre e gestire la miglior quota differenziata di rifiuti) ma che s’inizierà ad applicare solo quest’anno a livello “sperimentale” in pochi comuni e che dovrebbe andare a regime nel 2022 …. di “puntuale” quindi ci sarebbe solo la sbandierata sensibilità ambientale.

Senza contare che sui media locali appaiono notizie riguardanti ricerche universitarie evidenziate da titoli come questo : “Sostanze tossiche in gran quantità : le api svelano il Barro inquinato” ed è ormai noto che il Monte Barro sia uno dei luoghi di massima ricaduta dei fumi dell’inceneritore anche secondo lo studio ufficiale sopra richiamato. Monte Barro che peraltro è sede di un Parco Naturale, un Museo Etnografico e dove si svolgono varie attività delle locali sezioni del WWF e di Legambiente, che pure ha espresso recentemente forti dubbi sul teleriscaldamento.
Oppure risaltano , nelle pieghe delle imminenti elezioni a Lecco “capofila” dei comuni che hanno avallato il teleriscaldamento, tardivi “distinguo” da forze politiche che pure lo avevano sottoscritto e che ora non lo vorrebbero applicato nel proprio territorio cittadino.

E ci sarebbe molto altro ….

In conclusione mi sento convintamente di affermare che per una corretta valutazione dell’intera questione della sopravvivenza o meno dell’inceneritore di Valmadrera, in cui il teleriscaldamento sarebbe, a detta di sempre più cittadini, solo un “escamotage” per continuare a bruciare rifiuti e poi biomasse comunque inquinanti, occorre tener presente molti fattori alcuni dei quali ho cercato anche qui di evidenziare.

Quindi, non solo da parte mia, nessuna pregiudiziale motivazione ideologica ma un’attenta e documentata valutazione dei vari e a volte complessi aspetti connessi alla fine dei quali appare però, per chi la vuol vedere, una semplice realtà : o si fanno prevalere logiche condizionate dall’autoreferenzialità degli attuali impianti e relativo “business” o si intraprendono strade realmente virtuose – da vari punti di vista – per la Collettività !

Ecco perché queste sono vere e proprie questioni paradigmatiche a massima valenza politica (quella con la P maiuscola) !

Ed ecco perché è necessario continuare tutti a vigilare sugli imminenti sviluppi della possibile aggiudicazione del progetto di Teleriscaldamento, facendo costantemente appello alla mobilitazione di tutte quelle forze che non si riconoscono nelle logiche che ne hanno avallato il percorso o che possono o potrebbero cambiare idea, come sembrerebbe poter avvenire ad esempio a Lecco”.

Germano Bosisio