Pietro Fiocchi traccia un primo bilancio del suo mandato all’Europarlamento

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Tutela della caccia, ambiente, sanità e industria i temi cardine su cui si è concentrato il politico lecchese di Fratelli d’Italia

“Questi quattro anni e mezzo hanno rappresentato per me una sfida. Mi sono dedicato con impegno alla partecipazione attiva su numerosi dossier”

Pietro Fiocchi
Pietro Fiocchi

M.P. – Si era candidato nel 2019 alle elezioni europee del 26 maggio, presentandosi come indipendente nelle liste di Fratelli d’Italia nel Collegio Nord Ovest (che comprende Lombardia, Piemonte, Liguria e Val d’Aosta) ed era stato eletto con 9.334 preferenze. L’europarlamentare lecchese Pietro Fiocchi traccia un bilancio di questi prima 4 anni di lavoro al Parlamento europeo dove he cercato di portare i punti cardine del suo programma elettorale: tutela della caccia, ambiente, sanità e industria.

Sono passati più di 4 anni dall’inizio di questa legislatura, quali sono i temi sui quali Lei si è battuto di più? Di cosa è particolarmente soddisfatto?
“Questi quattro anni e mezzo hanno rappresentato per me una sfida. Mi sono dedicato con impegno alla partecipazione attiva su numerosi dossier. Essendo membro della Commissione per l’Ambiente, la Sanità Pubblica e la Sicurezza alimentare, i dossier di cui mi sono occupato riguardano, in primis, i temi dell’ambiente e della sanità. Ho lavorato intensamente per migliorare il

Pietro Fiocchi europarlamentare lecchese

testo della Direttiva acque reflue urbane, così da includere anche i piccoli paesi che si affacciano sul nostro lago, al fine di  prevenire i gravi danni provocati dal dissesto idrogeologico. Abbiamo in tal modo potenziato le risorse europee per la prevenzione di danni materiali e la perdita di vite umane. A novembre è stato approvato in Plenaria il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti, a cui ho lavorato a lungo. Risultati significativi sono stati ottenuti anche riguardo alle emissioni di CO2 dei veicoli pesanti, con la promozione di soluzioni alternative come i biocarburanti.
In Parlamento ho combattuto duramente per l’adozione di misure concrete per ridurre il pericolo del radon, un gas radioattivo e cancerogeno diffuso in tutta Italia, soprattutto in Lombardia. Sempre nell’ambito della sanità, ho lavorato con impegno per incrementare i finanziamenti destinati alle nuove tecniche terapeutiche e agli screening poiché, purtroppo, anche nel nostro territorio i casi di tumore sono in aumento”.

Lei è cacciatore e si è sempre schierato dalla parte di allevatori e agricoltori, immagino abbia dovuto affrontare numerose battaglie anche in Parlamento riguardo i temi che toccano queste categorie, ce ne vuole parlare? Quale ritiene siano le più significative?
“Sicuramente una dura battaglia che continua tuttora è quella per far declassare il lupo da specie rigorosamente protetta a protetta. Il lupo provoca gravi danni, le predazioni sono in aumento, e a pagarne le spese sono sempre gli allevatori. Essendo al momento ‘specie rigorosamente protetta’ al lupo non gli si può torcere un pelo, anche in situazioni d’emergenza. Per proteggersi si rischia la galera! Sempre riguardo all’arte venatoria, mi sono impegnato duramente per evitare che l’ultra-ambientalismo, che oggi conosciamo fin troppo bene, portasse a inutili e infondate restrizioni sull’uso del piombo, nuocendo ovviamente anche ai cacciatori”.