LECCO – La notizia circola già da qualche giorno, ma questa mattina se n’è parlato in modo molto più approfondito con il prefetto Antonia Bellomo, il sindaco di Lecco Virginio Brivio e l’architetto Chiara Rostagno, della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano, che nella sala consiliare di Palazzo Bovara hanno spiegato nel dettaglio questa importante scoperta. I lavori di risistemazione di quella che fu la pizzeria Il Giglio di Pescarenico, sequestrata al clan di Coco Trovato nel corso degli anni Novanta, hanno infatti portato alla luce decorazioni murali ed evidenze d’interesse archeologico, sino ad ora rimaste nascoste in un edificio che solo negli ultimi decenni è divenuto di proprietà pubblica. Uno studio, quello condotto sino a questo momento, che sta un po’ alla volta ricostruendo la storia e il sempre più probabile valore artistico di quella che un tempo fu la nota Casa San Gregorio di Pescarenico e che, almeno fino a questa svolta, il Comune intendeva trasformare in un centro diurno per anziani.
Ma andiamo con ordine e vediamo cosa è stato sinora scoperto. Innanzitutto, stando a quanto ha affermato l’architetto Rostagno, pare che le parti di decorazioni parietali emerse sinora (circa il 5 % di quanto gli esperti presumono di trovare) potrebbero risalire a un lasso di tempo che indicativamente va dal 1300 al 1500. Una periodizzazione, questa, che sembrerebbe in parte coincidere con il momento in cui la Casa San Gregorio, di cui è provata l’esistenza sin dal Trecento, era di proprietà di una famiglia al tempo molto importante a Pescarenico, i Monti. Il cerchio delle ipotesi attuali parrebbe chiudersi se si considera che le parti di decorazione rinvenute presentano elementi tipicamente veneziani (tonalismi azzurri e rossi che sembrano imitare la stoffa e che nel 500 erano, appunto, consuetudine di Venezia) e che la proprietaria della casa, Serafina Monti, in realtà era figlia proprio di un veneziano, ossia di Gregorio Monti.
Tornando ai lavori della Soprintendenza, quando hanno avuto inizio? “La scorsa estate – spiega Rostagno – si parlava dell’ipotesi di restaurare parte di questo edificio, già dal lontano ’36 considerato di possibile interesse storico. Avute le autorizzazioni, dal mese di novembre abbiamo cominciato a effettuare degli accertamenti che hanno messo in evidenza qualcosa che in parte immaginavamo. Gli esiti delle stratigrafie ci hanno indotto a continuare l’indagine e nei primi giorni di gennaio abbiamo scoperto questa prima parte di decorazioni. Per il momento si tratta solo del 5 % di quello che immaginiamo di poter trovare: sarà un lavoro abbastanza impegnativo, anche perché credo potrebbero venire alla luce policromie in cinque stanze diverse”.
Ma al di là degli elementi artistici, particolare interesse desta l’aspetto storico-antropologico legato a questa indagine, che un passo alla volta sta ricostruendo la storia di un edificio, delle famiglie che vi hanno vissuto e, conseguentemente, del quartiere in generale. Un quartiere, quello di Pescarenico, che per quanto possibile sembra stia partecipando allo studio. “Non mancano – riprende Rostagno – le famiglie e le persone del posto che stanno mettendo a nostra disposizione documenti e reperti di grande aiuto”.
Certo è che non si tratterà di un lavoro semplice e rapido e che, almeno per il momento, il progetto di realizzazione di un centro per anziani sarà bloccato. “È troppo presto per dire cosa sarà dell’ex Giglio – afferma il sindaco di Lecco – Per ora aspettiamo di vedere come procede il lavoro della Soprintendenza. Forse l’edificio potrebbe essere una spinta – aggiunge – per una maggiore valorizzazione di Pescarenico, anche da un punto di vista turistico”.
“È curioso soffermarsi a pensare per un attimo – commenta anche il prefetto Bellomo – all’eccezionale casualità che si sta verificando: un bene confiscato alla criminalità organizzata, dapprima destinato ad archivi della Prefettura e in seguito passato al Comune. Ora, dopo un iter così lungo, questo stesso edificio può trasformarsi in una testimonianza del passato tanto importante. Molto probabilmente, se la casa fosse rimasta a un privato le cose – conclude il prefetto – sarebbero andate diversamente”.
E le parti di scheletro trovate qualche giorno fa? Su questo aspetto l’unica a intervenire è l’architetto Rostagno, la quale evidenzia come siano abbastanza frequenti simili riesumazioni in edifici pluristratificati tra il 300 e il 500. “Non è nulla di fuori dal comune – afferma – tanto che anche in provincia di Lecco non mancano casi analoghi”.