LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Nel 2011 la Provincia di Lecco ha aperto la procedura per il nuovo piano cave. Esso conteneva le proposte di ampliamento delle 3 cave lecchesi che si trovano sul Monte Magnodeno: Cornello, Vaiolo Alta e Vaiolo Bassa.
Facciamo subito una premessa: il vigente piano cave, approvato nel 1998, non era ancora “esaurito”. Infatti, se per la cava di Vaiolo Bassa il quantitativo residuo da estrarre è pressoché terminato, non si può dire la stessa cose per le restanti due: la cava Cornello aveva un residuo di 60.000 mc di materiale da estrarre (all’anno se ne estraggono circa 10.000 mc), mentre per Vaiolo Alta il residuo contava ancora 500.000 mc (400.000 mc all’anno).
Considerazione: era veramente necessario aprire un nuovo iter, senza peraltro uno studio delle reali necessità del territorio? O forse hanno pesato le pressioni e gli interessi delle aziende (il solito interesse capitalistico) che hanno avuto la meglio?
Purtroppo, al contrario di altre situazioni (si veda la battaglia per la cava del Cornizzolo, con enorme coinvolgimento della popolazione), non c’è stata una mobilitazione di massa, anzi; la richiesta è passata in silenzio. Poche voci fuori dal coro e, addirittura, è passato il messaggio che, per salvare il Cornizzolo dall’ apertura di una nuova cava in un territorio già devastato, bisognasse non protestare e “concedere” il Monte Magnodeno.
Anche le istituzioni si sono comportate come la maggior parte della popolazione. Molto fermento riguardo il Cornizzolo (partiti politici: da SEL, al PD, alla Lega in prima fila a difenderlo), ma pochissimi interventi per le cave lecchesi.
Stranamente nemmeno la giunta del comune di Lecco, invitata addirittura dal capogruppo della minoranza provinciale, ha speso una parola sulle cave del proprio territorio anzi, alcuni esponenti difendevano la scelta dicendo che avrebbero garantito il ripristino ambientale. Addirittura il vicesindaco Campione, nonché assessore con delega all’ambiente, in una famosa intervista rilasciata dall’associazione QuiLeccoLibera (l’unica associazione attiva sull’argomento, che ha promosso una raccolta firme per lo stralcio delle cave lecchesi), ha detto: “Ho visto esempi anche al di fuori di ripristini che rendevano le zone e le aree più fruibili e più adeguate di quanto fosse prima dell’intervento”. Cioè: dopo la devastazione è tutto più bello e fruibile.
Riteniamo grave questa mancanza di presa di posizione perché crediamo sia importante, soprattutto per il capoluogo provinciale, fare osservazioni in merito. Non dimentichiamo infatti che lo stesso comune di Lecco incasserà gli oneri di scavo: 0,49 € al metro cubo.
Nel 2012 e 2013, complice la crisi mondiale del mattone, arrivano segnali positivi per il Cornizzolo; purtroppo non è così per le cave lecchesi. L’iter prosegue e sarà proprio in questi giorni che il piano cave sarà presentato dalla giunta in consiglio provinciale, per essere adottato; ovviamente il tutto nell’assordante silenzio (tranne pochi intimi) di associazioni, partiti, istituzioni.
Paradossalmente Lecco sarà protagonista, proprio in tema ambientale, in questo fine settimana: venerdì 5 aprile, infatti, sarà consegnato al sindaco Brivio il prestigioso premio di “Lecco città alpina 2013”, conseguito “per l’impegno nella tutela delle risorse naturali ed ambientali”.
Inoltre il 6 e 7 aprile l’organizzazione internazionale Mountain Wilderness terrà a Lecco, in particolare ai Piani Resinelli, il suo raduno annuale. Per chi non lo sapesse questa organizzazione ambientalista è nata al fine di “individuare e definire le strategie di contrasto alla progressiva degradazione delle montagne del mondo e degli ultimi grandi spazi deserti.”
Ancora una volta il vicesindaco Campione, in un’intervista su un giornale locale, dichiara “anche questa iniziativa si colloca nel solco di quelle messe in atto per l’anno della Città Alpina, titolo che ci è stato assegnato proprio per il binomio tutela ambientale e rispetto dell’habitat alpino”.
Peccato che, come abbiamo dimostrato, l’amministrazione comunale si è comportata in senso opposto: non ha difeso il suo territorio e non ha preso posizioni al riguardo, lasciando devastare l’ambiente solo per il profitto economico delle industrie cementifere.
Le battaglie ambientali a cui stiamo assistendo in questi tempi, con i loro movimenti (no TAV, no MUOS, no PONTE), ci confermano ancora di più che NON esiste nessun vero ambientalismo slegato da una prospettiva rivoluzionaria.
Alternativa Comunista invita i lavoratori, gli studenti e i disoccupati a costruire comitati cittadini contro lo sfruttamento del territorio ed in particolare contro l’ampliamento e l’apertura di nuove cave.
No al ricatto “o lavoro o salute”: il sistema capitalistico è l’unico responsabile della devastazione ambientale! No ai parassiti che dicono di tutelare i diritti dei lavoratori e invece li svendono in cambio di laute ricompense! Organizziamoci per la tutela di tutti gli oppressi del sistema capitalista in ogni parte del globo! Esproprio e nazionalizzazione sotto controllo operaio di tutte le grandi aziende! Riconversione della produzione ai fini della tutela dell’ambiente e della salute!”
Partito di Alternativa Comunista Lecco