LECCO – Gioia, sfoghi rabbiosi e adrenalina a mille. La vittoria del Lecco sulla capolista Pro Sesto fa sentire la sua eco anche dopo il novantesimo.
Il primo sorriso, pieno e illuminante, è quello di Nicola Rota, autore del gol del sorpasso definitivo. Un gran gol. “La prima cosa che mi è venuta in mente l’ho fatta – spiega il giovane attaccante bluceleste – Mi è andata bene, alla fine. Dopo l’1-2 eravamo un po’ confusi, perché non ci aspettavamo il ribaltamento del risultato. Per fortuna, Bugno ha creato la solita scorribanda ed è arrivato il rigore che ha cambiato di nuovo la partita. Non saprei trovare un motivo: ogni volta che vengono giù loro, fanno gol; noi dobbiamo creare tante azioni per farne uno. Per fortuna ci ha dato i due rigori netti”.
L’abbraccio finale della squadra a mister Butti è un’altra risposta data ai dubbiosi. “La squadra è sempre stata con il mister – afferma Rota – Siamo da tanto tempo nel calcio e capivamo quello che il mister ci voleva insegnare. Oggi abbiamo dimostrato che Butti ha ragione e che, se continueremo su questa strada, potremo toglierci delle soddisfazioni”.
Che cosa manca a Nicola Rota per partire titolare? “Mi manca l’esperienza, un po’ di rabbia e convinzione nei miei mezzi. E’ il mio primo gol quest’anno. Si può paragonare al gol dello scorso anno con il Seriate, ogni tanto lo riguardo”.
Il tuo ingresso in campo al posto di Capogna ha scatenato proteste in tribuna. “Era intuibile che nascessero polemiche al cambio di Capogna, che aveva giocato bene. E’ stata una mossa rischiosa da parte del mister, ma alla fine è andata bene. La Pro Sesto? Non so. Spampatti fa sempre gol: non so come faccia. Certo che prendere gol in 11 contro 10 in contropiede è da pazzi”. La dedica finale è doverosa: “Dedico il gol a Sara, la mia ragazza. E’ da un po’ che gliel’ho promesso Lo dedico anche ai miei genitori, Bruno e Angela, che mi sostengono sempre”.
Giuseppe Butti, reduce da una domenica da ricordare, inizia dalla partita: “Penso che abbiamo fatto un primo tempo bellissimo, in cui meritavamo il vantaggio. Poi abbiamo preso gol su palla da fermo. Avevamo creato diverse occasioni e potevamo avere un vantaggio più ampio. Avevo già notato un certo rilassamento negli ultimi dieci minuti del primo tempo. Purtroppo la squadra non ha ancora grandi certezze e c’è stato un quarto d’0ra di sbandamento in cui abbiamo preso il secondo gol, con la difesa larga e chiamando un fuorigioco che non facciamo mai… Poi abbiamo cambiato sistema di gioco e, vuoi per fortuna, vuoi per convinzione, è arrivata questa vittoria meritata”.
La svolta è arrivata con il gol di Nicola Rota, dopo il quale si è vista anche una reazione di Butti rivolta a chi lo aveva platealmente minacciato proprio in occasione del cambio di Capogna con Rota.
“Non ce l’avevo con i tifosi, ma con un tifoso – chiarisce Butti – che ha minacciato me e la mia famiglia. A due metri, sentire minacce ripetutamente in panchina, non esiste. Mi ha fatto piacere che la maggior parte della gente in tribuna l’abbia fischiato. Mi piace che ci sia una reazione da parte della gente che viene allo stadio, ma le minacce no. La mia reazione era rivolta a una sola persona. Ho avuto questa reazione che può sembrare spropositata, ma alle minacce non ci sto. Rimane sempre una partita di calcio: le critiche vanno bene, posso accettare il ‘cambia questo o quello’, ma le minacce no. Per me, questo è un corso accelerato come allenatore. Può essere che si sbagli una partita come contro il Seregno, ma oggi credo che sia stata una gran partita. C’è molta tensione e capita di lasciarsi andare più del lecito, ma c’è una spiegazione. Anche contro il Seregno c’erano stati insulti, ma è normale, ci sta. E’ la legge dell’allenatore e chi fa l’allenatore sa che è così. Ma chi era qui oggi sa che cosa mi è stato detto da quel tifoso”.
Sull’argomento interviene anche Antonio Rusconi: “Se uno dice più volte ‘Ti ammazzo. Vengo a casa tua stasera. So dove abiti…’, credo non se ne debba occupare la stampa, ma qualcun altro. Dopo una partita così bella, quando si passa a minacce personali e familiari, è umano reagire. Ringrazio il 90% del tifo del Lecco, che ha continuato a sostenere la squadra quando eravamo sotto 2-1. I tifosi hanno continuato a incitare il Lecco. Il Lecco non è né Rusconi né Butti. C’è un limite tra la contestazione e le minacce. Oggi la curva è stata esemplare. Anche Angelo Battazza è stato il primo ad isolare questa persona. Non voglio ingigantire la cosa. Voglio solo sottolineare che fino ad oggi la Pro Sesto era imbattuta e non aveva mai preso gol”.
Giusto, quindi, tornare alla partita. “E’ un Lecco che può ancora migliorare – sostiene Butti – perché è una squadra giovane. Non ha giocatori di grande personalità perché manca l’esperienza. Cosa può accelerare questa crescita di personalità? I risultati. E credere nelle cose che vengono proposte dallo staff tecnico. Il calciatore, come il tifoso, vuol vedere i fatti, i risultati. Spero che i ragazzi acquisiscano questo entusiasmo. Sotto il piano dell’impegno, non c’è niente da dire. Se lo stipendio non arriva puntuale e uno deve pagare la rata della macchina, non arriva serenissimo al campo. Questo può rallentare questa crescita. Ho accettato di essere l’allenatore del Lecco perché per me è una sfida”. Che cosa l’ha spinta al cambio Capogna – Rota? “Vedevo Riccardo stanco: aveva perso più di un pallone. E in quel momento ho visto bene Nicola Rota. E’ andata bene, perché ha fatto un grandissimo gol”.
Due rigori perfetti li ha messi a segno anche Davide Castagna: “Non ho fatto una buona prestazione. Pansera era bello grosso in porta, ma è andata bene. Secondo me, abbiamo fatto un primo tempo, in cui li abbiamo demoliti. Nel secondo tempo, abbiamo giocato peggio del primo e abbiamo vinto la partita. Ci voleva il rischio di perdere e il ribaltamento della risultato. Ci fa capire che possiamo venirne fuori. E’ bello e importante. Difficilmente mi è capitato di ribaltare una partita così contro la prima in classifica”. Il capitano spiega l’abbraccio finale a Butti: “Il mister è un sanguigno e noi abbiamo una grande fiducia nei suoi confronti. Ci tiene tanto. Vedere che qualcuno lo inulta così, ci dà fastidio. Mi dà fastidio che una persona che vuole bene al Lecco venga preso di mira così. La forza del gruppo fa molta differenza”.