LECCO – Manifestare contro la legge che permette ai negozi di non rispettare il riposo nei giorni festivi: i Giovani Comunisti sostengono lo sciopero nazionale e presidiano con bandiere e striscioni all’esterno del centro commerciale “Meridiana”.
“Siamo contrari alle liberalizzazioni fatte del governo Monti che danno la possibilità ai centri commerciali di tenere aperto sette giorni su sette compresi i giorni festivi – spiega Andrea Torri, attivista dei Giovani Comunisti – lo troviamo un intervento politico che non serve ad aumentare i consumi, infatti gli ultimi dati addirittura parlano di una riduzione del 7%, e tantomeno non giova all’occupazione che nel settore commerciale è diminuita del 4%, quindi sosteniamo lo sciopero dei sindacati confederali proclamato per il 25 aprile e il 1 maggio e siamo disponibili a intraprendere azioni con i lavoratori della grande distribuzione come abbiamo fatto già nei mesi precedenti sul territorio”.
I Giovani Comunisti hanno anche intenzione di promuovere interventi specifici sul territorio lecchese sollecitando l’amministrazione comunale ad occuparsi maggiormente delle zone periferiche della città: “Vogliamo fare un lavoro in consiglio comunale per rilanciare delle politiche a favore dei piccoli commercianti che si trovano nelle zone periferiche della città che sono completamente dimenticate, da questo punto di vista infatti i quartieri si stanno desertificando e quindi vogliamo fare un’azione politica a livello comunale, dato che dovrebbe essere di competenza dell’amministrazione attivarsi per rendere più vivibili anche le zone periferiche e non solo quelle centrali della città”.
A fine giornata i Giovani Comunisti, come spiega il loro esponente Andrea Torri, si ritengono soddisfatti del riscontro avuto: “I lavoratori hanno apprezzato la nostra iniziativa, infatti solitamente nelle gallerie commerciali ad essere più in difficoltà sono i piccoli negozi che appartengono però a grosse catene, dove ci sono solo due o tre commesse senza la presenta di un titolare e che faticano ad avere una turnazione decente”.
A confermare l’analisi di Torri è una commessa del centro commerciale che, per ovvi motivi, chiede di restare anonima: “I nostri diritti sono violati: lavoriamo tutte le festività, ma non apparteniamo a un settore che offre servizi di prima necessità, perché allora tocca solo alla nostra categoria e non ad altri esercizi come le banche? Non è vero che la liberalizzazione ha fatto aumentare le assunzioni, infatti oggi come sempre sono da sola in negozio, ci dividiamo noi i turni, festivi compresi, il tutto per uno stipendio di 1100 euro al mese. Lavorare di domenica per tutto il giorno e nelle altre feste poi compromette i valori della famiglia, siamo al lavoro invece che con i nostri familiari. A chi ci dice di non lamentarci perché visto che c’è crisi dobbiamo ritenerci fortunate ad avere un lavoro vorrei dire solo di provare ad essere al nostro posto: lavorare sì, ma nel rispetto dei diritti”.