Cine al “Dario&Willy”: ottime sensazioni in un percorso fantastico

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Panorama da Pianezzo

Confesso: prima della partenza ero un po’ preoccupato. Si, perchè la gara subito dopo un ritiro (quello del Monteregio) è un incognita. Ho fatto un aprile in totale scarico rispetto a marzo:
meno km e meno dislivello. Infatti negli ultimi 2 allenamenti su strada, sentivo le gambe più leggere rispetto al solito. Il “Dario&Willy” (per la cronaca della gara, leggi qui) non era in
calendario, ma ho deciso di prendervi parte per “testare” un po’ tutto, per vedere se quanto fatto fin ora, ritiri compresi, è servito a qualcosa. La risposta? Andiamo con ordine.

Passaggio al Rifugio SEV
Passaggio al Rifugio SEV

Dicevo. Teso e preoccupato, ma i tanti amici incontrati prima della partenza hanno sgomberato la testa da pensieri pericolosi. Una volta avvistato il “Panz” (al secolo, Matteo Panzeri), cosa non impossibile visti i suoi quasi 2 metri di altezza, decidiamo di fare il primo pezzo insieme. A me l’asfalto annoia da morire e poter condividere questa “sofferenza” con qualcuno, diciamo che aiuta. Rimaniamo insieme fino a circa metà prima salita che porta al Rifugio SEV di Pianezzo, poi le gambe mi permettono i primi sorpassi(cosa per me insolita) e scollino al rifugio in 1h20′.

Il tempo di fare una foto e via verso la prima discesa.

Panorama da Pianezzo
Panorama da Pianezzo

Ecco, più che una discesa è stata una gara di equilibrio visto il fango presente sul tracciato. Inserita la marcia ridotta, decido di non rischiare caviglie, ginocchia e sedere. Missione compiuta: arrivo in fondo sano e salvo e riprendo la mulattiera che porta a TerzAlpe solo con le scarpe interamente coperte di fango.

Lascio andare le gambe e percorro quel tratto immerso nel bosco a 5’30 al Km, che per me è un passo veloce. Ma sto bene, davvero bene. Supero anche la seconda salita senza troppi affanni, continuo ad idratarmi con regolarità ogni 20′ anche senza avere sete, non voglio ripetere lo stesso errore. Giungo prima al ristoro posto in prossimità del Rifugio SEC sotto il Cornizzolo e poi in cima al Monte Rai. Anche qui, scatto una foto e dietro di me qualcuno che dice “Questo si ferma pure a fare le foto, e intanto lo sorpassano”, sarà la mia “indole-Trail” ma non resisto ad assaporare a pieno anche quello che la gara da, oltre al puro aspetto sportivo.

Vista dal Monte Rai
Vista dal Monte Rai

Mi giro e rispondo sorridendo C’è tempo per recuperare le posizioni perse“. Dopo una bella discesa con relativo recupero-posizioni-perse, arrivo a San Tomaso dove ci sono parecchie persone ad attendere il transito dei concorrenti. Mi fermo per salutare alcuni amici e per riempire la borraccia, visto che mi aspetta l’ultima salita che è divisa in due: la prima con pendenza costante ma non proibitiva, che mi porta fino a Sambrosera; l’altra, invece, arriva dopo un lungo “traverso” quasi interamente percorso correndo e sale fino allo “Zucon“. Lì barcollo un po’, perchè lo “strappo” si fa sentire sulle gambe. Ma il tifo da stadio di una ventina di ragazzi, aiuta gli ultimi passi e mi permette di scollinare sull’ultima salita, e che salita. Da lì in poi, discesa..discesa…discesa…interminabile discesa.

Scorcio su Lecco
Scorcio su Lecco

Guardo il GPS e dovrebbe essere quasi finita. Dovrebbe. L’arrivo è lì sotto, sento lo speaker che annuncia i vari “finisher” che tagliano il traguardo, ma niente. Questa discesa non vuole finire. Rimango concentrato perchè la pendenza del sentiero lo richiede e in testa continuo a dirmi “prima o poi finirà”. E infatti, ecco gli ultimi gradini che mi portano sul lungolago di Parè e dopo pochi metri, sotto il traguardo. 4h32′ il tempo finale e la risposta alla domanda rimasta in sospeso non può che essere positiva. Si va avanti così. La testa c’è, le gambe pian piano si “faranno”. Mancano 127 giorni alla partenza, per alcuni son pochi, per me sono sufficienti per prepararmi al meglio. Poi si vedrà.

Stay tuned

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