MANDELLO – “Sono contenta che stiano tornando. Il progetto era ambizioso ma una volta di più Mario ha dimostrato di avere la testa sulle spalle e se ha ritenuto di non spingersi oltre è perché era consapevole dei rischi che avrebbe corso, lui come i suoi compagni d’avventura. Raggiungere la cima per una via già salita, del resto, non rientrava nei suoi piani. Il suo obiettivo era infatti l’inviolato pilastro nord-ovest della montagna. Di qui la scelta di rinunciare, dopo un’ultima settimana di trekking. Quando tornerà a casa ne sapremo di più, ma ciò che più conta è che ancora una volta Mario ha dimostrato di saper usare la testa”.
E’ la moglie di Panzeri a parlare dalla sua casa a Rongio di Mandello. Lei, Paola, da quando il “suo” Mario è partito per il Nepal, destinazione il Talung, non ha mai temuto che potesse rischiare l’impossibile. “Lo conosco bene e so come si comporta anche quando è in spedizione. Sì, so che usa la testa e anche questa volta l’ha dimostrato”, torna a dire.
Mario Panzeri, l’alpinista capace di conquistare tutti i quattordici “ottomila” della Terra senza l’utilizzo di ossigeno supplementare, aveva lasciato l’Italia a fine marzo con il lecchese Daniele Bernasconi (a sua volta non nuovo a grandi arrampicate e a importanti spedizioni extraeuropee) e con Giampaolo Corona, guida alpina trentina con all’attivo le scalate al Makalu, al Nanga Parbat, al Broad Peak, al Lhotse, al Gasherbum II e al Dhaulagiri, salito due anni fa proprio con Panzeri.
Obiettivo della spedizione era come detto il pilastro nord-ovest del Talung, montagna nepalese di 7.350 metri non lontana dal Kangchenjunga.
Un’impresa difficile già in partenza, considerato che il dislivello dello spigolo è di ben 2.200 metri e per di più con l’incognita delle condizioni meteo e la speranza di non trovare troppa neve. Un itinerario, insomma, di elevata difficoltà, con passaggi di arrampicata e di misto.
Fin dall’inizio le cose non erano andate nel migliore dei modi, tanto che i tre alpinisti avevano dovuto ritardare di alcuni giorni l’allestimento del campo base, per poi iniziare a studiare la via di salita.
“So che Mario, Daniele e Giampaolo avevano superato un primo impegnativo triangolo roccioso – spiega sempre la moglie dell’alpinista mandellese – e poi un crepaccio. A quel punto si sono trovati di fronte 400 metri di ghiaccio vivo e hanno dovuto desistere, anche perché il tempo non è praticamente mai stato dalla loro parte, con neve quasi tutti i giorni. Di qui la decisione di rinunciare e di tornare a Kathmandu”.
Panzeri, Bernasconi e Corona partiranno martedì 27 maggio per fare rientro in Italia e saranno a Malpensa mercoledì 28.
“Adesso conto le ore che mi separano dal rientro di Mario – conclude Paola – e sono felice di riabbracciarlo, anche se devo dire che con lui riuscivo a sentirmi quasi tutti i giorni”.