Casinò di Campione: la Provincia se ne va e recupera le quote

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LECCO – La Provincia esce dalla gestione del casinò di Campione d’Italia e incassa i 207 mila euro relativi al valore nominale delle quote.

“I costi sono stati ridotti e non sono state perse quote di mercato, il bilancio del casinò è in attivo, va, però, dedotta la quota che spetta al comune di Campione”. Antonio Pasquini, consigliere di amministrazione del casinò, relaziona ai consiglieri provinciali l’uscita della Provincia dalla gestione della casa da gioco.

Antonio Pasquini
Antonio Pasquini

Il costo del personale è passato dai 65 milioni di euro del 2011, ai 58 milioni del 2012 fino ad arrivare ai 47 milioni di euro del 2013.

Le riduzioni hanno riguardato, poi, il numero di dipendenti, che erano 556 nel 2011,  544 nel 2012, mentre nel 2013 sono arrivati ad essere 530.

I costi netti di gestione, infine, sono passati da 91 milioni nel 2011, a 83 milioni nel 2012 fino ai 73 milioni del 2013.

Il bilancio della casa da gioco risulta in perdita di 22 milioni di euro, ma questo è dovuto al fatto che il comune di Campione recupera 34 milioni di euro perché, come spiega Pasquini, “il Comune chiede soldi in quanto è il titolare della licenza di gioco e non ci sono atti pubblici che rivedano le convenzioni in uso”.

“Finalmente l’ amministrazione provinciale riesce ad uscire dal casinò di Campione oltre a recuperare 200.000€ di quote – commenta Filippo Boscagli, consigliere di provinciale di maggioranza – è un gesto che vale più di mille eventi formali contro il gioco a cui stiamo assistendo in questi anni. Un grazie dovuto a Antonio Pasquini, che abbiamo mandato al Cda del casinò con l’unico compito di fare uscire la Provincia, dall’altro la soddisfazione per il fatto che fui io con l’apertura politica di Nava a proporre l’ impensabile, all’epoca, uscita dell’amministrazione da quel Cda nel 2012. Bene. Molto bene”.

Italo Bruseghini
Italo Bruseghini

Non soddisfatto è invece il consigliere del Pd Italo Bruseghini che accusa la maggioranza di “rinnegare errori passati e spingere i giocatori al casinò per poi mandarli all’Asl per curare le ludopiatie”.

“Prima si devono chiudere i conti e poi si deve pagare il Comune di Campione – afferma Bruseghini – ma nel 2011 voi avete fatto una scelta diversa e oggi rinnegate gli errori passati. All’epoca noi avevamo cercato di dissuadervi, eravamo stati rigidi sul contenzioso, ma da parte vostra vi è stato solo un atteggiamento conciliante. Noi, inoltre, eravamo contrari alle video slot, oggi fate i professori e dite di essere contrari alle slot pure voi, ma allora avevate votato diversamente: prima li invitate ad andare a giocare a Campione e poi date soldi all’Asl per curare la loro dipendenza da gioco, quando sarebbe meglio fare della prevenzione”.

A rispondere alle parole di Bruseghini è lo stesso Antonio Pasquini: “Il casinò ha attuato procedure di salvaguardia dei giocatori ludopatici, il problema della ludopatia in Italia non riguarda minimamente le case da gioco, ma uno stato biscazziere che ha completamente liberalizzato il gioco in Italia. Mentre Venezia è costretta a svendere ai privati l’attuale management di Campione ha ridotto i costi di gestione, ridotto il personale e recuperato quote di mercato. Quando c’era il centrosinistra che governava la Provincia, Bruseghini non ha mai sollevato obiezioni sui proventi che il casinò forniva, in generale non ha mai fatto passi nella direzione di un’uscita dalla gestione della casa da gioco, né hanno tenuto sotto controllo i costi di gestione”.

“In passato il casinò ha reso molti soldi, anche 3 o 4 milioni di euro l’anno in alcuni bilanci, ma la scelta che abbiamo preso la riteniamo giusta indipendentemente dagli utili”, dichiara Daniele Nava prima della votazione.

La cessione della partecipazione al casinò, infine, è stata approvata all’unanimità, la Provincia incassa così 207 mila euro, che corrispondono al valore nominale delle quote.