LECCO – “Papà mi diceva sempre che aveva bisogno almeno di una settimana per morire, per poter salutare tutti i suoi amici. Non ne ha avuto il tempo, perciò lo faccio io a nome suo e ringrazio tutti per essere qui così numerosi. Abbiamo avuto due genitori fantastici. Ciao papà, ciao mamma…”.
Sono le parole pronunciate da Sergio – uno dei tre figli di Adele e Franco Gianola, i due coniugi di Abbadia Lariana morti con il pilota Pietro Brenna, comasco, nello schianto dell’idrovolante precipitato lunedì 9 giugno mentre sorvolava la Valsassina e la Valvarrone – a conclusione del rito funebre dei genitori celebrato oggi pomeriggio nella Basilica cittadina di San Nicolò.
Una cerimonia toccante, introdotta dalle espressioni di monsignor Dante Lafranconi: “In questo momento di mestizia per il congedo da Adele e Franco – ha detto il vescovo di Cremona, originario di Mandello Lario e amico della coppia vittima del tragico incidente aereo – ci raduna il desiderio di superare la tristezza dei nostri cuori, perché la morte, per chi ha fede, rimanda sempre al senso della vita”.
All’omelìa il prelato è tornato più volte su questo stesso concetto, interrogando (e interrogandosi) proprio sul senso della vita terrena, per poi affermare che “la vera grazia è sapere che la morte ci immette nell’esperienza della vita eterna”. “I credenti – ha aggiunto – hanno la straordinaria fortuna di sapere che ci è stato dimostrato che la morte non è la parola definitiva e che la nostra vita è segnata fin dalla nascita dall’eternità”.
Poi il ricordo personale dei coniugi Gianola. “C’era in loro – ha detto monsignor Lafranconi – una fede vissuta in maniera convinta, una fede coltivata. E oggi penso alla loro vita di credenti, alla loro adesione ai gruppi di spiritualità familiare, al loro cercare la consapevolezza della fede nella quotidianità”.
“A volte la morte arriva all’improvviso – ha aggiunto il vescovo – e anche la loro è stata una morte improvvisa. No, non se l’aspettavano. Ecco perché dobbiamo ricordare l’ammonimento del Vangelo a stare pronti, a restare svegli, perché il Signore chiama quando meno te lo aspetti”.
Monsignor Dante Lafranconi si è quindi soffermato su ciò che Adele e Franco hanno cercato di trasmettere nel corso della loro vita, a partire dall’educazione dei figli. “Penso al loro impegno nell’Azione Cattolica – ha affermato – e nella San Vincenzo. Quanto lavoro e quante iniziative hanno fatto, insieme! E insieme sono morti. Così a me pare di cogliere, in questo, un segnale di gentilezza da parte di Dio, che non ha consentito che neppure la morte li separasse”.
Il presule ha quindi sottolineato l’atto di amore dei figli Giovanni, Sandro e Sergio verso i loro genitori, quel viaggio in idrovolante nei cieli del Lario donato a mamma e a papà. “Non devono avere alcun rimorso – ha spiegato il vescovo di Cremona – perché è bello pensare che i loro genitori sono andati in paradiso segnati da questo estremo gesto di affetto, l’ultimo dono di tre figli ai loro genitori”.
Quindi il congedo: “Oggi l’immagine di Cristo prende le sembianze di Gesù, che ha già fatto sedere Adele e Franco alla mensa della gioia”.
Prima che il rito funebre si concludesse e che le salme dei coniugi Gianola raggiungessero Abbadia per essere tumulate nel cimitero del paese a ricordare la figura delle vittime del tragico incidente aereo è stato anche il loro parroco. “Adele e Franco ci lasciano tante consegne – ha detto don Vittorio Bianchi – perciò ringraziamo il Signore per averci donato la loro presenza nella nostra vita, che proprio attraverso loro dovrà adesso crescere in modo autentico”.
Poi il saluto di un gruppo di amici della coppia: “Doveva essere un bel volo, quello del 9 giugno, ma noi conserveremo sempre il ricordo del vostro esempio e del vostro impegno, che ora da lassù, tra le stelle, verrà moltiplicato all’infinito”.