LECCO – Nel terzo confronto tra i candidati sindaci alle elezioni del prossimo 31 maggio abbiamo chiesto loro alcuni pareri sulle opere pubbliche cittadine, con particolare attenzione ad alcune situazioni “incompiute” (Piazza Affari, l’Area ex Piccola) e l’edilizia scolastica. Ecco cosa ci hanno risposto.
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Cosa pensa di fare per Piazza Affari e il Tribunale?
ALBERTO ANGHILERI (Con la sinistra Cambia Lecco)- “A mio avviso il tribunale deve rimanere in Corso Promessi Sposi e quell’orribile palazzo che si sta costruendo a piazza Affari deve essere abbattuto di due piani per riportarlo all’altezza delle altre costruzioni. Curioso che non si riesca a capire che abbia dato licenza edilizia di costruire un palazzo così alto, a quanto pare sarebbe successo nel periodo in cui Bodega era sindaco e Castelli ministro. Un’operazione di propaganda che ha prodotto questi risultati. Ora bisognerà pensare a come utilizzare sia l’edificio del Tribunale che dell’ex Banca Popolare, un’ipotesi potrebbe essere quella di spostare lì il municipio. Sarebbe bello poter adibire piazza affari come spazio per eventi di intrattenimento, di cultura e musica, visto che resta chiusa all’interno della corte, ma è evidente che anche i parcheggi servono.
LORENZO BODEGA (Bodega sindaco Sì, NCD, Destra per Lecco) – “Per quanto riguarda piazza Affari sicuramente bisogna completare l’opera, che è già stata finanziata e per la quale i fondi mi sembra siano stati sbloccati. Una volta finiti i lavori credo che per decidere se spostare nuovamente o meno il tribunale negli edifici di piazza Affari, sarebbe utile discuterne prima in consiglio comunale”.
VIRGINIO BRIVIO (PD, Appello per Lecco, Vivere Lecco) – “Siamo alla vigilia della ripartenza dei lavori per il Palazzo di Giustizia. Ho ereditato un lago e metà torre abbandonata, sembrava di essere a Kabul. Oggi non sarà molto meglio lo spettacolo ma i lavori di messa in sicurezza sono stati eseguiti, è stato ripristinato il progetto originale con un piano in meno della torre, è stata individuata dal Ministero la ditta che deve completare l’opera, ora sono in corso le verifiche sperimentali dopo di che si riparte. Inoltre siamo stiamo cercando attraverso il CIPE le risorse per completare l’ultimo tassello, ovvero la manutenzione straordinaria dell’edificio vecchio, dove era previsto solo intervento sommario sugli impianti elettrici e gli infissi e dove invece è necessario intervento strutturale importante”.
ALBERTO NEGRINI (Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Viva Lecco) – “Purtroppo quanto successo per piazza Affari si commenta da sé. Quando vi era la Deutsche Bank quella era un’area molto trafficata, ma dopo il trasferimento degli uffici della banca è rimasta inutilizzata e, così, un luogo centrale della città si è trovato ad essere periferico. Io credo che una volta realizzati i parcheggi, previsti nel secondo lotto dei lavori, l’area tornerà ad essere funzionale e da qual momento ci si potrà occupare degli edifici esterni, io auspico che lì torni il tribunale, ma bisognerà difendersi dai tentativi di speculazione edilizia”.
MASSIMO RIVA (Movimento 5 Stelle) – “Piazza Affari è una brutta pagina di Lecco: un simbolo dell’incapacità di quella classe politica patita del ‘taglio dei nastri’ che ha utilizzato le grandi inaugurazioni come propaganda elettorale partitica e personale. Il progetto era, da subito, tecnicamente sbagliato, perché gli allagamenti, a pochi passi dal lago o nelle biforcazioni sotterranee del fiume Caldone erano facilmente prevedibili come il lievitare dei costi per le opere di impermeabilizzazioni, e come il venir meno delle risorse necessarie. Nel complesso una ferita aperta nel cuore della città che vorremmo restituire alla città nel più breve tempo possibile sia come spazio per eventi culturali che come parcheggio. Per quanto riguarda il Tribunale, l’innalzamento della torre a fianco del palazzo del Cereghini è uno scempio urbanistico. Ovviamente nella situazione attuale, quello scheletro maleodorante sul lungo lago è un insulto a Lecco e ai lecchesi. Sono gli operatori che devono decidere ed è il Ministero di Grazia e Giustizia che deve confermare i finanziamenti per la conclusione dell’opera. Noi concentreremo sforzi e soldi per rendere definitiva la scelta attuale e se spettasse a noi la decisione finale l’intento è quello di abbattere l’eco mostro”.
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Area ex Piccola: quale futuro?
ANGHILERI – “Per noi la Piccola dovrebbe diventare la nuova “piazza” di Lecco. Si dovrebbe ristrutturare l’edificio presente e fare lì il mercato al coperto, pensare ad un’area verde e fare diventare quella piazza uno spazio per i giovani e per la cultura, vista la vicinanza con l’Università. Farci lì la nuova stazione non ha più senso visto che ormai la stazione ferroviaria è stata rimessa a nuovo. Si potrebbe però pensare ad un sottopasso pedonale che colleghi la zona nord della ferrovia alla Piccola”.
BODEGA – “Il futuro della ex Piccola era già stato designato come area integrativa del campus universitario dove trovava collocazione il mercato cittadino, ma andrebbero riviste un po’ di questioni per fare in modo che, anche in concomitanza del mercato, l’area possa garantire gli stessi servizi. Sicuramente non dovrà essere eliminato l’attuale parcheggio, anzi renderlo ancora più funzionale al campus, ad esempio sfruttando anche il capannone che si trova dentro l’area collocandoci attività commerciali ad hoc per gli studenti”.
BRIVIO – “Come già evidenziato nel Pgt per quest’area c’è un accordo di programma con Regione Lombardia volto a renderla usufruibile soprattutto dai giovani vista la vicinanza del Polo universitario. L’area necessita di una sistemazione estetica, si intendono realizzare strutture per praticare sport all’aperto e dei parcheggi interrati che collegheranno la zona a Via Arlenico. Per quanto riguarda il Mercato, rimaniamo disponibili a pensare ad un’altra soluzione”.
NEGRINI – “Io riterrei utile spostare il mercato dalla Piccola a una zona più centrale della città, ad esempio su viale Dante con piazza Garibaldi, piazza Affari e il lungolago. Lasciata libera l’area io proporrei di costruire un grande campus universitario che sarebbe un grosso valore aggiunto per la città”.
RIVA – “Per noi l’area deve rimanere sede del mercato cittadino: proporremo un mercato a chilometro zero, replicando anche a Lecco le positive iniziative attuate con successo in territori limitrofi al nostro. Al vaglio c’è anche la possibilità di creare un mercato coperto nell’area della Piccola, che dovrà riqualificata per diventare un’area viva della città, considerata anche la vicinanza del Politecnico”.
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L’ostello della gioventù: che progetti?
ANGHILERI – “L’Ostello della Gioventù Ostello deve essere finito perché lasciarne la struttura così non ha senso, brutta da vedere e inutile se non verrà terminata. La città ha bisogno di un ostello, averlo vorrebbe dire attrezzarsi per poter ospitare meglio quanti visitano la città o frequentano le nostre montagne”.
BODEGA – “L’ostello della gioventù è un esempio di grande opera incompiuta che rientra in un elenco regionale e che andrebbe definita a breve termine. A mio tempo avviai una trattativa affinché l’ostello della Gioventù potesse ricevere finanziamenti sia dal Comune che dalla Provincia, che si aggiravano introno ai 2 milioni di euro, poi ci fu la posa della prima pietra in pompa magna e da lì si fermò tutto. Le motivazioni di questo stallo sono legate alla mancanza di fondi e a dei problemi circa gli appalti, conosciamo tutti i tempi della giustizia amministrativa, ma a questo punto direi che di anni ne sono già passati abbastanza ed è arrivato il momento di intervenire”.
BRIVIO – “Abbiamo due possibilità: la prima che Regione Lombardia ci dia una mano per capire se si possa avere un’esenzione nel patto di stabilità regionale, così come avvenuto per i progetti su Expo; la seconda strada potrebbe essere quella di fare un bando unico di gestione e costruzione come si è pensato sul Bione, rendendo compatibile la spesa ai fini del patto di stabilità e alleviando l’impatto sulle casse del Comune”.
NEGRINI – “Di fronte a situazioni come l’ostello della gioventù è facile gridare allo scandalo, ovviamente le opere incompiute devono avere evidenza, ma bisogna studiarne bene i motivi che hanno impedito l’ultimazione dei lavori. L’auspicio è quello di terminarlo, specialmente per il fatto che più volte mi sono sentito chiedere se a Lecco ci fosse un ostello o una struttura simile adatta a ricevere i giovani turisti e non poter dare una risposta positiva è un dispiacere”.
RIVA – “L’ostello andrà completato nel più breve tempo possibile, magari coinvolgendo i privati in un’opera di ‘mecenatismo’. Se non ci fossero i fondi e le risorse per completarlo allora il suo abbattimento non è da escludere. Di sicuro non verranno tollerati ‘scheletri di cemento’ che arredano la città”.
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Come verranno riutilizzate le aree dismesse e cosa ne sarà di quella dell’Icam? Si punterà più sulla realizzazione di nuovi edifici o su una riqualifica degli esistenti, improntata ad un minor consumo di suolo?
ANGHILERI – “Quella della Icam è una proprietà privata e bisogna capire cosa il privato vorrà fare. Ha poco senso pensare che venga occupata da un’altra grossa azienda, bisogna invece guardare ad ambiti differenti, come il turismo e la cultura, funzionale alla sua presenza nel rione di Pescarenico. Noi siamo perché a Lecco non si costruiscano più nuovi edifici, c’è da ristrutturare invece i vecchi nuclei e i rioni”.
BODEGA – “Il futuro di queste aree è già previsto nel Pgt, all’amministrazione tocca vigilare che le trasformazioni stabilite avvengano nel migliore dei modi. Ormai il mercato non vede molte richieste di edilizia abitativa, ma queste aree si trovano al centro della città ed è impensabile che possano rimanere destinate solo ad uso produttivo, si dovrà guardare anche al terziario avanzato o a determinate attività produttive che non producano inquinamento di tipo industriale e di artigianato. Io credo che non sia necessario occupare nuovo suolo, il Pgt che avevo fatto quando ero sindaco prevedeva la riqualificazione degli edifici esistenti. Non abbiamo bisogno di espanderci sulla fascia pedemontana, ma abbiamo bisogno di dare nuova vita alle zone centrali della città, anche con drastici interventi, come ad esempio progettare di costruire qualcosa sopra la stazione facendola restare interrata”.
BRIVIO – “La linea che intendiamo mantenere prevede la riconversione delle aree industriali dismesse in aree utilizzabili e quindi evitare il consumo di suolo. Per far ciò auspichiamo di poter utilizzare i fondi messi a disposizione o dall’Unione Europea o da Regione Lombardia. Riguardo all’area Icam è già pensata nel PGT una riconversione che dia spazio a strutture alberghiere e di servizio, oppure può anche rimanere zona di tipo industriale. La proprietà ha già cominciato a lavorare nell’alveo delle indicazioni del PGT colloquiando con gli uffici per approfondire delle prime ipotesi. L’area della Leuci è stata invece confermata ad uso industriale dal Consiglio Comunale, c’è disponibilità a ragionare su destinazioni diverse purché ci sia accordo tra tutti gli attori”.
NEGRINI – “Se la vocazione turistica di Lecco riuscisse a svilupparsi come auspichiamo, per l’area dell’ex Icam io vedrei bene la costruzione di un polo per congressi, rivolto quindi anche al turismo estero, ma al momento il progetto non avrebbe successo perché non ci sono ancora le basi necessarie affinché possa prendere piede. Un’idea che, invece, ritengo fattibile da subito è la costruzione di un polo per startup all’interno della Leuci capace di dare spazio all’innovazione e alla tecnologia, perché attirerebbe tanti investitori privati e il benestare dell’attuale proprietà. A Lecco abbiamo lo stesso numero di abitanti di quando ero bambino, ma, col tempo, le case sono raddoppiate. La nostra città non ha tantissimi abitanti e credo che l’attuale edilizia non sia usufruita del tutto, quindi non vedo necessaria la costruzione di nuovi edifici, quanto, invece, la messa in opera di ristrutturazioni e riqualificazioni di quelli già esistenti”.
RIVA – “La linea che intendiamo seguire per entrambe le aree non è quella della speculazione edilizia: quindi non regaleremo questi come altri volumi al residenziale o ai centri commerciali e ciò varrà per tutte le aree dismesse: se ci saranno proposte per fare impresa verranno riqualificate altrimenti devono tornare verdi. Ci sono più aree verdi a Milano che a Lecco, bisogna mettere un freno al consumo di suolo, tanto più che i dati di parlano di oltre 2000 unità abitative vuote: una speculazione edilizia dannosa per l’ambiente e per l’immagine della città. Per l’area Caleotto, la parte non destinata ad area produttiva vorrebbe diventare sede per una stazione di interscambio di automezzi pubblici e mobilità dolce – bici – dal quale i cittadini potranno raggiungere il centro città. L’ex Icam vorrebbe essere destinata ad attività che favoriscano la socialità nella terza età: creazione di un Auditorium, un circolo di bocce, di scacchi e di giochi di carte e, parallelamente, dei laboratori motori o fisioterapici per il recupero e l’assistenza post ospedaliera”.
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Il crollo del contro soffitto in un aula della Scuola media Tommaso Grossi in centro città lo scorso ottobre è uno degli esempi più evidenti dell’urgenza di intervenire sull’edilizia scolastica: come intende intervenire?
ANGHILERI – “In questi anni l’edilizia scolastica è stata un po’ lasciata andare. Non è solo colpa del Comune ma è anche una questione di risorse che giungono sempre meno da parte dello Stato. Il crollo che c’è stato alla Tommaso Grossi per fortuna non ha causato feriti; è evidente che sono mancati interventi di manutenzione”.
BODEGA – “Lecco non può lamentarsi della propria edilizia scolastica, ma certamente da parte nostra è doverosa la manutenzione di tutte le scuole che restano sotto la competenza dell’amministrazione comunale”.
BRIVIO – “Il tema della manutenzione, soprattutto ordinaria, è sicuramente importante ma si dovrà prendere in considerazione anche la possibilità di non mantenere tutti gli attuali edifici scolastici perché creano diseconomia e bisognerà avere il coraggio di sedersi intorno al tavolo e fare alcune operazioni in nome della qualità dei servizi e della scuola, per avere più laboratori e più mense adeguate”.
NEGRINI – “La manutenzione ordinaria degli edifici scolastici non è affidata all’amministrazione comunale, quindi i disagi che si sono creati non dipendono dal Comune, allo stesso tempo, però, non possiamo permetterci che gli studenti corrano anche solo minimi rischi, per questo gli edifici vanno manutenuti con logica e attenzione e tutti gli strumenti possibili. Se non ci fossero i problemi economici legati alla crisi, il sogno sarebbe quello di metter mano alle scuole più vecchie e creare un nuovo plesso scolastico modernizzato”.
RIVA – “Dopo anni di disattenzioni e sottovalutazioni si è rischiato il dramma. La nostra incalzante denuncia sulle mancate opportunità di finanziamento, sia regionali che nazionali, aderendo al fondo per lo 8 x 1000 o al bando indetto da Regione Lombardia, ha messo a nudo le carenze dell’Amministrazione togliendo ogni alibi, sopra tutti quello ricorrente: non ci sono fondi. La realtà era ed è ben diversa, non c’è volontà e capacità politica di risolvere i problemi e di pianificazione strategica. Occorrerà intervenire con una profonda riorganizzazione che elimini le sacche di inefficienza e di privilegio esistenti e trasformi il Comune da centro di potere e dispensatore di potere, a volte di scambio, a centro di servizi a beneficio dei cittadini e dei loro bisogni. Da parte nostra assicuriamo i lecchesi che nessuna opportunità di recuperare risorse per manutenere e mantenere in sicurezza edifici ad uso pubblico, specie se destinate ai nostri figli ed alla loro formazione ed educazione, andrà sprecata.
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Che progetti ci sono per il centro sportivo Bione?
ANGHILERI – “Per il centro sportivo del Bione è secondo me necessario provare a mettere assieme tutte le società sportive della città e chiedere lo se sono in grado, insieme, di gestire questa importante partita. E’ il Comune ovviamente a dover realizzare gli interventi, non è responsabilità di associazioni e società va potrebbero fare di più. Bene la strada scelta di una cooperazione tra pubblico e privato e sper però che ci siano in città privati che si facciano avanti e ci mettano risorse”.
BODEGA – “Nel tempo sono state molteplici le proposte, anche da parte di operatori privati, che poi non sono state attuate. Secondo la convenzione chi ha in gestione il Centro Bione deve realizzare le opere di manutenzione, so che siamo in un periodo di crisi e fare questo tipo di interventi diventa difficile per tutti, ma potrebbero fare almeno il minimo indispensabile, come sistemare i vialetti per il camminamento”.
BRIVIO – “La nostra intenzione è coinvolgere il privato in maniera più significativa, sia negli interventi alla struttura che nella gestione. In questi anni abbiamo lavorato su una situazione che non era così semplice come qualcuno voleva rappresentarla, non bisognava solo cambiare il manto erboso. E’ nata anche della tensione con il gestore per chi doveva assumersi il compito di realizzare le opere. Io sono fiducioso che nel nuovo progetto si possano risolvere sia problemi di quotidianità e concretizzare una rigenerazione molto forte dell’impianto, che si avvia ad avere oltre 40 anni e li sta dimostrando tutti”.
NEGRINI – “Il Centro Sportivo del Bione rappresenta un grosso problema perché attualmente quell’area è quasi dequalificata con l’evidente incuria e mal gestione che si protrae da tempo. Io credo che debbano essere fatti bandi di gestione di lungo periodo e debbano essere affidati a quegli imprenditori capaci di prendersi carico delle spese di ristrutturazione necessarie”.
RIVA – “La rivitalizzazione e l’ammodernamento delle strutture sportive è necessaria. Pensiamo che accanto al Bione, che necessita indubbiamente di una profonda revisione delle sue strutture e di un’adeguata manutenzione, anche il Palataurus debba essere inserito nel circuito delle strutture pubbliche destinate all’attività sportiva. Dal punto di vista strutturale si ritiene che il Centro vada completato, così come doveva essere originariamente, con il realizzo di una piscina olimpionica scoperta”.
Un parere sul Pgt recentemente approvato?
ANGHILERI – “Nel PGT si è posto il vincolo ad alcune aree ad uso industriale, questa è una cosa positiva ma una delle critiche più grosse che ho fatto a Brivio è il piano non esprime un’idea di cosa si vuol fare Lecco e cosa si vuol fare sulle aree dismesse. Il PGT è carente di idee. Secondo noi si sarebbe dovuto pensare ad incentivare nuove attività produttive, ma non le classiche fabbriche, bisogna guardare alle start up e alle piccole aziende”.
BODEGA – “Il Pgt è uno strumento molto labile, probabilmente se andassimo ad analizzare tutti i vecchi Pgt di Lecco vedremo che oggi la città è l’esatto opposto di quanto previsto, ad ogni modo l’amministrazione deve cercare di dare attuazione a quanto è scritto nell’attuale Pgt, ma valutando in itinere la validità di ogni intervento”.
BRIVIO – “Il PGT esprime bene il concetto della Lecco futura, fatta di meno volumi e più qualità ambientale, del mantenimento della vocazione industriale di tutte le aree industriali, c’è un attenzione maggiore nel salvaguardare la fascia pedemontana. Il PGT ovviamente non basta, occorrono operatori che investano e dobbiamo tornare ad essere attrattivi per le aziende, creando condizioni per agevolare questo arrivo. Gli operatori devono fare la loro parte, rimettendo in discussione i valori economici di queste aree, figlie di un mercato che non c’è più e che non tornerà; dovranno investire risorse economiche per opere di bonifica, si dovrà mettere a disposizione agevolazioni, dal punto energetico e fiscale, risorse umane e ricerca; la loro unione può rendere attrattivo il territorio”.
NEGRINI – “Io credo che l’attuale Pgt sia una grande incompiuta perché è privo di una visione aperta al mondo dell’economia. Questo documento è stato criticato da tutte le associazioni legate al mondo dell’impresa perché è visto come un passo indietro rispetto alle prospettive indicate. La mia opinione a riguardo è del tutto negativa, non ci vedo le prospettive di sviluppo per la città e credo che ne andrebbe rivista direttamente la logica di base”.
RIVA – “Il Pgt della Città di Lecco, così come è stato proposto dalla Giunta e votato dal Consiglio Comunale lo scorso fine giugno, risente di tutte le difficoltà e problematiche che hanno portato al suo concepimento. Non esiste, al suo interno una pianificazione di indirizzo, se non quella derivante dalla mediazione tra politica e gruppi ed interessi di potere, ben evidente in una serie di contraddizioni. Ad esempio, si promette un fermo al cemento e all’ edificazione, ma poi ci si limita a fermare qualche iniziativa di singoli cittadini alla ricerca da tempo del proprio agognato realizzo di sogno abitativo, consentendo insediamenti massici e massivi a vantaggio di gruppi ed interessi economici ben consolidati: meno spazio per i cittadini, molto più cemento per gli affari. Quella che qualche anno fa era conosciuta come la “Manchester del Lario”, con questo PGT viene indirizzata a divenire solo una spenta ed anonima città dormitorio. Il Movimento 5 Stelle si impegna a rimettere necessariamente mano a questo PGT molto modesto, di corto respiro, incapace di permettere una autentica pianificazione, lontano dalle attese e dalle esigenze dei Cittadini lecchesi”.