LECCO – “Lavoro, Europa, solidarietà, accoglienza e giustizia sociale”: questa il tema del dibattito organizzato da “Con la Sinistra cambia Lecco” andato in scena giovedì sera presso il Centro civico di Germanedo.
Ospite della serata l’ex leader della Cgil ora parlamentare europeo Sergio Cofferati che, insieme al direttore della rivista Valori Andrea Di Stefano e al candidato sindaco Alberto Anghileri ha affrontato le tematiche proposte per l’incontro non solo a livello nazionale ma, in vista delle imminenti elezioni comunali, locale. A fare da moderatore Anghileri stesso vista l’assenza a causa di impegni del giornalista del Corriere della Sera Massimo Rebotti.
Punto di partenza della riflessione il 45° Anniversario dello Statuto dei Lavoratori che si è celebrato proprio il 20 maggio. Uno Statuto definito da Cofferati mutilato: “La carta dei diritti è uno strumento importantissimo – ha esordito l’europarlamentare – l’alterazione dell’articolo 18 dello Statuto ha abbassato le tutele dei lavoratori e la possibilità di reintegro. Cercano di imbambolarci parlando di assunzioni ma la realtà è che si tratta di stabilizzazioni o di cambi di modalità contrattuale”.
“La falla – ha proseguito Cofferi – si è aperta con la riforma Fornero che ha legittimato il licenziamento individuale per motivi economici. Il Jobs Act ha fatto il resto. Riassumendo, ci troviamo in un periodo in cui la crescita occupazionale è pari a zero, le protezioni sono più deboli e le persone non hanno più speranze, condizione che si ripercuote inevitabilmente sulle istituzioni: la gente non ha più fiducia nelle istituzioni e l’eclatante caso dell’Emilia Romagna durante le elezioni regionali del 2014 lo dimostra: l’affluenza al voto si era attestata al 37% dopo anni in cui la soglia sfiorata era quella dell’80%. Di fronte a questo dato di fatto nessuno del Pd si è preoccupato di chiedersi come mai un calo del genere. E così come nessuno si domanda il perché di questo dato nessuno al Governo ha un’idea di come migliorare questo stato di cose”.
Dello stesso tenore la critica avanzata da Andrea Di Stefano: “Intervenendo solo sull’offerta è sicuro che non andremo da nessuna parte. A mancare sono adeguate politiche industriali ed economiche, fatte con un minimo di visione strategica, come quelle portate avanti dalla Germania. Penso che in questo quadro, nonostante tutto, le amministrazioni comunali giochino un ruolo importante a patto che il sindaco non si comporti come un amministratore di condominio: il suo compito è essere propositivo e pensare in prospettiva il territorio che amministra”.
Sindaco di Bologna nel quinquennio 2004-2009, Cofferati ha ribadito l’importanza di questo ruolo: “I sindaci devono imparare a rompere le scatole alle Regioni che in questi anni si sono adagiate. Il cittadino deve poter vedere in questa figura l’interlocutore per il bisogno più piccolo, come può essere la buca in strada, e per quello più grande, la protezione sociale”. Una riflessione condotta in relazione ad un altro tema toccato durante la serata, quello relativo ai fondi europei: l’ultimo utilizzo di questi da parte del Comune di Lecco, ha ricordato il candidato Alberto Anghileri, risale al 1990.
“I fondi strutturali ci sono e sono robusti – ha asserito Cofferati – c’è da dire che l’Italia non è in grado di utilizzarli correttamente, tant’è che attualmente attingiamo a meno del 50% di questi fondi. Questo perché manca una seria progettualità ma soprattutto, manca il modo di chiederli. Se correttamente chiesti ed erogati questi fondi possono essere investiti per riportare in crescita il manifatturiero e per incentivare settori importanti come quello della cultura e del turismo. In Italia abbiamo patrimoni artistici e naturali inestimabili che non sappiamo valorizzare”.
Toccato a questo proposito anche il tema Expo, “un’idea straordinaria realizzata malamente” ha commentato Cofferati “che rischia di trasformare l’Esposizione in un Lunapark”.
Affrontato dagli ospiti anche il ripristino del reddito minimo sperimentale, la cui introduzione in Lombardia è stata annunciata recentemente dal Presidente Roberto Maroni: 220 milioni di euro le risorse provenienti dal Fondo sociale europeo che verrebbero utilizzate. “Che ci voglia provare va benissimo – ha detto l’europarlamentare – ma mi pare che Maroni abbia la memoria corta: il reddito minimo sperimentale era già stato introdotto dal Governo Prodi, lasciato poi decadere da Berlusconi e il Ministro del Lavoro ai tempi di quel mandato era proprio Maroni. Sono contento che abbia cambiato idea ma dobbiamo evitare che venga fatto il gioco delle tre carte visto che si parla di contratti. Facciamo capire che serve uno strumento universale e non diversificato”.