Intervista. Sanità e tangenti, “ecco come ho scoperto lo scandalo”

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Giovanna Ceribelli, foto Rai.it
Giovanna Ceribelli, foto Rai.it
Giovanna Ceribelli, foto Rai.it

CAPRINO  – Tangenti per aggiudicarsi appalti: una “pratica” che purtroppo non è una novità per la sanità lombarda, travolta nei giorni scorsi dall’ennesimo scandalo mazzette che ha portato all’arresto di 21 persone, tra cui una decina di funzionari pubblici e un esponente politico di rilievo, il braccio destro del governatore Maroni, l’ex senatore leghista e consigliere regionale Fabio Rizzi, autore della recente riforma della sanità.

Un giro d’affari stimato attorno ai 400 milioni di euro dal 2004  per accaparrarsi con la corruzione le gare per la gestione dei servizi di odontoiatria per alcune aziende ospedaliere. Interessate dall’inchiesta le aziende sanitarie di Desio e Vimercate, l’ospedale Maggiore di Milano, l’ospedale Bolognini di Seriate,  di Busto Arsizio e di Melegnano.

Ruolo chiave in questa vicenda è stato assunto da Giovanna Ceribelli, commercialista e revisore dei conti negli enti pubblici, residente a Caprino Bergamasco, comune vicino al lecchese: è stata proprio lei a rilevare per prima le presunte irregolarità e a segnalare i propri sospetti alle forze dell’ordine.

“All’interno dei collegi sindacali mi sono specializzata nella verifiche delle gare d’appalto” ci spiega, mettendo subito in chiaro di non volersi addentrare nel discorso politico, che esula dal suo ruolo di tecnico in questa vicenda, “quando arrivo in un’azienda ospedaliera stendo un programma, nel particolare, delle gare d’appalto che verifico a campione”.

La scelta della società in questione, a dire il vero, non è stata del tutto casuale, infatti, anni prima la commercialista aveva già avuto modo di svolgere dei controlli, senza avere il tempo di approfondirli essendo imminente la scadenza del mandato,   “in quell’occasione avevo notato alcune cose, rimanendone perplessa; solo due aziende avevano partecipato al bando, ed era il modo di operare a destare sospetti, le due imprese non sembravano essere concorrenti, ma al contrario si  appoggiavano”.

La gara in oggetto risale al 2009, ma è nel 2013, con l’assegnazione di un  incarico all’azienda ospedaliera di Vimercate, che arriva l’occasione per svolgere ulteriori verifiche; “compariva di nuovo una di queste società, così ho cominciato a indagare, scoprendo che una delle due si era ritirata, facendo vincere l’altra, sostanzialmente lavoravano insieme e avevano addirittura società con quote condivise”, mancava poi il versamento di 510 mila euro come previsto dall’appalto, molla che ha fatto scattare la decisione di scavare affondo la questione.

È stato un lavoro d’équipe che ha richiesto 6 mesi, “il mio ruolo era quello di relatore, in pratica verificavo i documenti, che poi studiavo e analizzavo con un collega, il tutto si è svolto in due momenti, il primo di indagine e  la seconda parte più ufficiale e tecnica…” per arrivare poi alla segnalazione alle forze dell’ordine e il ruolo, che emerge chiaramente dall’ordinanza cautelare, di persona informata dei  fatti.

“Ho capito subito che era una cosa grossa, ma la mia percezione era basata esclusivamente sui dati economici, non che non immaginassi degli appoggi politici, ma non sapevo né dove né come, e del resto nel mio lavoro non mi pongo il problema se le persone immischiate risultano essere dei volti noti”. Nonostante ciò la notizia dell’ arresto di Rizzi, presidente della commissione sanità e braccio destro di Maroni, ha lasciato senza parole anche Giovanna Ceribelli, che aggiunge “se  Paola Canegrati- l’imprenditrice finita in carcere e ormai soprannominata “Lady dentiera” – come ha dichiarato, è disposta a collaborare seriamente, potrebbero venir fuori altri nomi”.

Un lavoro del genere è una sorta di volontariato, ci spiega, “ i documenti me li portavo a casa”,  infatti le riunioni previste una sola volta al mese non consento di svolgere delle verifiche tanto approfondite. Inoltre è stato ridotto il numero dei revisori, così, da fine novembre tutte le aziende ospedaliere lombarde sono senza controllo “e questo è un grosso problema” a cui si aggiunge il fatto che dal 2009, non sono previsti rimborsi spese per i professionisti che svolgono tale mansione, “dovrebbero esserci compensi adeguati e la stesura precedente di una scaletta di obiettivi da raggiungere… si capisce il perché svolgere un’ indagine di questo tipo diventa difficoltoso, lo si può fare solo se la si vede come impegno sociale”,  del resto sono proprio la coscienza civica, la convinzione e la tenacia della donna ad aver fatto partire l’inchiesta che ha assunto respiro nazionale.

Le chiediamo se ha mai pensato che non ne valesse la pena e la risposta è categorica; “no, quando faccio una cosa penso che ne valga sempre la pena, poi, quando vedo i risultati,  sono spronata ad andare avanti!”. I tantissimi ringraziamenti, di comuni cittadini e  di colleghi, contenti che si parli in positivo del proprio ordine, recapitati negli ultimi giorni, sono, come afferma, una grossa gratificazione, “c’è il bisogno di cambiare il passo, tutto questo fa vedere quanto sia sentito il problema, la corruzione sta distruggendo il nostro paese, va fermata e spero che i governanti non rimangano sordi!”