CARENNO – Una storia che commuove, un racconto cronologico, che non smette di ripetere, soprattutto ai più piccoli perché non si dimentichino gli orrori che la guerra porta con sé. Un tono solenne che contraddistingue “i grandi eroi”, come è definito a Carenno, suo paese natale, Fedele Balossi, Alpino, reduce della Seconda Guerra Mondiale che ha combattuto su 4 fronti.
Lui stesso ha voluto riassumere in poche righe la sua vita. Poche, ma cariche di dettagli, dense di emozioni, che squarciano il velo della sofferenza nel ricordare, per essere affidate ai posteri e rimanere indelebili nella memoria.
“Sono nato a Carenno, un paesino della provincia di Lecco il 30 settembre 1919, partito per il servizio militare il 15 febbraio 1940, destinazione V reggimento Alpini della Tridentina, battaglione Tirano 46 compagnia, plotone esploratore. Mi hanno vestito e spedito a Malles Venosta, in provincia di Bolzano, dove sono stato circa 3 mesi perché poi è scoppiata la guerra in Francia e siamo entrati in territorio francese dal Piemonte, dal Col dei Sécc, sopra Courmayeur, ma con la Francia è durata poco, dieci dodici giorni, dopo di che siamo rientrati nelle nostre caserme a Merano, da lì siamo partiti per l’Albania.
La guerra fu brutta e lunga, sono rimasto sul monte Tomorr Hani i Hotit, dodici mesi, tutto l’inverno, fra gelo e neve, nella primavera del ‘41 sono iniziate le offensive contro la Grecia fino a giugno. Il rientro della Grecia è avvenuto via mare, durato Brindisi e poi in treno fino a Merano, ho fatto circa un mese di licenza e poi sono stato spostato a Rivoli, luogo in cui il V Reggimento Alpini è stato trasferito; proprio a Rivoli ho conosciuto il tenente Benvenuto Nuto Revelli a cui ho fatto l’attendente fino alla fine della ritirata in Russia. Nel frattempo Radio Scarpa cominciava a parlare di Russia e poco dopo siamo partiti, sempre da Rivoli alla volta della Russia, abbiamo viaggiato su tradotte di animali e carri di bestiame durante il viaggio le impressioni non furono tanto belle, vedevamo le tradotte tedesche tornare con strano materiale.
Siamo arrivati in Russia, da lì abbiamo cominciano a camminare a piedi, lunghe marce sotto un caldo soffocante, si doveva andare sul Caucaso, ma all’ultimo ci hanno dirottato sul Don per sostituire la divisione sforzesca quasi sterminata dai russi, da lì ci siamo spostati a quota 228 e ci siamo rimasti fino a dicembre 1942, con il rigidissimo inverno russo le nostre armi si inceppavano o gelavano, molti morivano congelati, altri uccisi dai carrarmati dalle potenti armi russe. Nel gennaio del 43 stavamo per sfondare l’ultimo cerchio dell’armata russa a Nikolaevka, ma la nostra compagnia, la 46 fu distrutta.
Da lì iniziò la lunga ed estenuante ritirata verso l’Italia. Dopo la contumacia sono venuto a casa in licenza e poco dopo, nel settembre 1943, mi sono ripresentato a Fortezza, dove i tedeschi mi hanno fatto prigioniero, prima a Innsbruck in Austria, e poi ad Asburgo in Germania. Due lunghi anni di prigionia fino a quando nel ‘45 ci hanno liberato gli inglesi. Nel settembre del ‘45 sono arrivato a casa. Fedele Balossi reduce su 4 fronti: Francia, Albania, Grecia e Russia, prima medaglia d’onore, una di bronzo al valore militare sul campo e una croce di guerra al valore”.