ROMA – A dicembre 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015. Lo comunica l’Istat confermando la stima preliminare e lo riporta il portale della Confcommercio.
Il tasso di inflazione nell’ultimo mese dell’anno è risultato così il maggiore da due anni e mezzo a partire da maggio del 2014 (quando era stato sempre dello 0,5%), ma si è rivelato insufficiente a risollevare il risultato dell’intero 2016, che ha chiuso in deflazione per la prima volta da 57 anni. Anche rispetto a novembre 2016 l’indice dei prezzi è cresciuto dello 0,4%. La dinamica dei prezzi al consumo nel 2016 “risente degli effetti della prolungata flessione dei costi delle materie prime, in particolare di quelle energetiche, che si combina con la persistente debolezza dei consumi delle famiglie, che nel 2016, mostrano però segnali di ripresa, seppur di limitata entità”, ha spiegato l’Istituto.
La componente di fondo dell’inflazione, al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, rimane infatti in territorio positivo, pur portandosi a +0,5%, da +0,7% del 2015. In corso d’anno registra, nel 2016, valori progressivamente decrescenti dal +0,6% del primo trimestre al +0,4% del quarto (dal +0,7% del quarto trimestre del precedente anno): tale rallentamento riflette la dinamica dei prezzi delle componenti non volatili, ossia l’azzeramento della crescita degli Alimentari lavorati e il rallentamento degli Altri beni e in particolare dei Beni durevoli (da +1,3% del primo a +0,3% del quarto trimestre).
I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza registrano, nella media del 2016, la stessa flessione dell’indice generale (-0,1%), in lieve attenuazione rispetto al valore rilevato nel 2015 (-0,2%). Nel primo semestre mostrano un profilo di chiara deflazione (-0,6% nei primi due trimestri), azzerano la flessione nel terzo, per tornare su valori positivi nel quarto trimestre (+0,6%).