LECCO – Domenica il Lecco dovrà affrontare la trasferta a Lumezzane. La compagine bresciana è ultima in classifica con zero punti, ma è un avversario da non sottovalutare perché la classifica è solo frutto della protesta che la squadra ha portato avanti da inizio anno, facendo scendere in campo solo i giovani, e in settimana ha già provveduto a notevoli rinforzi. Il vista della gara il Lecco deve pensare a come affrontare le pesanti assenze degli infortunati Castagna, Malvestiti e Zammuto, insieme a quelle dello squalificato Cristofoli, che vanno a mettere in crisi specialmente il reparto d’attacco, ma le problematiche tecniche sono accompagnate da quelle dovute alle burrascose vicende societarie che, in un modo o nell’altro, anche questa settimana hanno fatto capolino. L’appello di mister Alessio Delpiano è lo stesso delle scorse settimane, ma ora si fa ancora più accorato: “Abbiamo bisogno di poter lavare con calma, io voglio bene al Lecco, ma le guerre interne ci stanno facendo del male”.
“Questa settimana l’abbiamo affrontata cercando di lavorare bene come sempre – racconta Delpiano – so che ci mancano importanti giocatori, ma anche i ragazzi hanno capito che dobbiamo concentrarci su chi c’è. Abbiamo un avversario difficile (Lumezzane Ndr) perché si sono rinforzati e non sono la squadra di ragazzini di inizio stagione, ma dobbiamo essere bravi a superare anche questo ostacolo e cercare in tutti i modi di dimostrare soprattutto a noi stessi che non molleremo mai. A livello tecnico abbiamo provato diverse soluzioni perché non abbiamo una punta di ruolo, ma abbiamo impiegato giocatori che per le loro caratteristiche possono adattarsi. Ho apprezzato la disponibilità di tutti, abbiamo provato diversi sistemi di gioco cercando quello più adatto a noi, lo abbiamo fatto tutti insieme condividendo le idee e questa è stata la cosa più importante per me perché poi in campo sono i ragazzi che devono misurasi con il diverso schieramento e la loro collaborazione mi ha aiutato nella scelta”.
La confusione interna alla società, ammessa anche dal dg Emanuele Riboldi, però, anche questa settimana non si è tenuta lontana dal campo. La squadra si allena al Centro Sportivo di Valmadrera, in una zona molto frequentata e non è passata inosservata un’accesa lite tra il tecnico piemontese e il vicepresidente Angelo Battazza, avvenuta lo scorso martedì durante la seduta di allenamento.
“Io e Angelo abbiamo avuto una discussione accesa – ammette Delpiano – lui è una persona che conosco e rispetto. Ci siamo detti alcune cose, io gli ho esternato quello che era il mio pensiero dicendogli che sono stanco, molto stanco, in primo luogo ho chiesto di lasciare tranquilla la squadra e anche me. Gli ho detto che non avrei alcun problema qualora volessero fare scelte diverse, anzi ho pure invitato in campo un allenatore che è spesso presente ai nostri allenamenti (Boldini Ndr) già da questa estate, ma non credo che sia corretto il comportamento di queste persone e non credo che sia corretto che Battazza continui a chiedere ai giocatori ‘siete col mister o non siete col mister?’. Battazza è un dirigente esperto e una persona per bene e sa che queste cose non si fanno perché ci sono dirigenti preposti per fare delle scelte e delle valutazioni, mentre i giocatori devono pensare a giocare dato che purtroppo finora hanno dovuto pensare a troppe cose non inerenti il campo e hanno bisogno di stare più tranquilli. Abbiamo avuto questo chiarimento perché io e lui ci siamo sempre parlati in faccia, io più di lui perché non mi è piaciuto nemmeno quello che ha detto in conferenza stampa dopo la partita, quando disse che avremmo dovuto essere mandati via prima io e Gizzarelli. Questi continui sfoghi davanti alla stampa non sono costruttivi né per chi lavora, per lo staff, per l’allenatore, per il direttore sportivo, né per i giocatori su cui tutto questo si riflette. Noi stiamo facendo del male a noi stessi, ho spiegato più volte che io finché sono qui indosso la maglietta del Lecco, così come i giocatori, e tutti vorremmo il bene del Lecco, quindi sarebbe il caso di concentrarci sugli avversari e meno sul massacrarci all’interno, perché le guerre intestine sono le peggiori. Se si vuole tagliare la testa a qualcuno magari lo si fa firmare prima di mandarlo in campo ad allenare la squadra (Delpiano si riferisce al suo esonero e al suo repentino richiamo dopo il precoce addio di mister Luciano De Paola Ndr), se loro ritengono che sia per il bene del Lecco è giusto che lo facciano, ma quello che vogliamo io, i giocatori e lo staff è avere l’opportunità di lavorare, fin quando ce lo permetteranno, nel migliore dei modi”.
Dopo la gara giocata al Rigamonti Ceppi la scorsa domenica contro il Caravaggio, i giocatori si sono trattenuti a parlare con un gruppo di tifosi e il presidente Paolo Leonardo Di Nunno ha detto a Delpiano di raggiungerli. Che esito ha avuto l’incontro della squadra coi propri sostenitori?
“I tifosi hanno ragione – risponde il tecnico – perché a loro sono state prospettate cose che ora non si stanno verificando, quindi adesso sono delusi e giustamente vogliono sapere di chi sia la colpa. Onestamente sarebbe più giusto dividerle tra tutti le colpe e non puntare sempre il dito contro qualcuno (il presidente Di Nunno stesso in conferenza stampa aveva raccontato di aver detto ai tifosi quanto guadagnano alcuni dei giocatori e di aver intimato alla squadra e all’allenatore di giustificarsi di fronte alla tifoseria per i loro scarsi risultati Ndr) perché trovo che a volte sia veramente meschino puntare sempre il dito contro lo ‘scemo’ che va in panchina. Penso che una squadra parta sempre dalla testa e finisca ai piedi e dovrebbe essere forte perché appunto è una squadra, dovrebbe essere unita e difendersi quando viene attaccata e cercare di stringersi intorno ai propri collaboratori quando le cose non vanno bene, così come ai propri giocatori. Il Lecco ha bisogno di un’unità di intenti e, se possibile di una programmazione”.
Nelle conferenze stampa, ormai è cosa nota, il presidente Di Nunno non ha mai peli sulla lingua e non risparmia pesanti critiche verso collaboratori e giocatori. La scorsa domenica, insieme ai compagni del reparto d’attacco, a farne le spese è stato Davide Castagna, in campo nonostante una frattura al piede, ma definito dal presidente un giocatore che “non vale niente”. Quanto pesano queste parole sull’equilibrio della squadra? Creano divisioni all’interno del gruppo?
“Per me i ragazzi sono uniti e sanno che sono i protagonisti – racconta Delpiano – quindi sanno perfettamente che possono e devono fare di più, non per l’impegno, ma perché quando una squadra costruisce sette palle gol non può finire con zero reti all’attivo. Ripeto, però, così come non è solo merito dei difensori se siamo la miglior difesa, così non è solo colpa degli attaccanti se non arriva il gol. Non è corretto dire certe cose e non è il modo giusto di affrontare il problema, Davide Castagna ha una problematica oggettiva, è così dall’inizio del ritiro, ma non si può dire nulla del suo impegno, della sua dedizione e della sua persona, dato che è un ragazzo splendido, le sue problematiche purtroppo hanno portato al fatto che in campo non sempre è riuscito ad essere quello che conosciamo, ma è un attaccante di qualità per la categoria. Cristofoli, poi, è stato fuori tre partite su sette e per noi è un grosso problema e Bertani stesso è un giocatore importantissimo per le sue qualità ed è chiaro che quando costruisci una squadra da uno come lui ti aspetti dei gol oltre che le prestazioni. Tutti noi dovremmo essere bravi a prenderci delle responsabilità, così come hanno fatto i giocatori, invece che lavarci le mani e scaricarle tutte addosso a uno solo perché è più facile”.
“Per me la squadra parte dal presidente fino ad arrivare all’ultimo dei giocatori – conclude l’allenatore – è un tutt’uno, se i dirigenti pensano di aver fatto scelte sbagliate, non c’è problema possono cambiare, ma se adesso c’è lo scemo di Delpiano, finché resta, la squadra tutta deve essere con lui, domani che ci sarà De Paola, Boldini, Diana o chi vogliamo saranno i nostri allenatori e la squadra sarà con loro. I giocatori stessi saranno qui fino a dicembre, quindi non è che puoi sempre massacrare le persone che poi dovrebbero aiutarti, quando qualcuno è in difficoltà gli si tende la mano di solito, massacrarlo o denigrarlo di fronte alla stampa non credo sia una cosa costruttiva, non credo che sia quel tipo di critica in grado di dare la carica. Io sono convinto che se ci lasciano lavorare da questo gruppo possiamo tirare fuori una stagione in crescendo perché questa pressione non ci ha aiutato, dovremo abbassare un po’ le aspettative, perché oggettivamente squadre come il Rezzato si sono ulteriormente rafforzate con un budget che ha superato di molto il milione di euro. La nostra forza dovrebbe essere quella di dire ci mettiamo a posto, stiamo uniti che il campionato è lungo, gli interventi li possiamo fare a dicembre e ciò che è stato sbagliato si sistemerà, anche le altre squadre hanno sbagliato alcune cose, ma nessuna di loro è stata messa alla gogna. Se uniamo un po’ di umiltà, di pazienza e coesione, per me si può risalire la china, nella maniera più assoluta questa non è una stagione buttata via“.