Giocattoli e accessori bene. Male per i libri. Vestiti e scarpe altalenanti. Dopo un breve giro tra i negozi del centro città, questi sembrano essere i dati relativi agli acquisti natalizi. All’indomani dello scambio dei doni, abbiamo infatti ascoltato i resoconti dei commercianti lecchesi, nel tentativo di comprendere se e quanto la crisi abbia influito negativamente sulle compere di dicembre.
Difficile tracciare una tendenza generale: se c’è infatti chi non nega un calo notevole delle vendite rispetto al Natale 2010, non manca chi, invece, dichiara di aver fatturato nella media.
Tra i settori merceologici rimasti abbastanza stabili spiccano i giocattoli. «Quando si tratta dei bambini – ci racconta Franca Todeschini, insieme alla sorella Elena titolare di Teorema, in corso Martiri – è quasi impossibile tirarsi indietro: Babbo Natale deve arrivare e, quindi, è chiaro che i regali sotto l’albero non possono mancare». «La vera battuta d’arresto negli acquisti – aggiunge Elena Todeschini – l’abbiamo avuta il Natale scorso, quando è stato registrato un calo di circa il 30/40 % rispetto alle festività precedenti. Quest’anno ci siamo mantenuti su quei livelli e siamo contenti di non aver assistito a una diminuzione ulteriore. Per quanto riguarda, poi, la minore disponibilità economica delle famiglie, in molte hanno preferito fare un regalo in meno ma non rinunciare alla buona qualità, tanto che i giocattoli in legno sono stati i più venduti».
Nella media anche gli incassi di Carpisa, in via Roma. A parlarne è Titti Radice, la quale sottolinea come «le vendite siano in linea con quelle dello scorso anno. Certamente – aggiunge – ho notato una maggiore attenzione al prezzo, tanto che in molti si dirigono soprattutto verso prodotti meno impegnativi come portafogli o sciarpe. Ma questo non ha significato un picco del fatturato. Il nostro punto di forza – prova a interpretare i dati – è il fatto che proponiamo prodotti dal rapporto qualità/prezzo competitivo e credo che questo sia il motivo dei buoni incassi».
Simili i commenti di Laura Crimella di Benetton (in via Cavour) e di Veronica Costantino, responsabile di Motivi (sempre nella stessa via). «La situazione non è così drammatica come si dice – commenta la prima – e nonostante la crisi non mancano le persone che possono permettersi di spendere. Forse abbiamo ereditato dalle boutique più costose quei clienti che ora si orientano verso vestiti di fascia media».
«La cosa che è cambiata – aggiunge Veronica Costantino – è la quantità di capi acquistati da ciascun cliente. Se prima si vendevano completi interi, oggi in molti prediligono il singolo indumento, così da spendere di meno. Però il giro d’affari è di poco inferiore a quello dell’anno precedente».
«Regali mirati, niente esagerazioni ma incassi uguali agli anni passati». Questo il commento anche di Pietro Giuseppe Fontana, titolare di Ingram in via Cavour. «Ogni anno si oscilla in alto o in basso del 5 % al massimo – afferma – e la cosa non è preoccupante, soprattutto se si pensa alla catastrofe che è stata più volte annunciata. Credo che la nostra forza sia il marchio consolidato e la clientela molto fedele. Rimane, comunque, il timore per il 2012, quando la manovra di Monti diventerà effettiva. Staremo a vedere cosa succederà».
Ma possibile che questa crisi non l’abbia sentita proprio nessuno? Le parole dei commercianti sembrano chiare, ma un dubbio rimane e a darci conferma di un piccolo malessere ci pensano Cinzia Ratti di B.Box (Piazza XX Settembre), Elena Castelletti del negozio di scarpe Castelletti (nella stessa piazza) e Francesco Riva della Libreria Cavour.
«Gli acquisti natalizi – afferma la prima – sono calati notevolmente rispetto al 2010. Basta guardare fuori dalla vetrina per accorgersi che la gente in giro non è molta e che di pacchetti regalo in mano ce ne sono davvero pochi. In tanti – aggiunge – aspettano con impazienza i prossimi saldi per potersi permettere un po’ di shopping». «La prima metà del mese di dicembre sembrava promettere bene – racconta Castelletti – Gli acquisti sono stati notevoli almeno sino dopo il ponte dell’Immacolata. Poi un calo drastico, forse dovuto all’annuncio della manovra da parte del governo. Può essere che in molti si siano spaventati, fatto sta che il fatturato è diminuito di circa il 15 % rispetto all’anno scorso».
Percentuale, questa, che viene confermata anche dal titolare della Cavour. «Sarà perché la gente fa meno regali e perché quelli che decide di acquistare sono economici – spiega – certo è che i dati sono molto negativi. Più del 15 % in meno». I libri, stando a quanto afferma Riva, rimangono un regalo tra i più gettonati, ma il «trend è quello di acquistare soprattutto i tascabili, molto economici. I volumi d’arte o fotografici – conclude – sono stati per questo Natale accantonati».