Chi scrive è cresciuto insieme all’esperienza de “L’Officina della Musica”. Anni segnati da un’intensa attività, la nostra, realizzata in parte all’interno dello spazio di via Plava. Presentazioni di libri, dibattiti, teatro civile d’inchiesta, proiezione di documentari, concerti.
Tra qualche mese la nostra sede, collocata nella stanza dirimpetto a via Plava e facente parte del complesso dell’Officina, avrebbe compiuto due anni. Ad aprile avremmo voluto intitolarla a Vittorio Arrigoni. Nulla di tutto questo sarà possibile. La nostra città perde un’opportunità. Opportunità in parte esistente e in parte ancora tutta da costruire e rafforzare. Sta di fatto che lo spazio di via Plava ha assolto per anni ad una lacuna del nostro territorio e del nostro Comune. Avrebbe potuto farlo meglio? Avrebbe potuto, il suo gestore, parlare chiaro o parlare prima?
Avremmo potuto salvarla, l’Officina, sfidando i sostenitori da tastiera a rimboccarsi le maniche per sopperire a difficoltà più o meno conosciute? Non è questa la sede per trovare una risposta. E’ certamente la sede per formulare una domanda: come cambierà questa città dopo la chiusura dell’ “Officina della Musica”? A ciascuno la propria risposta. A noi resterà soltanto amarezza e sconforto. Sconforto per aver appreso troppo tardi delle difficoltà della gestione e dunque della repentina chiusura. Amarezza per aver perso un luogo, un’opportunità, una sede in affitto, uno spazio dove contribuire a coltivare un’alternativa alle tante “messe cantate” dell’impegno pubblico. Ora tutto cambia. Starà a noi, a voi, dimostrare che “L’Officina” era uno strumento e non un fine, non un alibi.
Qui Lecco Libera
www.quileccolibera.net