Cambia Calolzio si era battuto per il recupero del fabbricato
“Un’importante opportunità per una progettazione collettiva e partecipata con tutti i cittadini”
CALOLZIOCORTE – “Il complesso scolastico rappresenta uno degli esempi di pregio dell’architettura italiana dei primi decenni del XXI secolo e uno dei lavori principali di un importante gruppo di progettisti del panorama italiano del secondo Dopoguerra, riconoscibile come espressione di una più ampia ricerca che coinvolge la cultura architettonica nazionale e internazionale, per la sua originalità, elevata qualità, anche rivolta a un suo possibile uso innovativo a livello tipologico e dell’applicazione delle tecnologie costruttive”.
Il gruppo di minoranza Cambia Calolzio ha reso nota la motivazione addotta dal Decreto del Ministero dei Beni Culturali, a fronte del ricorso del Comune verso il precedente vincolo emesso dalla Soprintendenza alle Belle Arti il 28 aprile scorso. Un fabbricato da sempre inserito dal gruppo di minoranza nella lista degli immobili in disuso da recuperare e restituire alla collettività attraverso progetti. Nei mesi scorsi era stata anche lanciata da un gruppo di architetti una petizione contro l’abbattimento dell’edificio.
“Noi di Cambia Calolzio ci siamo spesi per il recupero di questo fabbricato, fotografato su 600 riviste di architettura, e che la Lega voleva abbattere spendendo oltre trecentomila euro di soldi pubblici. Ora, dopo la Sovrintendenza alle Belle Arti, anche il Ministero per i Beni Culturali ha sancito con motivata forza che la ex scuola elementare non va abbattuta, ma riqualificata – ha detto il capogruppo Diego Colosimo -. Il recupero di questa scuola deve essere colta come una importante opportunità per una ‘progettazione collettiva e partecipata con tutti i cittadini’. Per questo proponiamo all’amministrazione comunale di attivare un ‘concorso di idee’ aperto alle associazioni, agli ordini professionali di ingegneri, architetti, geometri, alle scuole, ai singoli cittadini e quant’altri, per contribuire a dare una seconda vita a questo edificio; con l’impegno poi di sottoporre pubblicamente ai cittadini, per una eventuale selezione, le proposte del ‘concorso di idee’ (così come ha fatto recentemente la Fondazione Comunitaria Lecchese per la riqualificazione dell’Officina Badoni)”.