Abbandonato il suo lavoro, ha scelto di stare accanto agli animali della sua azienda agricola
“Gli animali sono sempre stati la mia passione, l’ho ereditata dai miei genitori. Il mestiere di pastore dà soddisfazioni immense”
PRIMALUNA – Chi gira per le montagne della Valsassina, non può non trovarsi a condividere un tratto di sentiero o di bosco con qualche capra che pascola tranquilla e che, se ci si avvicina troppo, si allontana svelta. Tanti i pensionati che, una volta archiviata la vita frenetica in “officina”, decidono di ritagliarsi un angolo a stretto contatto con la natura per “disintossicarsi” dopo una vita di lavoro chiusa tra quattro mura e legata al ritmo monotono della produzione in catena di montaggio. E allora quale miglior cura se non trascorrere qualche ora all’aria aperta al suono dei campanacci di un piccolo gregge?
A volte, fortunatamente, capita che anche qualche giovane venga colpito da questo atavico richiamo e lo trasformi nella sua attività principale. Non sono molti, ma vederli accudire le loro greggi, dedicarsi alle fatiche che la pastorizia richiede, guardare i volti stanchi ma sempre felici, ci fa capire che non hanno nulla da invidiare alla vita fatta di agi e benessere di chi è sempre alla ricerca di un obbiettivo più alto salvo poi accorgersi che sono le cose più semplici a dare le soddisfazioni maggiori.
Da muratore a pastore, la seconda vita di Walter Vitali
E’ il caso di Walter Vitali un giovane di Cortabbio di Primaluna, ex muratore che ha deciso di dare una svolta alla sua vita diventando allevatore di capre. Assieme ai genitori porta avanti l’azienda agricola di famiglia: “Ho ereditato questa passione dai miei genitori – racconta -. Ho sempre fatto il muratore fino a quando, 5 anni fa, ho deciso di dedicarmi unicamente alla pastorizia. Gli animali sono sempre stati la mia passione: prima gli dedicavo solo qualche ora al termine della giornata da muratore ma è diventata la mia attività principale, devo dire che il passo è stato breve”.
Una scelta di vita ben precisa e ponderata, non è stato un improvviso salto nel buio: “Certo che no, i miei famigliari hanno sempre allevato animali: i miei nonni prima, poi i miei genitori hanno sempre avuto le mucche in stalla, sin da piccolo ho avuto modo di imparare ad accudire le bestie, quindi penso di aver accumulato abbastanza esperienza per poter star dietro a un gregge di oltre 350 capre e una decina di mucche”.
Una vita di emozioni quotidiane
Le tue giornate a molti potrebbero sembrare monotone, sempre gli stessi lavori, gli stessi gesti… anche se, probabilmente, è molto più alienante il lavoro in fabbrica: “Hai detto bene, lì le giornate sono sempre le stesse: timbri il cartellino all’entrata e all’uscita e fai sempre le medesime cose. La vita del pastore ti regala emozioni diverse ogni giorno dell’anno, ci sono periodi di calma e altri in cui non vedi l’ora che venga sera, ma alla fine della giornata sei stanco ma sempre felice. In autunno le capre sono nei boschi e sono in grado di gestirsi da sole, in estate invece bisogna rimboccarsi le maniche e portare gli animali al pascolo, mungerli, fare il formaggio e quando hai 350 capre e una decina di mucche il lavoro da fare è parecchio. Anche in inverno non è che la vita sia proprio tranquilla, le capre sono ricoverate in stalla e bisogna accudirle, inoltre bisogna prepararsi alle nascite dei capretti”.
Formaggi, salumi e carne a km zero sono il frutto di tante fatiche
Il tuo sostentamento arriva dalla vendita dei prodotti della tua azienda agricola: “Diciamo che la lavorazione del latte è l’attività principale, in primavera ed estate è la mia fonte principale di guadagno. Produco formaggi, caprini sia freschi che stagionati, nel periodo pasquale invece sono molto richiesti i capretti, in autunno a volte faccio salumi di capra. Diciamo che ogni stagione ha una fonte di guadagno differente”.
350 capre sono un numero decisamente elevato: “Non sono tutte mie, quello è il numero che raggiungo in estate quando sono in alpeggio e al mio gregge, che è formato da quasi 200 capi, si aggregano anche capre che mi vengono affidata da altri proprietari che non hanno tempo di seguirle. Oltre alle capre poi abbiamo anche le mucche, le mie sono solo una decina ma i miei genitori ne hanno altre, in tutto sono una trentina e ci diamo una mano nel momento del bisogno”.
Una vita di sacrifici, ma ne vale la pena?
Ai giorni nostri vale ancora la pena trascorrere lunghi periodi in montagna, distante dalla famiglia? E’ solo una questione di carattere? “Certo non posso dire che sia una vita agiata: bisogna fare sacrifici, sei vincolato ai ritmi degli animali, non esistono sabati sera, domeniche o giorni di festa. Gli animali mangiano sempre e devi accudirli tutti i giorni, ma è un lavoro che mi piace, dà tante soddisfazioni. Quando arrivano i clienti e mi fanno i complimenti per la qualità dei prodotti, quando vedo che i capretti crescere… sono emozioni che solo chi fa questo mestiere può capire”.
Se in inverno e primavera puoi stare a casa, il resto dell’anno devi portare il gregge sui monti: “Appena il tempo volge al bello, a fine maggio o inizio giungo, porto le capre all’Alpe Dolcigo nel comune di Crandola, una bella passeggiata: partendo da Cortabbio, salgo da Primaluna passando all’Alpe Crevesto e Olino, prima di arrivare in cima dopo 1000 metri di dislivello e qualche ora di cammino. Lì inizia il periodo della trasformazione del latte, una volta a settimana porto il formaggio a casa dove abbiamo lo spaccio che resta aperto tutto l’anno (Azienda Agricola Maroni Giovanna, via Varca a Cortabbio di Primaluna)”.
Una passione condivisa con la fidanzata
A differenza di ciò che si potrebbe pensare la tua vita in alpeggio non è solitaria: “Sono davvero molto fortunato perché la mia ragazza condivide la mia stessa passione e siamo spesso in compagnia. Anche i miei genitori salgono in quota e vengono a trovarmi, ci diamo una mano e così il lavoro diventa meno pesante. Abbiamo la stessa passione e questa è una grande fortuna”.