Merate, sala civica piena per Agnoletto: “Mobilitarsi per salvare la sanità pubblica”

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Vittorio Agnoletto

Il medico e attivista ha citato l’esempio della Spagna invitando a mobilitarsi per la difesa della sanità pubblica

Tante le persone presenti giovedì sera in sala civica all’incontro con Vittorio Agnoletto

MERATE – “L’obiettivo di serate come questa deve essere quello di organizzarsi: non possiamo più restare su un piano di semplice dibattito altrimenti ci sveglieremo una mattina trovandoci senza il sistema sanitario nazionale”. Sono le parole, schiette e dirette, con cui Vittorio Agnoletto ha esordito giovedì sera a Merate durante l’incontro intitolato “C’era una volta sanità pubblica” promosso dal Comitato assistenza pubblica e da Punto Rosso e introdotto  da Giuditta Pacchiarini, nota anche come esponente del comitato a difesa dell’ospedale di Merate.

Di fronte a lui una platea numerosa di persone (tanto che qualcuno è rimasto ad ascoltare in piedi) che ha ascoltato con attenzione e interesse le argomentazioni di Agnoletto, medico, autore del libro “Senza Respiro. Un’inchiesta indipendente sulla pandemia Coronavirus, in Lombardia, Italia, Europa” ed. Altreconomia, ottobre 2020, Prefazione di Lula, presidente del Brasile.

Tanti gli affondi lanciati, molti dei quali diretti a una Regione, la Lombardia, che sta sempre più privatizzando il sistema sanitario con un meccanismo, quello dell’accreditamento, lasciato di fatto senza regole. “Se la Lombardia fosse diventata uno Stato indipendente come sognato da Bossi 30 anni fa, oggi sarebbe al sesto posto al mondo per le vittime del Covid” ha detto riconoscendo l’esistenza di eccellenze lombarde a discapito però di un sistema di medicina territoriale continuamente indebolito e trascurato.

“Il fallimento della Regione Lombardia sul tema della pandemia ha delle ragioni ben precise, la prima di tutte è la forte privatizzazione della sanità: il 40% della spesa sanitaria corrente va ai privati accreditati, che dovendo fare profitto, decidono su che malattie e malati intervenire. La prima conseguenza è che non si investe più sulla medicina territoriale, sulla prevenzione, sul rapporto tra ambiente e salute. E il disastro diventa totale quando chi gestisce la sanità pubblica lo fa con la logica del privato”.

Vittorio Agnoletto e Giuditta Pacchiarini

Agnoletto ha poi posto un punto fisso: “Nella sanità pubblico e privato perseguono obiettivi non solo differenti, ma tra loro contrapposti. Più malati e malattie vi sono, più il privato guadagna; più si sviluppa prevenzione, tutela dell’ambiente e diagnosi precoce meno malati e malattie vi sono, più le casse pubbliche risparmiano”.
Ricordando il giuramento di Ippocrate, Agnoletto ha poi evidenziato come occuparsi della salute non significa soltanto curare, ma anche prevenire e prendersi cura. “Ormai non guardiamo più alla prevenzione e all’ambiente: inseguiamo la cura di un certo livello, ma non quella di tutti i giorni”.
Altro tema importantissimo toccato, legato a stretto giro a quello della privatizzazione, è quello delle liste di attesa, sempre più insostenibili da reggere tanto da far optare poi sempre più persone, anche obtorto collo, verso il privato. “Ma non sono inevitabili; sono funzionali al trasferimento dell’attività sanitaria dal pubblico al privato”.

Non poteva mancare un’analisi sulla questione del personale parlando sia della migrazione all’estero di sempre più medici e infermieri che dei medici a gettone, un fenomeno che sta prendendo sempre più piede in molte realtà ospedaliere, dove interi reparti interni vengono affidati al privato. “E’ una cosa pazzesca perché vuol dire essere mercenari e non più medici. Il Governo attuale ha posto dei limiti sul numero di medici a gettone, ma così facendo li ha di fatto riconosciuti quando invece bisognerebbe far terminare questa possibilità a fine anno riaprendo i canali per far rientrare i medici nel servizio sanitario nazionale”.

Per Agnoletto però non si può restare solo sul piano della discussione: “Dobbiamo fare come in Spagna, dove 250mila persone sono scese in piazza contro la privatizzazione del sistema sanitario nazionale. Un momento che deve diventare comunitario tenendo insieme il personale socio sanitario e il cittadino che deve capire che se non difende oggi il sistema sanitario nazionale non lo troverà più”.

Una conquista, quella raggiunta nel 1978, minata anche dal processo di autonomia differenziata. “Non possiamo rimuovere quello che è successo con la pandemia, soprattutto in una fase storica in cui le epidemie potranno ripresentarsi. Dobbiamo ricordarci che una pandemia non la sconfigge l’ospedale, ma la sconfigge il territorio tramite i medici di medicina generale e i servizi di prossimità. Ma se non investiamo su questi e nel Pnrr non c’è traccia di investimenti in questo settore, rischiamo di cadere ancora nel precipizio”.

Diverse le domande poste dal pubblico a fine serata tra cui quella di Gerardo Biella, capogruppo di maggioranza a Cernusco che ha evidenziato il sempre maggior ricorso alle assicurazioni sanitarie private. “Stiamo rischiando di tornare a prima del 1978, quando chi poteva era coperto dalla mutua. Finora erano poche le assicurazioni private in Italia, perché il sistema sanitario nazionale funzionava”. Da qui il rinnovato invito ad “attrezzarsi per cambiare la situazione. Non basta più dire cosa non funziona: bisogna dire i nomi dei colpevoli, attribuire le responsabilità  altrimenti la colpa è sempre della sanità pubblica”.