LECCO – Cento anni di storia, cento anni di emozioni, cento anni di amore che non si spegne. Sono cambiati i protagonisti, le generazioni, le categorie, il calcio stesso è cambiato, ma la passione bluceleste è sempre quella. E’ quella che ieri sera ha riempito l’Auditorium della Casa dell’Economia per festeggiare il primo secolo della Calcio Lecco. E’ quella che ogni domenica ti spinge ad andare al “Rigamonti-Ceppi” o a seguire i blucelesti con ogni mezzo, perché senza il Lecco non sarebbe una vera domenica. E’ quella che ti invade dal lunedì al sabato, perché non vedi l’ora di tornare in campo con i blucelesti. Sì, perché – diciamoci la verità – i tifosi del Lecco sono così: non si limitano a tifare dagli spalti. Buttano l’anima dentro il rettangolo di gioco. Può essere un’anima arrabbiata, gioiosa, delusa, esaltata, irriverente, maleducata, ironica e terribilmente orgogliosa. Orgogliosa di essere lecchese. Ma i tifosi blucelesti sono così da sempre. Nessuno ha ovviamente vissuto in prima persona le vicende di un intero secolo di Calcio Lecco, ma le emozioni di chi ha visto la serie A non sono più intense e vere di quelle di chi la serie A non la vedrà probabilmente mai, ma si sente comunque parte della stessa storia, orgoglioso di essere lecchese.
Non a caso, Federico Pistone, giornalista del Corriere della Sera e presentatore della serata insieme a Mara Sangiorgio e ad Antonio Rossi, ha confessato: “Nel 2008 ho scritto il libro per il centenario dell’Inter, ma sono molto più orgoglioso di aver scritto il libro sulla storia del Lecco. Da piccolo ho avuto la gioia di vivere l’ultima promozione del Lecco in Serie B nel 1972 e, quando mi chiedevano che cosa volessi fare da grande, rispondevo che volevo fare il giornalista sportivo e seguire il Lecco”.
Antonio Rossi, che ha preferito la canoa al calcio, ha giustamente invitato il presidente della Canottieri, Marco Cariboni, a ricordare che nel 1908 era nato il Football Club Canottieri Lecco: “La prima partita ufficiale fu nella primavera del ’14 contro il Bergamo. La bandiera del Lecco è bluceleste perché la Canottieri Lecco è bluceleste”.
Ci si aspettava di festeggiare il Centenario tra i professionisti, ma Carlo Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, ha rimarcato: “Una volta il calcio era più vero. Le tribune non erano forse a norma, ma era più vero. Noi auguriamo al Lecco di salire perché questa città merita maggior prestigio, ma non pensate che questa non sia una categoria non all’altezza. La serie D è il bacino più importante in Italia per i giovani”. Conclusa la fase dei saluti, la parola è passata alle immagini. Un filmato realizzato dai ragazzi di LeccoChannel in grado di ripercorrere le tappe della grande Storia intrecciata alla storia di una piccola realtà diventata grande grazie a un uomo di nome Mario Ceppi. Brividi, brividi e ancora brividi. Non solo di fronte alle partite contro Inter, Milan o Juve. Il dramma di Facca, il volto di Angelo Seveso, la rinascita del 2002 sotto la guida di Antonio Pasinato… Non si può fare una classifica delle emozioni blucelesti. Sergio Clerici, intervenuto telefonicamente dal Brasile, non ha potuto fare a meno di ricordare il presidentissimo: “Ero arrivato dal Brasile solo con un maglione. Non mi aspettavo un freddo così. Allora Ceppi mi ha preso un cappotto e quello che mi serviva”. Un’attenzione ricordata anche da Francesco Duzioni, capitano bluceleste in serie A negli anni Sessanta. Duzioni ha sulle spalle 357 presenze nel Lecco e, nel cuore, tanti ricordi. “Ho il record di 300 partite senza squalifiche e senza ammonizioni. Alla fine di Lecco-Inter il presidente era arrivato negli spogliatoi con un assegno in bianco. Ma succedeva anche che quando si giocava male arrivava e diceva “Ragazzi, lo stipendio…”. era un grande presidente, era sempre presente. Ma bisognava sempre dare”.
Ha sicuramente dato tanto Giuseppe Meraviglia, portiere del Lecco dai 19 ai 33 anni, con 336 presenze all’attivo: “Il ricordo più bello è quello dell’esordio. Arrivavo da Verdello, dove giocavo in Prima categoria. Fare un anno di giovanili e poi esordire in Serie A è stata una grande soddisfazione. Quegli anni ’60 sono stati i più belli del Lecco”.
Come protagonista degli anni Settanta, è salito sul palco Piero Volpi, bluceleste per tre stagioni prima di arrivare in Serie A e alla laurea in medicina. Volpi alzò nel 1977, da capitano, la Coppa Anglo-italiana, arrivata poco dopo la conquista della Coppa Italia semiprofessionisti. “Dal punto di vista sportivo, Lecco è uno dei ricordi più belli. Ho fatto tutte le categorie del calcio, dalla D alla A, e questo di Lecco è stato un episodio piacevolissimo e fantastico. Oltre all’aspetto sportivo, ha costituito una crescita sportiva che solo una città come questa mi poteva dare. Io ho vinto due coppe europee: una è questa vinta col Lecco, che aveva e ha un valore fondamentale, e poi ho vinto una Coppa Uefa da medico con l’Inter. Queste due coppe sono la sintesi della mia vita. Ho avuto il piacere di conoscere Mario Ceppi e oggi lo rivedo in Massimo Moratti in quanto a entusiasmo”.
Una carriera in bluceleste può attraversare anche i decenni. E’ il caso di Lorenzo Marconi, chiamato a rappresentare gli anni Ottanta, ma interprete delle vicende blucelesti fino al 1998. Con 473 presenze, frutto di una permanenza nel Lecco dal 1980 al 1998, Lorenzo Marconi è il capitano per antonomasia.
“Gli episodi sono tantissimi. Il più bello è la promozione in C1 del ’97, attesa per 25 anni. Posso dire di essere orgoglioso di aver fatto parte della vita della Calcio Lecco. Il mio messaggio a questi giovani? Vivete lo sport in modo sano. Poi, il calcio, essendo uno sport di squadra, aiuta a crescere anche a livello umano. Io, per esempio, quando ho iniziato a giocare, dicevo due parole all’anno. Adesso ne dico qualcuna in più”.
Anni Novanta: Alberto “Bebeto” Bertolini, 8 stagioni al Lecco culminate con la promozione in C1 del ‘97. “E’ stata un’impresa, sicuramente meritata. Per me è stata una grandissima gioia, visto che ero alla prima esperienza con la prima squadra dopo gli anni nelle giovanili. E ho dato il mio contributo nei supplementari con l’assist per Adamo. La mia carriera? Ognuno ha la carriera che si merita. Io ho dato il massimo e a Lecco ho lasciato il cuore. Non ho mai segnato tanto, ma con il Lecco ho fatto i gol che contano. Sono un privilegiato, perché per tanti anni ho fatto quello che tutti i bambini sognano”.
Anni 2000: Beppe Sannino, allenatore bluceleste dal 2005 al 2007, in cui ha ottenuto una salvezza in extremis e una promozione dalla C2 alla C1 (2007).
“Sono stato solo un passaggio per questa grandissima società. Lo dico sempre nelle interviste: l’anno più bello non è stato quello della promozione, ma quello della salvezza, che ci ha poi permesso di gioire l’anno dopo. Lecco è stato importante, perché mi ha dato tanto e mi ha permesso di fare ciò che ho fatto poi. Non credo di essere un predestinato, ma mi sono trovato in Serie A. Ho sempre cercato di fare del mio meglio e devo molto a questa città. Sono felice di essere stato un passaggio, spero importante, per questa società”. Insieme a Beppe Sannino, alzò le braccia al cielo anche Alessio Delpiano, capitano dei blucelesti e, nella passata stagione, allenatore del Lecco. “Il rapporto con il Lecco è meraviglioso, perché con questa maglia ho finito la mia carriera da calciatore, vincendo il campionato di C2 con Battazza e mister Sannino. Poi sono stato l’allenatore, solo per 6 partite, ma è stato un onore”. Ora che è avversario dei blucelesti sulla panchina dell’Olginatese, Delpiano ha ammesso: “Sarebbe bello se il Lecco arrivasse primo e l’Olginatese seconda. Olginate è una dimensione diversa e spero che Lecco torni presto nelle piazze e nelle categorie che merita”.
Il gravoso compito è affidato a Fiorenzo Roncari e ai blucelesti di oggi, saliti sul palco insieme alla Juniores di Antonio Amatobene per ricevere l’abbraccio e il sostegno dell’Auditorium. Il presente e il futuro del Lecco.
Infine, oltre 30 “vecchie glorie” hanno raggiunto il palco per i saluti finali, ai quali si è aggiunto, dopo il Consiglio Comunale, il sindaco Virginio Brivio. Grazie infinite a Francesco Duzioni, Vincenzo Rigamonti, Giuseppe Meraviglia, Silvio Franchi, Gianfranco Motta, Piero Volpi, Maurizio Zandegù, Adelio Filacchione, Gabriele Ratti, Potito Pota, Giampiero Pozzoli, Fausto Rigamonti, Fabio Toninelli, Lorenzo Marconi, Dario Bottoni, Fausto Agnesi, Guido Ponti, Alberto Bertolini, Alberto Colombo, Roberto Bellio, Daniele Cerletti, Luigi Cappelletti, Francesco Raggi, Omar Garofano, Fabio Corti, Gianmarco Remondina, Roberto Bonazzi, Josè La Cagnina, Alessio Delpiano, Beppe Sannino… e a tutti quelli che hanno scritto e continueranno a scrivere questa lunga storia d’amore, tutta bluceleste.