Mariangela Buzzoni ed Enrico Bendetti lasciano il Rifugio Bogani dopo 31 anni

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Mariangela Buzzoni ed Enrico, dal 1994 gestori della
Mariangela Buzzoni ed Enrico Benedetti, dal 1994 gestori della "Bogani Monza"

Dal 1994 hanno trasformato il Bogani in una “casa” di montagna amata dagli escursionisti

Nel 2023 Mariangela è stata premiata come Custode delle Terre Alte per la sua dedizione alla montagna e alla comunità escursionistica

ESINO LARIO – Non è solo un passaggio di consegne: è la fine di un capitolo lungo 31 anni che ha intrecciato la storia della Grigna con quella di due volti diventati familiari per centinaia di escursionisti.

Mariangela Buzzoni, di Primaluna, ed Enrico Bendetti lasciano la gestione del Rifugio Bogani, il presidio alpino incastonato a 1.816 metri, tra un meraviglioso bosco di larici sul versante nord della Grigna Settentrionale (Grignone).

Rifugio Bogani Mariangela Buzzoni Enrico Benedetti
Mariangela Buzzoni con il marito Enrico Benedetti e i figli Emanuele ed Erica

Dal 1994 ad oggi, Mariangela ed Enrico hanno saputo fare del Bogani molto più di un semplice rifugio: lo hanno trasformato in una casa di montagna, dove l’accoglienza e la cucina genuina erano il cuore pulsante dell’esperienza. Per moltissimi, uno dei ricordi più speciali saranno le “patole di Esino”, ravioloni di patata bianca lavorati a mano, diventati un simbolo della tavola alpina e un biglietto da visita per il Bogani.

Rifugio Bogani
Il Rifugio Bogani

Il loro impegno non è passato inosservato. Nel 2023 il Club Alpino Italiano ha conferito a Mariangela il prestigioso attestato di Custode delle Terre Alte, riconoscimento raro in Italia e riservato a chi ha saputo custodire e valorizzare la montagna con dedizione e amore. Un titolo che ben riassume lo spirito con cui i due gestori hanno condotto questa lunga avventura.

Il rifugio, di proprietà dal 2018 dopo la vendita da parte del CAI di Monza, resta un punto fermo della rete escursionistica, ma il volto della sua accoglienza cambierà. Con la decisione di Mariangela ed Enrico, la comunità alpinistica perde due figure che, con discrezione e costanza, hanno segnato un’epoca.

Domenica, come ogni anno, si è celebrata la messa in ricordo dei caduti in montagna. Per l’occasione si sono radunati autorità, le cariche Cai, esponenti del Soccorso Alpino, tutti uniti per un saluto speciale agli storici “capanat”. A celebrare la messa padre Adolph, frequentatore del rifugio nelle estati  passate come ospite al Pime.

Un momento della messa di Domenica

 

Davanti alle persone raccolte in preghiera le parole di Enrico rotte dalla commozione: “Grazie al Cai di Monza per averci consegnato le chiavi nel 1994, quest’anno le restituiamo dopo 31 anni. Il nostro sentiero finisce qui. Ringraziamo il sindaco di Esino Lario, Pietro Pensa e i sindaci e le amministrazioni che si sono susseguite negli anni e che ci sono sempre state vicino. Un grazie di cuore agli amici Alpini, alle sezioni Cai, ai volontari del Soccorso Alpino che insieme a noi in questi anni hanno sempre operato per la sicurezza di tutti. Grazie di cuore, se dovessi ringraziare tutti dovrei star qua dei mesi ad elencare ogni persona. Grazie al lavoro dei tanti volontari che ci hanno affiancato e grazie anche ai quali abbiamo sistemato e migliorato questo edificio”.

Al momento non sono emerse proposte per la nuova gestione. La decisione spetterà al Cai Monza e alla sede centrale del Cai. I due storici custodi del Bogani sono fiduciosi: “Speriamo che ci siano dei giovani che riescano a proseguire sul nostro sentiero e portino avanti la strada che abbiamo tracciato. Noi ce l’abbiamo messa tutta. Dobbiamo anche ringraziare i nostri antenati che ci hanno consegnato questa montagna intatta, impariamo da loro a rispettare questi luoghi sacri”.

Chi ha varcato la soglia del Bogani ricorderà il profumo del legno, i piatti caldi serviti magari al ritorno da una camminata o un’arrampicata, le chiacchiere davanti a un bicchiere di vino. Ma soprattutto ricorderà i sorrisi di chi, per 31 anni, ha reso più leggera la fatica della salita.

Nei ricordi dei gestori scorrono momenti difficili e ma anche tanti momenti di gioia condivisa. “In tutti questi anni abbiamo visto quelli che erano bambini diventare adulti e tornare qua con i loro figli. Abbiamo riabbracciato figli di amici e avventori  storici. Queste mura custodiscono non solo la fatica ma le risate e la gioia delle feste, dei tanti compleanni e degli anniversari che qua si sono festeggiati”.

Non resta che ringraziarli: per aver custodito un pezzo di montagna e per averlo condiviso con chiunque abbia avuto la fortuna di sedersi a quella tavola.

A sorvegliare l’alpeggio poco lontano dal rifugio resteranno la figlia Erica e il marito. Lì nella bella stagione continueranno a portare al pascolo gli animali. La loro azienda agricola continuerà a proteggere il territorio e preservare le tradizioni di montagna.