MOLTENO – “I ragazzi chiedono che gli adulti si alleino. Bisogna far sì che famiglia e scuola condividano i loro pensieri”. Hanno colpito nel segno le indicazioni offerte da Alberto Pellai ai tanti genitori e docenti che venerdì sera hanno riempito l’auditorium dell’oratorio San Giovanni Bosco di Molteno. La serata, organizzata dall’Istituto Comprensivo di Molteno in collaborazione con Confcommercio nell’ambito di Leggermente, ha coinvolto circa 130 persone, rimaste per due ore ad ascoltare suggerimenti e a porsi interrogativi sulle questioni educative che ogni giorno mettono a dura prova genitori ed insegnanti di fronte a ragazzi adolescenti.
Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, ha voluto lasciare soprattutto due immagini ai presenti, quella del “tiro alla fune” e quella relativa alla posizione dell’adulto nei confronti del ragazzo.
“La peggior cosa che possa capitare a chi sta crescendo è trovarsi di fronte ad adulti non alleati, che danno risposte o regole diverse (famiglia contro insegnanti, padre contro madre, genitori contro nonni…). Questo genera una fatica di crescere non indifferente. Non è cosa facile creare un’alleanza, ma è compito degli adulti. Piuttosto che sentire un sì e un no alla stessa richiesta, è meglio sentire una sola risposta, magari sbagliata, ma unica”.
Tra genitori e figli, tra insegnanti e studenti, si genera un tiro alla fune al quale nessuno deve sottrarsi: “Il gioco della crescita prevede che i ragazzi lottino per conquistare una maggiore autonomia, fino a vincere il gioco. Dentro questo gioco, quello che fa l’adulto è importantissimo. La sua risposta può voler dire “sono onnipotente” o “puoi fare tutto”. Serve una mediazione tra il volere tutto o il non avere niente”.
Spesso, il tiro alla fune coinvolge la tecnologia, di cui i ragazzi (e non solo) sembrano non poter fare a meno. “Su cellulare, Facebook, WhatsApp… la scuola decide di avere una posizione forte , quindi i figli sperimentano una zona franca, off-limit nell’uso delle tecnologie. Ma a casa? Siamo così sicuri che i nostri figli siano in grado di gestire strumenti così potenti? Un tempo si regalava l’orologio alla prima comunione. I simboli sono cambiati: con l’orologio si diceva “ti considero capace di leggere le ore”; oggi, ti considero capace di gestire il mondo, raggiungibile con 3 clic”.
Che fare, dunque? “Bisogna presidiare il territorio, perché da soli non ce la fanno. Perché, se Facebookè vietato ai minori di 13, 2 figlie su 3 delle nostre ha un profilo in prima o seconda media? Metteremmo un figlio alla guida di un’auto a 15 anni? Avete dato ai figli regole su come quando, come, perché navigare? Se uno molla la fune, loro tirano forte e cadono”.
Infine, Alberto Pellai ha lanciato un monito valido per tutti gli adulti. “Non si possono trovare sempre di fronte a facce adulte stanche, arrabbiate, tristi. Non possiamo comunicare questo codice, altrimenti, perché dovrebbero far fatica a diventare grandi? Per diventare così? Proviamo ad interrogarci su quale è il mio stile di tiro alla fune”.
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