Architettura sostenibile. Energia 2… Isolare con il cappotto gli edifici

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Da diversi anni i Sistemi Isolanti a Cappotto sono un elemento costruttivo determinante per la riduzione del consumo energetico degli edifici sia nuovi che esistenti.

Nel caso di edifici esistenti, in particolare, la valutazione di quali interventi sia il più vantaggiosi per il risanamento e la ristrutturazione fa spesso propendere per l’isolamento a cappotto, ovvero l’applicazione di un nuovo strato di isolamento, sufficientemente prestante, sulle murature esterne di un edificio.

Perché?

–          E’ un intervento che migliora decisamente l’efficienza energetica di un edificio specie se costruito prima degli anni ’90;

–          È un intervento che viene legato al rifacimento delle finiture delle facciate che, rispetto ad altre parti dell’edificio, richiedono interventi di manutenzione non troppo dilatati nel tempo ed il costo aggiuntivo effettivo non è molto rilevante rispetto ad un rifacimento del solo rivestimento o del solo intonaco;

–          L’intervento non comporta alcun lavoro all’interno delle abitazioni permettendo, quindi, agli abitanti di vivere all’interno anche durante i lavori senza particolari disagi;

–          La resa energetica dell’isolamento dall’esterno è migliore rispetto quello interno perché permette di mantenere più caldo il muro perimetrale che, essendo a contatto con gli ambienti interni, serve da accumulatore naturale di calore;

–          E’ uno degli interventi per i quali è possibile usufruire delle agevolazioni fiscali rientrando come interventi di efficientamento energetico o, se non sufficientemente prestante, come intervento di ristrutturazione edilizia;

–          Garantisce maggior durabilità alle facciate e migliora, se realizzato con specifici materiali, altre caratteristiche dell’edificio  quali ad esempio l’isolamento acustico.

Grazie alle conoscenze tecniche acquisite in più di trent’anni di applicazioni, si può definire la ricetta che determina il successo di un sistema a cappotto: la qualità della progettazione, dei prodotti e dell’applicazione ed il rispetto del concetto di Sistema. (fonte www.Cortexa.it)

La soluzione di isolare dall’esterno un edificio comporta sicuramente la necessità di prendere in considerazione la valutazione di diversi elementi e di effettuare precise scelte. La sua funzionalità viene garantita attraverso una progettazione ed un‘applicazione adeguata di tutti i componenti, di tutti i materiali e di tutti i prodotti utilizzati.

 

(Esempio di cappotto in sughero – fase di cantiere con isolamento
posato ma non rasato – fonte: www.sacecomponents.it)

Come procedere?

La valutazione dello stato dei luoghi

Va valutata l’idoneità della superficie ovvero il tipo di materiali di cui è composta la muratura, la presenza di  impurità, fughe, ed irregolarità, la verticalità e regolarità delle pareti, l’esposizione e l’irraggiamento solare che hanno le facciate. Occorre verificare e valutare l’eventuale pre-intervento per eliminare la presenza di umidità e sali, alghe muffe ecc. e rimuovere ogni elemento che potrebbe essere d’impaccio all’esecuzione dei lavori come tettoie, zoccolature in pietra, griglie e impianti in facciata, pluviali ecc.

La scelta dei materiali

Tecnicamente si definisce il Sistema a Cappotto come un sistema di elementi costruttivi costituito da diversi componenti quali: Collante, il materiale isolante, i tasselli (se necessari), l’intonaco di fondo, l’armatura (rete in tessuto di fibra di vetro), l’intonaco di finitura (rivestimento con eventuale fondo adatto al sistema) e gli accessori (come ad esempio i profili per raccordi e bordi, i giunti di dilatazione o i profili per zoccolatura).

cappotto_casa

(esempio di posa di cappotto – www.cappottotermico.com)

L’elemento determinante è sicuramente la scelta dell’isolante. Il offre tantissimi materiali diversi ma non tutti sono applicabili a cappotto e ciascuno ha peculiarità differenti. A parità di potere termoisolante infatti occorre valutare altre caratteristiche quali  le proprietà fisiche di resistenza agli agenti atmosferici, la stabilità dimensione e fisica, la permeabilità al vapore e la resistenza al fuoco, l’inerzia termica e le proprietà fono isolanti ovvero di isolamento acustico.

E’ necessario che l’isolante da posare in opera sia compatibile con quanto esistente e pertanto occorre valutarne, oltre alle proprietà termoisolanti, anche la resistenza meccanica e la stabilità, la traspirabilità, la resistenza agli agenti esterni, la sicurezza in caso d’incendio, la protezione contro il rumore, la salubrità in caso di specifiche condizioni quali ad esempio la presenza di umidità.

 

Vediamo velocemente alcuni materiali che sono impiegabili in facciata:

1.Polistirene e polistirolo

Sono certamente i più utilizzati perché caratterizzati da alti valori di isolamento termico, ottima tenuta agli agenti esterni e bassi costi di fornitura. Presentano alcune caratteristiche che possono non renderli idonei in alcune applicazioni. Una di queste è la mancanza di traspirabilità: i muri sono chiusi dall’esterno da un elemento impermeabile all’aria e all’acqua impedendo il naturale flusso di vapore dall’interno all’esterno, sopratutto dove vi sono murature vecchie con caratteristiche d’umidità. Non hanno, poi, proprietà di resistenza al fuoco e, scaldati a temperature non altissime, si sublimano velocemente provocando facilmente la distruzione dell’intera facciata.

 

esempio di stratigrafia per posa di cappotto - www.aircoat.it
esempio di stratigrafia per posa di cappotto – www.aircoat.it

 

2.lane di roccia e di vetro 

Di corrente impiego, hanno buone proprietà termoisolanti e sono traspirabili. Hanno buona inerzia termica ovvero sono capaci di attutire gli sbalzi di temperatura dovuti alle variazioni termiche dell’aria esterna durante le diverse ore della giornata, spostando nel tempo (di qualche ora) la percezione dello sbalzo termico, all’interno dell’abitazione. Questa caratteristica è determinante soprattutto in estate perché permette di sfalsare il picco più caldo delle prime ore pomeridiane alla sera quando il clima si mitiga riducendo quindi il surriscaldamento interno.

Hanno buona resistenza al fuoco ma possono danneggiarsi se non posate con gli idonei materiali di finitura perché possono assorbire acqua o deteriorarsi per effetti di attacchi di animali e agenti.

 

stratigrafica
esempio di stratigrafia per cappotto www.europitture.it

 

3. Fibre di legno e di canapa 

Sono elementi naturali e traspiranti, più stabili e dotati di una certa massa che migliora le proprietà d’inerzia termica, le proprietà acustiche e la stabilità dei pannelli. Sono più pesanti e anche un po’ più costosi ma certamente più efficaci anche se tecnicamente dotati di minor capacità termoisolante. Questo significa che per ottenere lo stesso valore d’isolamento occorre impiegare circa 2-4cm di isolante in più rispetto ad esempio all’uso del polistirene.

 

calcecanapa_cassero
fonte: www.isodecor.it

 

4. Sughero

Stabile e resistente, con buona inerzia termica e fono isolante. È’ certamente il più stabile e meno deteriorabile ma ha prezzi più alti.

5. Paglia

Bassi costi, buone caratteristiche e stabilità ma richiede spessori notevoli che spesso non sono possibili fisicamente.

 

esempio di casa in legno e paglia - fonte :www.progettarearchitettura.it
esempio di casa in legno e paglia – fonte :www.progettarearchitettura.it

 

6. Intonaci termoisolanti

Si tratta di intonaci arricchiti di particelle isolanti (sughero, perline, vermiculite, ecc) che migliorano quindi le caratteristiche termiche del prodotto base. Vengono posti in opera spruzzandoli in facciata con spessori intorno ai 5-10cm. Certamente un sistema semplice e poco invasivo, è però poco prestante termicamente perché molto meno efficiente di un normale isolante e impiegabile in  spessori limitati.

7. Aerogel e nanotecnologia

Sono i nuovi materiali isolanti che derivano dalle ricerche condotte negli ultimi anni in campo aerospaziali. Hanno elevate proprietà termoisolanti e quindi possono essere applicati con spessori ridottissimi. Purtroppo i costi sono ancora elevati e non se ne conosce il comportamento nel lungo periodo.

 

esempio di rotolo di aerogel

(esempio di rotolo di aerogel)

La scelta delle modalità di applicazione e posa

Da controllare attentamente e’ sicuramente la scelta delle modalità di applicazione e ovviamente la verifica della corretta posa in opera.

Negli interventi di realizzazione di cappotti è fondamentale prestare attenzione a tutti i dettagli e gli elementi discontinui presenti.

Questa cura si traduce, oltre che nella scelta del corretto sistema e quindi sia dello strato di preparazione che di isolamento che di finitura, anche nell’aggiunta, rispetto alla sola applicazione del sistema scelto, di alcune lavorazioni speciali quali ad esempio:

–          L’isolamento degli imbotti delle finestre mediante posa di termo-intonaco

–          La posa di nuove soglie e davanzali sopra a quelli esistenti previa realizzazione di un taglio termico per ridurre i ponti termici già esistenti

–          L’isolamento della parte inferiore (intradosso) dei balconi e delle gronde

–          L’isolamento dell’estradosso (parte superiore) dei balconi in concomitanza con il rifacimento della pavimentazione

L’aumento della capacità isolante della parete perimetrale, per effetto della posa dell’isolante a cappotto, genera necessariamente uno squilibrio tra i diversi elementi costruttivi che si può tradurre nella manifestazione di condense o muffe. Per cercare di scongiurare tali fenomeni occorre evitare o ridurre il più possibile la presenza di ponti termici. Questi sono i punti dove non c’è continuità d’isolamento per variazioni geometriche o cambi di materiale. Su un edificio esistente questi punti devono essere individuati, valutati e risolti nel limite del possibile. Un punto critico e’ ad esempio il contorno dei serramenti dove il muro si assottiglia e vi sono davanzali, soglie e cornici a complicare il tutto; oppure la sporgenza di un balcone che taglia la facciata impedendo all’isolamento di proseguire.

Fortunatamente gli anni di esperienza nel settore specifico hanno permesso di stilare un manuale tecnico dettagliato di cosa fare e soprattutto non fare per posare in modo corretto un cappotto. Questo per evitare di non far ripetere alcuni gravi errori visti in opera negli ultimi anni: pannelli staccati, crepe ed aloni fino ad arrivare alla sempre presente muffa per il ristagno d’umidità superficiale ed interstiziale (ovvero all’interno degli strati delle murature). Se si rispettano questi criteri di qualità, la pratica dimostra che la durata dei sistemi è decisamente più lunga, almeno di cinque decenni, rispetto al periodo di prova di 25 anni stabilito nelle attuali direttive europee (fonte www.Cortexa.it).

Le grandi case produttrici hanno poi studiato le soluzioni applicabili nei diversi casi con il ciclo completo dal risanamento del supporto esistente al l’isolante fino alla tinteggiatura per dare un pacchetto completo certificato. Ultima tendenza è anche la possibilità di stipulare una polizza assicurativa a favore del proprietario dell’immobile per il cappotto per coprire quindi eventuali manutenzioni o difetti si manifestassero negli anni successivi.

Dopo quanto esposto, si capisce quanto sia ricca di sfaccettature questa modesta lavorazione. Non si deve pensare solo a quanto si migliora l’isolamento termico dell’edificio ma a come questo altera l’equilibrio dell’esistente. Per questo sicuramente consiglio di affidarsi a tecnici per le scelte e a buone imprese per la posa anticipando certamente che i vantaggi sono certi ed i costi detraibili e recuperabili come sgravi fiscali.

Ing. Elena Formenti

Architettura + Tecnica

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