Il maestro Marcello Mottadelli, residente ad Abbadia Lariana, dirigerà il concerto di chiusura della consegna dei premi Nobel di Stoccolma, in programma per il prossimo 8 di dicembre. Un momento importante e solenne, che vedrà Mottadelli cimentarsi in un recital con l’Orchestra Filarmonica Reale e Joseph Calleja, tenore proveniente da Malta.
Ma chi è Marcello Mottadelli e come è arrivato a un traguardo tanto importante?
Diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano, Mottadelli ha approfondito la sua passione per la musica alla Musik Hochschule di Vienna. Da lì in poi una serie di successi e soddisfazioni, difficilmente elencabili e di cui lui stesso prova a tratteggiare gli eventi più importanti.
«Se dovessi riassumere i momenti cruciali della mia carriera – ci spiega– dovrei includere sicuramente l’esperienza in America con Turandot e in Danimarca con il Don Carlo di Verdi. La seconda delle due, tenutasi tre anni fa, ha segnato il mio debutto al Teatro dell’Opera di Copenaghen ed è stata un’esperienza indimenticabile in quanto non avevo mai diretto prima il Don Carlo. Per una serie di cause avverse non sono riuscito a provare con orchestra, coro e cantanti ed è stata una prova molto difficile. Posso dire che in quell’occasione ho capito che avrei potuto dire la mia sui grandi palcoscenici mondiali. Non posso dimenticare, poi, la Turandot al Teatro Massimo di Palermo, dove ho finalmente diretto un’opera nel mio Paese».
Maestro Mottadelli, come e quando è nata la sua passione per la musica?
«Ho sempre amato l’organo, strumento che mi ha dato moltissime soddisfazioni. Ho capito che avrei avuto la fortuna di fare questo mestiere intorno ai 14 anni».
C’è una figura che l’ha ispirata?
«Gli interpreti sono stati tanti e, ad esempio, potrei citare il Maestro Claudio Abbado e il Maestro Seiji Ozawa. Tra i musicisti direi Puccini per l’opera e Seghei Rachmaninov per il repertorio sinfonico».
Per motivi di lavoro viaggia molto, c’è un Paese in cui è particolarmente felice di tornare?
«Mi piace molto la Corea: l’educazione e il rispetto che i coreani manifestano nei confronti di chi svolge questo lavoro è davvero notevole. Il pubblico coreano è molto giovane, appassionato ma anche competente. È piacevole, poi, esibirsi in Svezia e, ovviamente, in Italia».
Segue dei progetti musicali sul territorio lecchese?
«Mi piacerebbe molto poter regalare un concerto in piazza, a Lecco. Vorrei invitare una grande orchestra sinfonica e organizzare un evento per ricordare che Lecco è la città di Antonio Ghislanzoni. Ci abbiamo provato la scorsa estate ma purtroppo sono mancati i finanziamenti. Incrocio le dita per il futuro».
Cosa significa per lei essere direttore al Nobel di Stoccolma?
«È una sensazione che non so descrivere. Al momento sono in Corea e, poco prima di venire qui, ho tenuto un concerto per la televisione lituana: devo dire che non è facile essere tranquilli in presenza delle telecamere e so che in Svezia sarà così per tutto il tempo. La posta in palio è estremamente alta e questo mi motiva sempre di più.
Arriverò direttamente da Seoul tre giorni prima del concerto – prosegue – e dirigerò l’Orchestra Filarmonica Reale, una delle migliori al mondo. Sarà un concerto di gala in onore dei vincitori dei premi Nobel e vedrà la partecipazione della famiglia reale svedese. Un desiderio: dato che rappresenterò l’Italia all’interno di una manifestazione internazionale tanto importante, mi piacerebbe sentire l’affetto e la vicinanza del popolo del Lario».
Progetti per il futuro?
«Il 2 di gennaio partirò per quattro mesi alla volta di Copenaghen: si tratterà di dirigere diciassette recite di Traviata al Teatro Reale. A giugno terrò un concerto in Israele con il celebre tenore Roberto Alagna, in estate sarò nuovamente in Svezia e a settembre – conclude – sarà la volta di Butterfly, al Teatro Massimo di Palermo».