L’episodio risale a venerdì scorso, quando una famiglia di turisti voleva salire ai piani dei Resinelli per una scampagnata utilizzando la linea 7 delle Linee Lecco.
Sono in cinque: due nonni, una mamma e due ragazzine. Il programma prevede di usare l’autobus delle 9:39 da Ballabio per poi fare ritorno con la corsa delle 15:30 dai Resinelli. Con una giornata serena e calda la gita è davvero appetitosa. Si tratta di una scelta che i nonni, i signori Banfi di Saronno ma in questo periodo in vacanza a Ballabio, attuano spesso.
Il gruppo si presenta alla fermata con qualche minuto d’anticipo, con tanto di zaini e abbigliamento da gita e lì aspetta l’arrivo dell’autobus, che in effetti si presenta alle 9:36. Al momento di leggero fremito di quando si sta per prendere un mezzo pubblico (mentalmente si fanno in sequenza alcuni controlli in pochi secondi, si attende di capire dove si fermerà la porta di salita, uno sguardo veloce all’interno per farsi un’idea di dove andarsi a sedere, guardare l’autista per mostrargli il biglietto che si va a timbrare), beh segue la sorpresa e la delusione.
L’autobus passa via dritto. Un secondo di incredulità, ma poi la nonna e la figlia si mettono a correre dietro al mezzo urlando e mostrando i biglietti. A nulla valgono i richiami, il mezzo prosegue la sua corsa imperterrito.
Poi nascono la rabbia e la rassegnazione. “Ma che cosa credeva che facesse un quintetto con zaini in attesa alla fermata, a quell’ora?” si chiede la signora Franca Banfi (in foto con la nipotina minore) ovviamente pensando all’autista. “Mio marito ed io prendiamo spesso quell’autobus e non riusciamo a capire come sia potuto succedere. Poi ci siamo rivolti alla Polizia Locale per protestare, ma ci hanno spiegato che la cosa era fuori delle loro competenze, di rivolgerci alla società di Lecco. Ma noi siamo in vacanza, poi qualcuno mi ha suggerito di raccontare la nostra storia“.
Per le Linee Lecco risponde il direttore Salvatore Cappello dopo aver interpellato l’autista sull’episodio: “E’ un serio professionista, mai incappato in una situazione simile. Si ricorda bene la corsa di venerdì e anche il gruppo al lato della strada, che stava chiacchierando. Non gli è sembrato fossero in attesa di salire, anche perché è mancato il gesto di richiesta di fermata”, spiega il dirigente.
Ma hanno cercato di attirare l’attenzione correndo dietro al mezzo, replichiamo. “Una volta passato, difficilmente un autista guarda indietro, si va avanti, sono certo che non è stato per cafoneria. Conosco la persona, sensibile e per bene, pensi che fuori dagli orari di lavoro è impegnata anche nel sociale“, racconta Cappello. Ma erano cinque persone con zaini, nessun dubbio che fossero lì per prendere l’autobus? “In quel momento c’era affollamento nella via, il luogo poi è nei pressi di un passaggio pedonale che porta a un parco. Li ha visti tranquilli e non ha pensato fossero in attesa della corsa, piuttosto di attraversare la strada. Avrebbe avuto il tempo per arrestarsi, visto che un dosso ne rallenta la corsa poco prima. Lo ha fatto in buona fede. In assenza di cenno a fermarsi s’è verificato il fraintendimento“, conclude Cappello, … senza cenno … di scuse.