LECCO – “Liberté, egalité, fraternité oggi”, a un mese esatto dall’attentato terroristico al giornale satirico Charlie Hebdo la città di Lecco si interroga su cosa si possa fare per costruire la società di domani e lo fa ascoltando e partecipando al dibattito tra la giornalista francese di Libération Bernadette Sauvaget e il giornalista e scrittore Luigi Geninazzi.
Sabato pomeriggio nell’auditorium della Sala Ticozzi i due giornalisti hanno esposto le loro teorie riguardo alle possibili cause che hanno lasciato terreno fertile per un attentato come quello a Charlie Hebdo, a cosa non ha funzionato nell’integrazione in Francia e a come dovrebbe reagire l’Europa per contrastare simili fenomeni. Per la natura stessa di Charlie Hebdo, giornale satirico che con le proprie vignette ha sempre preso di mira sia il potere secolare che quello religioso, inoltre, argomento di discussione è stata anche la liberta di espressione per capire se, quanto e quando questa debba essere limitata.
A introdurre la discussione è stato il presidente della Provincia Flavio Polano: “I fatti di Parigi non ci hanno toccati personalmente, ma non ne siamo potuti restare indifferenti. Ora è importante non cadere nell’errore di lasciarci prendere dal pregiudizio e dall’odio indistinto verso lo straniero, ma dobbiamo interrogarci su cosa fare per costruire la società di domani e su quali basi lavorare per l’integrazione”.
A prender parola, poi, è stato Olivier Brochet, console francese a Milano che ha ringraziato gli italiani “per la vicinanza dimostrata alla Francia dopo l’attacco terroristico subìto” e ha letto un discorso incentrato su come “siano stati colpiti i valori fondamentali della repubblica, la libertà, l’uguaglianza e la fraternità, nati in Francia e abbracciati da tutta l’Europa” e su come questi siano “un tesoro da difendere, da passare alle future generazioni e una bussola per orientarsi”.
Il console Brochet ha parlato anche nello specifico di Charlie Hebdo: “Non tutti hanno letto o apprezzato questo giornale satirico, ma dopo l’attentato essersi uniti dietro lo slogan je suite chiarlie significa voler essere dalla parte della libertà di espressione senza la quale la tirannia spaventa”.
Prima di passare al dibattito vero e proprio la conferenza si è interrotta per un qualche minuto per permettere ai musulmani presenti in aula di raccogliersi in preghiera. Una decina di uomini si sono raggruppati in fondo alla sala, hanno tolto le scarpe e hanno pregato a bassa voce mentre il resto dei presenti ha atteso in silenzio che concludessero il loro rito.
Ripresa la conferenza ha preso parola Bernadette Sauvaget, giornalista di Libération, che come prima cosa ha cercato di spiegare come i francesi vivono il concetto di laicità: “la Francia è stata fondata sulla lotta al potere della chiesa, quindi i francesi hanno molto a cuore la loro libertà religiosa proprio per la memoria storica che hanno, ma questo concetto di anticlericalismo spesso è difficile da far comprendere a chi è all’esterno”.
Sauvaget poi ha spostato l’attenzione sull’antisemitismo, sulla fratellanza e sulle problematiche dell’integrazione in Francia: “Il tema della fratellanza è stato molto sentito nei giorni dopo l’attentato a Charlie Hebdoe. Molti musulmani sono scesi in piazza a manifestare non in quanto musulmani, ma come cittadini francesi. Al tempo stesso è stata data anche attenzione agli ebrei che vivono in Francia e che sono stati colpiti proprio in quanto ebrei, se dopo gli attentati di Tolosa si erano sentiti soli, questa volta la Francia ha aperto gli occhi sull’antisemitismo ancora presente e vivo nella nazione. Da questi due aspetti è nata la discussione su cosa siano realmente l’uguaglianza e la fratellanza. Sono 25 anni che la Francia si interroga circa l’integrazione, ma è evidente che i discorsi politici attuali non siano all’altezza di questa sfida”.
“La Francia è ancora a rischio di simili episodi di violenza – ha concluso la giornalista di Libération – le elezioni si stanno avvicinando e il dibattito politico sull’integrazione è acceso e credo lo resterà ancora per molto tempo”.
Il giornalista Luigi Geninazzi, invece, ha aperto il suo intervento con i quesiti “cosa ha trasformato quei ragazzi in feroci terroristi?” e “come si può contrastare il terrorismo in modo efficace?”.
“Non ci troviamo più di fronte a dei terroristi anonimi venuti da lontano, quelli che hanno fatto l’attentato a Charlie Hebdoe erano immigrati di seconda generazione e il loro urlo di rivendicazione l’hanno fatto in perfetto francese – ha spiegato Geninazzi – se è sbagliato vedere tutti i musulmani come terroristi è altrettanto fuorviante non collegare questa violenza all’Islam perché a muovere quei ragazzi è stata una religione trasformata in ideologia. Quello a cui siamo di fronte ora è una nuova ideologia totalitaria, che sogna una rivoluzione globale e dà identità a quegli immigrati delusi dall’Occidente, colpiti dalla crisi che nelle banlieue hanno trovato il loro microcosmo opposto a tutto il resto”.
A questo discorso Geninazzi ha collegato quelli riferiti alla libertà di espressione e alla laicità: “Ora la laicità è vista come un baluardo universale contro ogni fondamentalismo religioso, la satira che ne è espressione, però, non può essere illimitata. Come non si può scherzare sulle camere a gas così non si può scherzare su Dio. Se si prendono in giro gli uomini di chiesa è satira, ma se si insulta Dio diventa blasfemia: la satira non deve essere senza limiti perché non deve esserci il diritto all’insulto. La laicità, poi, non può essere la regola asettica del non dire quello che si è per non dare fastidio all’altro: la tranquilla fierezza per ciò che siamo è la giusta risposta verso chi vuole distruggerci”.
A conclusione della conferenza, infine, i rappresentanti della Casa sul Pozzo, di Les Cultures, di Casa Don Guanella e del Centro Culturale Assalam di Lecco hanno portato le loro esperienze maturate in questi anni in merito all’integrazione sul territorio cittadino di immigrati di prima e seconda generazione.