LECCO – Ci scrive Giorgio Buizza, ex consigliere comunale e agronomo. Nelle ultime settimane ha guidato la battaglia contro l’abbattimento degli alberi in centro Lecco e riguarda proprio un suo personale sopralluogo in un parcheggio cittadino quanto racconta in una sua lettera.
“Questa mattina, domenica, alle 10,20 circa, sono andato a fotografare alcune piante nel parcheggio di via San Nicolò, presso la Clinica Talamoni, a Lecco.
Due o tre macchina parcheggiate vicino all’ingresso, nessun altro in vista.
Ho appoggiato la bicicletta e ho scattato due fotografie ad una aiuola a lato del parcheggio. Nel frattempo ho notato, che i tombini per lo scarico delle acque piovane erano completamente intasati, con l’erba che usciva dai chiusini, e ho fotografato anche quelli (avevo letto dell’allagamento del parcheggio di Via Gorizia).
Non ho fotografato automobili in sosta; non ho fotografato persone, non ho fotografato targhe; solo cespugli, muretti, tombini e erbe spontanee. Alberi, purtroppo, non ce ne sono più.
Sono stato avvicinato da un signore, in tenuta da steward, con camicia bianca e qualche distintivo su cui non mi sono soffermato, che mi ha detto perentoriamente che non potevo fotografare. Ho fatto presente che stavo fotografando i cespugli delle aiuole, ma mi ha risposto che non ero autorizzato a scattare fotografie in quell’area. Ho replicato che mi trovavo su suolo pubblico e che non mi risultava che ci fossero divieti.
Risposta: “L’area è del Comune, ma il parcheggio è gestito da Linee Lecco e, da regolamento, non si può fotografare”. Ho fatto presente, amichevolmente, che siamo tutti cittadini e che mi sembrava strano questo richiamo. A questo punto mi ha chiesto (letterale): “Vede negri qui intorno?” Risposta: “Scusi: non ho capito”.
Nuova domanda “Vede negri qui intorno?” “Non ne vedo, ma che cosa significa?” “Vede ambulanti qua intorno? Vede abusivi? Quelli che vendono abusivamente? Io sono qui a curare che non ci siano gli abusivi”.
Ho realizzato che la persona in uniforme era l’addetto di Linee Lecco incaricato di impedire la sosta dei venditori ambulanti che trovano (trovavano) sfogo nelle aree di parcheggio per i loro miseri traffici.
Ho realizzato che non valeva la pena continuare a discutere con una persona incaricata di tale “qualificata” e vitale mansione. Ho solo replicato dicendo “Visto che sta vigilando sul parcheggio segnali, per favore, che i tombini sono intasati e che non scaricano”. Risposta. “Mandi una mail a Linee Lecco e segnali lei. C’è una mail apposita per le segnalazioni”.
Ho replicato che la vicenda sarebbe finita sui giornali e ho chiuso la macchina fotografica.
Mentre il soggetto in uniforme faceva ulteriori pesanti commenti sugli elettori di questa città, sul loro voto e su chi avevano eletto per due volte di fila, ho ritenuto di lasciar perdere e di fotografare gli arbusti che mi interessavano dall’esterno del parcheggio anziché dall’interno.
In altra occasione spiegherò perché mi interessava fotografare la vegetazione delle aiuole del parcheggio.
Confesso che ho provato un profondo disagio da questo incontro, disagio che non avevo mai provato in tanti anni di frequentazione del parcheggio, neppure alla presenza di una squadra di 4 o 5 poveracci che con il sorriso sulle labbra mi offrivano l’ombrellino o l’accendino e che mi salutavano gentilmente o con una battuta scherzosa.
Ho realizzato anche che il recente aumento delle tariffe dei parcheggi di Linee lecco di circa il 50% è servito anche ad assumere steward di questa portata professionale.
Resta da chiarire se effettivamente esiste un regolamento che vieta di fare fotografie all’interno del parcheggio. Se esiste, qualcuno ne dia pubblica comunicazione, possibilmente motivata, e apponga la necessaria segnaletica. Sarebbe una cosa molto triste essere tornati a limitare il diritto di fotografare, in una area pubblica priva di persone e di auto. Cosa ci sarà mai di riservato e top-secret in un’aiuola? Segreti militari? Spionaggio internazionale? Caccia al clandestino?
Il pensiero è andato agli anni di gioventù trascorsi all’estremo nord del Friuli dove era vietato fotografare tutta la zona di confine con la Jugoslavia: erano però i tempi di Tito, delle guardie di confine, dei blocchi est-ovest. Erano 50 anni fa. Pensavo che questa fase fosse superata.
Se questo divieto esiste mi autodenuncio: confesso di essere in possesso di immagini del parcheggio di via Parini sotto il cimitero, del parcheggio ex Serpentino, del parcheggio di via Nullo, di altri parcheggi ove sopravvivono alberi ed arbusti.
Da ultimo ho notato l’arroganza che deriva dall’indossare una divisa: c’è modo e modo di fare il sorvegliante; credo, ma è una sensazione tutta personale, che la persona che ho incontrato non sia la più indicata, soprattutto se utilizza il suo ruolo e il suo grado per far valere regolamenti di cui nessuno conosce l’esistenza e che potrebbero essere solo frutto della sua fantasia o frustrazione dovuta al fatto di stare a fare la guardia ad un parcheggio vuoto (almeno in quel momento).
Mi auguro che Linee Lecco informi tempestivamente i cittadini sulla segretezza dei luoghi di parcheggio all’aperto. Vorrei evitare ad altri la brutta esperienza che è capitata a me”.