LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Buonasera,
sono un normale cittadino colichese che si pone come obiettivo quello di non far calare l’attenzione su un’eventuale richiesta del titolo di città per lo splendido Comune in cui vivo. Sono stato io a lanciare la proposta, alla quale già pensavo da diversi anni. E l’ho fatto perché sapevo (e so) che Colico ha tutte le carte in regola per ottenere l’onoreficenza.
Oggiono lo ha richiesto e lo ha ottenuto, anche Mandello qualche mese fa ha seguito l’esempio brianzolo e ha avviato l’iter burocratico. Ritengo inutile elencare nuovamente tutti i requisiti soddisfatti, ma vorrei evidenziare come Colico rappresenti il centro più importante dell’Alto Lago, in continua crescita sotto ogni punto di vista, un cammino che sta conducendo il mio paese a diventare una Città. Come lo sono da decenni Chiavenna e Morbegno.
Mi ha fatto enorme piacere vedere come la proposta sia stata positivamente accolta, a partire da Marco Masetti (FDI) che l’ha lanciata sostenendola fortemente e prendendola a cuore. E ho potuto constatare anche l’approvazione di Francesco Cappelletti e di tanti cittadini.
A chi dice che Colico dovrebbe prima essere dotata di “grandi” servizi, rispondo che innanzitutto non è un requisito fondamentale avere un ospedale o qualche sede territoriale in più. Vedasi Oggiono, o tanti comuni italiani con titolo di città che superano di poco i 500 abitanti. E poi, lo stesso titolo contribuirebbe ad un maggiore senso civico, ad una maggiore identità, ad un maggiore orgoglio di essere Colichesi.
Dal punto di vista del Comune, però, questo dovrebbe impegnarsi nell’onorare il titolo. Puntando sulla mobilità per i cittadini (un servizio bus urbano non in continua riduzione, ma completo, efficace e che colleghi tutte le frazioni, come Tirano) e per i turisti (Perledo quest’anno ha introdotto una navetta per tutto il periodo estivo). Partecipando a più concorsi (ad esempio, Bellano come “Capitale della cultura”). Ho pensato anche a titoli come “Bandiera arancione” o “Cittàslow”, in virtù della lunga storia e del gran numero di beni storici presenti sul territorio, dell’armonia tra verde e nuclei abitati, della tradizione culinaria. Di certo occorre impegnarsi nella realizzazione di più infrastrutture: penso al cinema, servizio questo sì fondamentale e assente da troppi anni, o ancora ad un’autostazione che affianchi quella ferroviaria, riqualificando in accordo con RFI l’area dello scalo merci dismesso. Oppure ad incontrare la Regione per poter contare su un presidio dell’ASL non in continua riduzione, ma aperto tutti i giorni e anche alcuni pomeriggi a settimana. Come può il presidio olginatese, che conta meno abitanti di Colico, essere aperto due giorni su sette anche nel periodo pomeridiano e Colico no? Non siamo cittadini di serie B. Per non parlare della sede degli ambulatori, al secondo piano di un appartamento in piazza Garibaldi.
E poi un maggior impegno in Provincia: quattro anni fa ci è stato negato il liceo scientifico presso il complesso del “Marco Polo”, mentre la provincia di Sondrio continua a potenziare gli indirizzi chiavennaschi con la futura introduzione del “liceo sportivo”. E’ stata una bocciatura inaccettabile e disinteressata, verso un territorio troppo spesso dimenticato anche dall’amministrazione provinciale.
Concludo con la riqualificazione dei beni storici stessi, che può partire da un qualcosa di semplicissimo: più indicazioni, in particolar modo storiche. Parlo delle chiese ma anche dei numerosi nuclei storici (come Fontanedo, Fumiarga, Villatico). E le descrizioni dovrebbero essere tradotte in inglese, per sviluppare un turismo, anche estero, orientato non solo verso il Lago, ma anche verso tutto ciò che abbiamo la fortuna di avere sul territorio.
Troppo spesso sento dire che non si può, che non ci sono i soldi. Non è vero. Recentemente (e giustamente, per carità) l’attuale Amministrazione ha stanziato circa centomila euro per il rifacimento della Piazza Giovanni Paolo II di Villatico e per l’asfaltatura di alcune strade. Dunque, non siamo al verde. Né si può continuare con un risparmio diventato quasi ossessivo. Lo dico con un linguaggio “pedestre” ma chiaro: i soldi ci sono e devono girare. Altrimenti come si può pensare di progredire? Ciò che io ho elencato non è affatto impossibile.
Non ho ovviamente scritto la lettera per crogiolarmi del successo nella diffusione del progetto riguardante il titolo di Città, ma ho scritto perché è necessario cambiare, dare una svolta. Sta diventando una necessità. Dal punto di vista del titolo di “città”, da me lanciato, come ho già evidenziato, la mia intenzione è quella di non dimenticarsi della grande opportunità”.
Alessandro Bonini
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