MANDELLO – Due Milano-Taranto, due Giri d’Italia, tre volte classificato al Tourist Trophy, primatista mondiale con la Moto Guzzi 1000 e il Garelli 50 e 150 gare disputate, fino al 1989. Poi una serie di viaggi solitari e una intensa attività di giornalista e scrittore. Qualcuno lo aveva definito “il poeta volante”. Quel che è certo è che nel mondo del motociclismo forse non c’è mai stato un personaggio come lui.
Roberto Patrignani era nato a Firenze il 21 novembre del ‘35. E ieri, 21 novembre, Mandello gli ha reso omaggio con una serata “On the road” in scena al teatro “De Andrè” tra racconti, testimonianze, letture, fotografie e filmati. Una serata di ricordi, ma anche di emozioni forti per chi ha conosciuto Patrignani e la sua immensa passione per le moto. Già, con le moto lui ci parlava, è stato detto e ripetuto. E alle sue amate “due ruote” dava naturalmente del tu.
C’erano piloti di un passato più o meno lontano, ieri a Mandello. C’erano viaggiatori e c’erano soprattutto tanti appassionati. Ma prima ancora che la serata avesse inizio sul palco del “De Andrè” avevano preso posto due ospiti illustri: la Vespa 150 con cui Roberto Patrignani effettuò nel 1964, dunque esattamente 50 anni fa, lo storico raid Milano-Tokyo (che lui stesso ancora molti anni dopo avrebbe definito “il viaggio più bello della sua vita”) e la Guzzi Dingo 50 protagonista due anni dopo della traversata africana da Città del Capo all’Asmara.
Il tempo di alzare idealmente il sipario e di abbassare luci in sala e c’è stato subito posto per la prima emozione della serata. “Oggi è il giorno del tuo compleanno – è stato detto – e noi siamo qui per ricordarti e per ricordare i tuoi viaggi”.
Sedute in prima fila c’erano Connie, la moglie di Patrignani, e sua figlia Marzia. L’altro figlio, Franco, sarebbe salito di lì a poco sul palco per “raccontare” suo padre, ma anche perché a sua volta protagonista l’estate scorsa di un coast to coast negli Stati Uniti in sella a una Vespa GTS 300. Un viaggio in solitaria proprio in ricordo dell’impresa di papà di mezzo secolo prima e ben oltre 7.000 chilometri percorsi seguendo la mitica Route 66, una tra le prime highway americane.
La prima testimonianza è stata quella di Carlo Maglia del Club Vecchie ruote del Lario, che insieme alla famiglia Patrignani aveva promosso la piacevole serata, affidandone la conduzione alla competenza di Oscar Malugani. Poi, uno dopo l’altro, sono saliti sul palco Franco Daudo, direttore della rivista “Moto storiche”, l’assessore comunale Grazia Scurria e il giornalista Carlo Canzano, oltre a Giampiero Gatti (campione italiano di motociclismo, presente alla partenza da Milano del mitico raid del ’64) e a Learco Stucchi del Vespa club Lecco. Poi ancora Dario Polvara, protagonista quest’anno di un viaggio in solitaria nei Balcani con una Vespa dedicato proprio a Patrignani, l’ex pilota mandellese Ezio Gianola (che fu vicecampione del mondo nella “125”), Daniele Torresan, press officer del Gruppo Piaggio, e Angelo Tenconi, classe 1934, specialista delle gare in salita, sette volte campione italiano, cinque volte campione europeo e il cui nome e la cui fama si legano anche alla Ballabio-Piani Resinelli.
“Roberto faceva il pilota per passione – ha detto Daudo – ed era un giornalista narratore, al punto che nessuno è riuscito a scrivere di motociclismo come scriveva lui”. “Quando l’ho conosciuto – ha aggiunto – lui si è presentato quasi in punta di piedi, direi in modo leggero. Mi ha chiesto semplicemente cosa volevo che lui scrivesse. E ho capito subito chi avevo di fronte. Lui sfidava il mondo, ma voleva che il mondo stesso lo aiutasse a sfidarlo. E con il mondo Roberto parlava attraverso le moto”.
La serata mandellese aveva ottenuto il patrocinio del Comune. E Grazia Scurria, intervenendo non soltanto in veste di assessore ma anche di amica della famiglia Patrignani, ha ricordato gli anni in cui frequentava la casa di Roberto perché compagna di studi di Marzia. “Quando sono entrata per la prima volta nello studio di suo padre – ha detto – mi si è aperto un mondo. Là dentro c’erano tutti i suoi ricordi più significativi: quelli dei suoi viaggi, delle sue corse e delle sue imprese”.
“Io Roberto l’ho conosciuto invece attraverso i suoi reportage sulla Milano-Tokyo del ’64 – ha affermato Carlo Canzano – e quando l’ho incontrato di persona ho scoperto che aveva un grande fascino. Scriveva bene, ma era bello anche sentirlo raccontare, come quando una sera mi parlò del viaggio che nell’81 aveva fatto a piedi da Milano a Ospedaletti,in Liguria, senza una lira in tasca per capire cosa significava anticamente spostarsi, chiedendo ospitalità dove capitava, quasi fosse un mendicante…”.
Giampiero Gatti, che conobbe Patrignani nel ’56, ha parlato di quando Roberto si era messo in mente di andare da Milano alla Cina a cavallo sulle orme di Marco Polo. “Poi pensò alla moto – ha detto – e propose quel viaggio anche a me, ma io ero prossimo a sposarmi e poi non avevo il suo stesso spirito di avventura”.
Learco Stucchi ha ricordato i primi passi mossi dal Vespa club Lecco, costituito nel 2006 ma che già esisteva negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando ne fu presidente Giancarlo Colombo, oggi splendido ultranovantenne tuttora alla guida del Moto club Lecco, a sua volta ieri sera in platea con a fianco il segretario del sodalizio, Alberto Riva, e Luciano Gazzola, che fu pilota e collaudatore in Guzzi.
Dopo la testimonianza di Ezio Gianola (che facendo anche divertire i presenti ha parlato dei suoi inizi di carriera, oltre che suoi ripetuti incontri con Patrignani), Daniele Torresan ha spiegato che “se oggi esiste il Museo storico della Guzzi lo dobbiamo proprio a Roberto”. “Fu lui a togliere le motociclette dal magazzino in cui si trovavano – ha detto – e fu lui a catalogarle e a trovare loro una degna sistemazione”.
Quindi altre immagini e altre testimonianze. E, alla fine, un lungo applauso tutto per lui, tutto per Roberto Patrignani.
DI SEGUITO, LA GALLERIA FOTOGRAFICA CON LE IMMAGINI DELLA SERATA MANDELLESE DEDICATA A ROBERTO PATRIGNANI