MANDELLO – Partire un giorno del 1979 su una barca lunga 10 metri, lasciare con un’altra ventina di connazionali la terra in cui si è nati e si è cresciuti e approdare – dopo un viaggio che definire avventuroso è certamente riduttivo – dapprima sull’isola abbandonata di Pulau Bidong e infine a un campo profughi a Kuala Lumpur, la più grande città della Malesia.
Da lì il trasferimento a Latina, quindi a Roma e, dalla capitale, al Nord Italia e al Lario. E a Mandello l’inizio di una nuova vita, in ogni senso. La storia di Hoang Truong, origini vietnamite, e della sua famiglia è un libro da sfogliare. E più d’uno sono i capitoli scritti sul lago.
Sono passati 35 anni da quel 1979, quando l’Associazione genitori di Mandello (a presiederla era Luciano Colombo, morto tragicamente sul McKinley nel maggio 2011) si mobilitò con successo per ospitare in paese la famiglia Truong, in fuga dal Vietnam in guerra.
In riva al Lario giunsero Lac Minh, sua moglie Quang (entrambi classe 1950) e i loro quattro figli Hoang (nata nel 1968), Nhut (di due anni più piccolo), Ngo (classe 1975) e Hoang Oanh, 2 anni ancora da compiere.
Qualche mese al Seminario clarettiano di Lierna, poi il trasferimento alle ex scuole di Olcio. E nella frazione mandellese nasce, nel luglio 1980, il quinto figlio dei coniugi Truong. E’ un maschio. Mamma e papà lo chiamano Y Niem, che in lingua vietnamita significa “Ricordo d’Italia”.
Nel frattempo Lac trova occupazione presso la “Gilardoni cilindri” di Mandello, dove successivamente avrebbe lavorato anche sua moglie. Hoang, la più grande dei cinque figli (a battezzare tre di loro a Olcio fu il missionario mandellese padre Mario Marazzi), va a scuola a Mandello e, ultimata la media dell’obbligo, si iscrive a Lecco al Liceo scientifico “G.B. Grassi”, che frequenterà per due anni a mezzo.
Nel 1987 la famiglia vietnamita lascia Mandello e l’Italia per raggiungere il Canada, dove vivono due fratelli e un cugino di mamma Quang, che avverte (e soffre) particolarmente il distacco dalla propria famiglia.
I coniugi Truong e i loro cinque figli vanno a vivere a Abbotsford, una città della Columbia Britannica nel distretto regionale di Fraser Valley, e Quang va a lavorare nella fabbrica dei figli di un fratello. Lac studia la lingua inglese e trova lavoro dapprima in un’officina e poi in una fabbrica specializzata nella costruzione di finestre, dove sarebbe rimasto fino al 2011. Sua moglie, ora impegnata nella pizzeria di famiglia, avrebbe successivamente lavorato in un’azienda specializzata nella realizzazione di mute da sub.
Hoang e la sorella scelgono invece di percorrere altre strade: la maggiore va a Toronto a studiare l’italiano e in seguito decide di frequentare un Master proprio di italiano, mentre Hoang Oanh si specializza in fashion design, si sposa e va a vivere in North Carolina.
Hoang nel 2005 si trasferisce a Los Angeles, dove si dedica all’insegnamento. Nel 2012, in Canada, il matrimonio con Daniel Chappell, americano. Il legame con l’Italia, con Mandello e con le persone conosciute in riva al Lario, però, non si spezza, anche perché Hoang è rimasta affascinata dallo studio della letteratura italiana.
Sua sorella a metà anni Novanta torna in Italia, mentre Hoang rivede per la prima volta il nostro Paese – dopo la partenza per il Canada avvenuta come detto nell’87 – nel 1996. Vi torna poi l’anno successivo per un lavoro di ricerca e una terza volta nel 2006. Nei mesi scorsi Hoang decide di tornare in Italia per migliorare e approfondire la conoscenza della nostra lingua e frequentare un corso all’Università per stranieri di Perugia. Prima, però, vuol fare tappa a Mandello, dove è giunta nei giorni scorsi con il marito Daniel.
Il tempo di un’escursione in battello e di riabbracciare le persone che sul finire degli anni Settanta avevano accolto lei e la sua famiglia a Olcio, poi la partenza per l’Umbria, dove Hoang rimarrà fino ai primi giorni del mese prossimo. Il rientro negli Stati Uniti è previsto infatti per il 6 agosto.
“Sono felice di essere tornata – ha detto Hoang al suo arrivo sul Lario – perché a Mandello ho lasciato un po’ del mio cuore e perché degli anni trascorsi a Olcio ho un bellissimo ricordo”.
Un legame, quello con la terra lariana, confermato anche dalle lettere spedite nel corso degli anni agli amici mandellesi. “Abbiamo sempre pensato a voi – scriveva Lac, oggi in pensione, pochi mesi dopo aver lasciato l’Italia per il Canada – Qui la vita è più o meno come in Italia, ma la gente non è come quella di Mandello. Qui sono un po’ più chiusi…”.
E nel 1994 proprio Hoang scriveva: “Ricordiamo tutti gli amici di Mandello e di Olcio. Noi siamo cresciuti. Io ho 26 anni e sto finendo biochimica, poi comincerò a studiare letteratura italiana. Nhut e Ngo studiano economia, Oanh finisce il liceo quest’anno e Y Niem è in prima liceo”.
Ora l’arrivo in Italia. E nel libro della vita di Hoang si aggiunge un altro capitolo, un’altra bella pagina di attaccamento al nostro Paese, alla nostra gente e alle nostre tradizioni.