LECCO – “Tra poche settimane finiremo con i lavori di superficie e inizieremo a scavare” ad annunciarlo ai cittadini di Chiuso, riuniti venerdì sera presso la Casa sul pozzo, in occasione dell’assemblea pubblica con i cittadini sul tema Lecco – Bergamo, è stato Rocco Cardamone, consigliere provinciale con delega a Lavori pubblici, Viabilità e Infrastrutture.
Un incontro, quello organizzato dal Comitato di Chiuso, che ha permesso di fare il punto della situazione di un’opera che sin dalla sua progettazione ha subito ritardi e cause giudiziarie: “L’incontro di oggi – ha esordito Michele dell’Oro del comitato di Chiuso – è stato fortemente voluto dai noi cittadini per capire, una volta per tutte, quanto tempo ci vorrà per vedere finalmente realizzata l’opera e per tutelare le nostre abitazioni poste nelle zone limitrofe del cantiere”.
Un’opera su cui pesa un ‘buco’ di 18 milioni di euro da reperire: “Una cifra molto significativa – ha spiegato Rocco Cardamone consigliere provinciale – derivante da un contenzioso sullo smaltimento delle terre di scavo: inizialmente la Provincia aveva messo a disposizione, per lo smaltimento dei materiali di scarto provenienti dalle operazioni di scavo, l’ex cava Mossini, sita a soli 5 km dal cantiere, ma a seguito di un rinnovo del piano cave, l’area inizialmente predisposta non è stata più utilizzabile, costringendo l’impresa Salini a trasferire gli inerti da scavo nella Miniera di Rio Gambaione di Cassago, posta a 25km di distanza. Il costo complessivo dell’opera, nella data odierna, ammonta così a 118 milioni di euro, 100 milioni ci sono già, restano da trovare i restanti 18”.
Il pubblico, sbigottito e spaventato dalla possibilità di vedere lasciato a metà un’opera per loro di vitale importanza, poiché “permetterebbe di alleggerire in modo significativo il traffico nella strada principale del rione”, ha chiesto a gran voce come si sarebbero mossi “gli addetti ai lavori” per reperire i fondi mancanti.
“Abbiamo due possibilità – ha risposto il consigliere provinciale Cardamone – la prima prevede di stilare una nuova perizia in diminuzione, ma è molto rischiosa, poiché vi è il rischio di un nuovo contenzioso con l’azienda; la seconda possibilità prevede di recuperare i 18 milioni dal governo e dalla regione, una strada apparentemente più lineare, ma difficile da percorrere, poiché dovremo dimostrare che questi 18 milioni servono ad un progetto che si trova a uno stadio di avanzamento significativo e in continua progressione, cosa che in questo momento è molto difficile da dimostrare, sarà una strada molto difficile quindi, ma ci impegneremo a fondo per poterla percorrere tutta”.
I lavori intanto proseguono e nelle prossime settimane l’obiettivo sarà quelli di concludere gli interventi in superficie nella zona limitrofa alla chiesa del Beato Serafino per poter iniziare con le operazioni di scavo:
“Attualmente sono in corso le attività relative alla realizzazione del manufatto interno in prossimità del pozzo di imbocco e la sistemazione dei percorsi carrabili e pedonali esterni alla galleria per consentire il ripristino di Corso Bergamo in direzione Lecco . Nelle prossime settimane, una volta conclusi i lavori in superficie, l’area cantiere diminuirà in modo significativo – ha spiegato l’ingegner Angelo Valsecchi responsabile unico del Procedimento – ‘a cielo aperto’ rimarrà solo un buco che servirà per introdurre i macchinari di ventilazione all’interno dello scavo”.
“Lo scavo della galleria avverrà in tre fasi – ha spiegato l’ingegner Agostino Polimeni direttore dei lavori – prima verrà consolidato il terreno sovrastante, successivamente si inizierà lo scavo e infine verrà rivestito. I lavori si svolgeranno h24 senza sosta”. E sono proprio i lavori h24 a spaventare maggiormente i cittadini che risiedono nelle abitazioni limitrofe al cantiere: “lo scavo avverrà in maniera meccanica, i rumori saranno ridotti al minimo anche grazie a delle barriere anti-rumore che verranno installate in questi giorni” ha rassicurato l’ingegner Polimeni.
“La nostra speranza è che il cantiere duri il meno possibile – ha commentato Cardamone – per ridurre al minimo i danni che potrebbero verificarsi alle vostre abitazioni, siamo sinceri stiamo scavando sotto le vostre case e la possibilità che si verifichino danni non è esigua”. Proprio per “ripararsi” da eventuali danni l’azienda che si occupa dei lavori ha stipulato un’assicurazione che in caso di danni ad abitazioni risarcirà i proprietari dell’immobile del valore del danno: “ questa assicurazione il cui massimale ammonta a 5 milioni di euro – ha spiegato la dottoressa Barbara Funghini – durerà fino al collaudo provvisorio dell’opera, al termine di esso verrà stipulata una seconda polizza per errori di progettazione”.
“Ad oggi non abbiamo una data definitiva di fine lavori – ha concluso Cardamone – negli anni scorsi abbiamo peccato di ottimismo, comunicando date che non siamo mai riusciti a rispettare e per questo chiedo venia e preferisco non sbilanciarmi su un’eventuale data di fine lavori”.