Sos Genitori. Imparare a desiderare e ad attendere a Natale

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Natale si avvicina. Ce ne rendiamo conto quotidianamente: la pubblicità diventa più martellante del solito, nei supermercati siamo sommersi da decorazioni e giocattoli, per le vie dei paesi si accendono le luminarie.

E molti genitori, come la mamma che ci ha scritto, iniziano a pensare a come accompagnare i propri bambini in questo periodo di attesa.

Lucia-Riva-Elisabetta-Vitali-300x225“Buongiorno, sono Cristina, mamma di due bimbi di 5 e 2 anni e mezzo. Vi scrivo per avere qualche dritta su come aiutare i miei figli ad imparare ad “attendere”. Diciamo che aspettare in generale non è il loro forte, anzi! Vogliono tutto e subito. Vorrei quindi approfittare dell’occasione del Natale per far loro vivere positivamente che le cose belle a volte bisogna attenderle con pazienza, altra parola che nel loro vocabolario sembra non esistere. Sto pretendendo troppo?”.

Al di là di ogni convinzione religiosa, il periodo natalizio per eccellenza è il periodo dell’attesa. E diciamocelo: in generale chiedere ad un bambino di aspettare non è chiedere poco. Implica infatti che il piccolo riesca a non farsi sopraffare dal proprio bisogno o desiderio imminente, ma impari a gestirlo e spostarlo in là nel tempo.

Sono fatiche che emergono quotidianamente nelle richieste che i nostri piccoli ci fanno: “Quando arriviamo?” durante i viaggi in macchina; “Ho fame, quando è pronto?” quando si avvicina l’ora di cena; “Vieni a giocare con me?” mentre siamo al telefono.

Per imparare ad attendere serve allenamento. E’ necessario intanto che i genitori permettano loro di fare questa esperienza e che non li accontentino subito (o a volte ancora prima che la richiesta venga posta). E che sia un apprendimento graduale. Non possiamo chiedere ad un bimbo di due anni di attendere mesi prima di ottenere qualcosa. All’inizio sono necessari piccoli lassi di tempo, pochi minuti, alla scadenza dei quali si può sottolineare come sia stato bravo ad aspettare e che come promesso ciò che è stato richiesto è poi arrivato.

biscotti-alberi-nataleDetto questo, Natale è un’ottima occasione per far fare esperienza del desiderio e dell’attesa ai propri bambini, ma logicamente tutto va calibrato in funzione della loro età.

Vediamo allora quali mezzi abbiamo a disposizione.

La letterina a Babbo Natale. Scrivere la famosa letterina è un gesto che si compie ritualmente in molte famiglie con modalità diverse. Per i più piccoli spesso è un collage di immagini ritagliate da cataloghi di giocattoli; c’è chi fa un vero e proprio elenco della spesa e chi si limita ad un solo giocattolo. C’è poi chi la attacca ad un palloncino e la fa volare in cielo, chi la imbuca nella cassetta delle lettere, chi la lascia sul davanzale della finestra.

Ma cosa significa scrivere a Babbo Natale per un bambino? Per prima cosa questo gesto lo obbliga a pensare a ciò che desidera. Deve fare una scelta. Cosa voglio veramente? Perché tutto non si può mettere, e scegliere una cosa implica rinunciare ad altre. Ecco allora che la letterina ci permette di eliminare le due parole che spesso associamo alla fatica dei bambini di aspettare. “Tutto” e “subito”.

Può quindi essere utile dare il tempo necessario ai bambini per decidere, perché una volta scritta e spedita non si torna più indietro. Avvisiamoli che tra qualche giorno la scriveremo insieme. Diamo loro modo di avere il tempo di cambiare idea e di rifletterci bene prima di mettere il tutto nero su bianco. Ascoltiamo i loro dubbi, se ne hanno; aiutiamoli a far emergere ed ad ascoltare i propri desideri, poiché l’esperienza sarà più significativa ed educativa se dovranno attendere qualcosa che vogliono veramente.

Il calendario dell’avvento. Anche questo strumento è molto utilizzato nelle nostre case, anche se non sempre è strutturato in modo così funzionale all’attesa. Ad esempio, i calendari con finestrelle sparse in disordine dietro le quali troviamo i cioccolatini spesso per i più piccoli sono poco indicativi del tempo che passa e di quello che manca all’arrivo del Natale. Molto più intuitivi e comprensibili visivamente sono ad esempio quelli formati da tanti sacchettini in fila lungo un nastro che possiamo appendere ad una parete. In ogni sacchetto poi ciascun genitore deciderà cosa mettere, ma l’aprire ogni giorno un sacchettino ed avere costantemente sotto gli occhi quanti ne mancano attaccati al filo rende maggiormente l’idea del tempo che passa e dell’avvicinarsi del Natale.

Anche il contenuto dei sacchetti può aiutare. I pezzettini di un puzzle per i più grandi, le decorazioni dell’albero o le statuine del presepe anche per i più piccolini, permettono loro di comporre piano piano un qualcosa che sarà terminato solo nell’imminenza del 25 dicembre, ma che ogni giorno sarà un po’ più completo.

Non sarà quindi un “aspettare passivamente”, che rende l’attesa ancora più difficile perché subita. Ma avrà il sapore del “fare insieme”, non tutto e non subito, avendo la pazienza di rimandare a domani per aggiungere un pezzo in più.

Ecco allora che questo periodo può davvero aiutare i bambini a fare l’esperienza positiva dell’attesa. Ma ricordiamoci che uno dei nostri compiti educativi di genitori è permettere ai nostri figli di scoprire i propri desideri, di imparare ad aspettare e di impegnarsi perché di realizzino tutti i giorni dell’anno.

Lucia Riva e Elisabetta Vitali
Pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru

www.consulenzapedagogicakoru.it

Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it

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