CALOLZIOCORTE – Oratorio di Sala di Calolziocorte gremito, venerdì sera, per l’ultimo appuntamento con il ciclo “Vivere la legalità” organizzato dall’associazione giovanile “Liberamente” che ha visto protagonista il professore Nando dalla Chiesa.
“La lotta alla mafia è un tema difficile – ha esordito Nando dalla Chiesa professore, sociologo e politico italiano – che non figura mai in cima alle agende politiche, solo il neoeletto presidente della repubblica ne ha parlato. Questo spiega il non volersi impegnare,da parte delle istituzioni, in un tema non ritenuto di centrale importanza, ma che purtroppo continua a minacciare le istituzioni stesse, la vita di tutti i giorni e la cultura. Quando si parla di mafia se ne parla poco o, se se ne parla tanto, lo si fa usando l’immaginazione, fantasticando su come sia fatta, ma facendo pochissimi riferimenti alle cose che si conoscono concretamente”. Durante il suo intervento Dalla Chiesa si è soffermato soprattutto su due argomenti ritenuti da lui fondamentali: la rottura dei luoghi comuni e l’importanza dello studio della mafia, vista come nemico.
In primis Dalla Chiesa ha voluto sfatare il mito secondo cui la mafia al nord non esiste: “Anni fa si sosteneva che la mafia Milano non c’era o meglio c’era una sorta di criminalità organizzata, ma non era la mafia. Ma il più grande processo per mafia non si è svolto a Reggio Calabria, bensì a Milano in cui sono stati stabiliti ben 60 ergastoli. Il pensiero comune è che sia meglio dimenticare tutto ciò che è accaduto, che sta accadendo e che accadrà intorno alla mafia per sollevarci da un pensiero drammatico, ma il nemico si combatte, non si dimentica”.
Il secondo mito sfatato da Dalla Chiesa è quello secondo cui i mafiosi sarebbero dei businessman e i loro incontri si svolgerebbero in luoghi segreti lontano da tutto e da tutti, “Niente di più falso – dichiara Dalla Chiesa – i mafiosi fanno mestieri umili di medio-basso livello che variano dal muratore al piccolo imprenditore, all’artigiano; fanno questi mestieri perchè le loro entrate sono garantite dal traffico di droga, e scelgono di non trasformarsi socialmente per non destare nell’occhio. Molte volte ci è stato raccontato che il vero mafioso non è piu quello con la coppola e con la lupara ma è un buisnessman che manda i figli ad Oxford a studiare e “fa la bella vita; il pubblico annuisce perchè lo immaginano così, ma non c’è niente di più falso, difatti non si è mai sentito di un mafioso che abbia mandato il figlio a Oxford, inoltre loro l’inglese lo parlano pochissimo, anzi molte volte parlano a stento perfino l’italiano. I mafiosi sono il popolo dentro il popolo per conquistare il territorio se a loro interessasse solo riciclare i soldi potrebbero diventare soltanto manager, ma non lo fanno perchè per loro ciò che conta è conquistare territori, come il boss piu vecchio dice al giovane mafioso: il mondo è diviso in due ciò che è Calabria e cio che lo diventerà, quindi per loro la conquista territoriale diviene fondamentale”.
“Ma la conquista – ha proseguito – non parte dalle città più popolate, ma dai comuni più piccoli perchè è piu facile insediarsi. I mafiosi non si ritrovano in luoghi segreti o in grandi uffici,ma in luoghi comuni bar, pizzerie, ristoranti ed è in questi posti che decidono tutto, anche di commettere un omicidio , i proprietari di questi luoghi di ritrovo o sono mafiosi, oppure non dicono nulla per paura. Molto gettonati sono anche le salette degli ospedali che non sono soggette a intercettazioni”.
Il professore Dalla Chiesa individua nello studio l’unico metodo valido per contrastare la mafia perchè “Se studi un avversario conosci le sue mosse e quindi sai dove colpirlo, solo i matti possono pensare di affrontare un nemico senza studiarlo; riprendendo una frase “fatta dire” a Borsellino da una famosa scrittrice in un suo libro “Non siamo eroi perché siamo morti, ma siamo eroi perché abbiamo voluto capire e conoscere con ostinazione, siamo diventati avversari mortali perché abbiamo fatto quello che si doveva fare con un nemico studiarlo”.
Terminato l’intervento di Dalla Chiesa, l’incontro è proseguito con le domande del giornalista Umberto Filacchione e al politico.
Degna di nota è stata la riflessione su Buccinasco: cittadina lombarda denominata la Platì del nord, epicentro della mafia in Lombardia; Nando dalla Chiesa ha scritto un libro sulla città e sulla criminalità organizzata e l’amministrazione comunale l’ha insultato pubblicamente sul sito del comune, per questo motivo, il presidente onorario di libera, ha deciso di indagare.
“Durante una presentazione – racconta dalla Chiesa – un gruppo di insegnanti di Buccinasco ha dato ragione a ciò che avevo scritto nel mio libro sostenendo che la loro scuole era frequentata da figli di mafiosi e gli altri bambini sapevano benissimo che con loro non dovevano litigare, quindi mi chiedo perchè i bambini lo sanno e gli amministratori no? La presenza della mafia a Buccinasco mi venne confermata anche dall’ex sindaco della cittadina, una donna socialista,che si era opposta al piano regolatore del gruppo Papalia, che rappresentavano la famiglia mafiosa più potente di Buccinasco. Dopo il rifiuto Papalia le disse che non avrebbe più avuto la maggioranza in consiglio comunale e difatti fu deposta dall’incarico di sindaco. Analizzando questi episodi mi sono chiesto perchè la mafia sia cosi potente: la mafia è potente perchè studia i territori da conquistare, i suoi uomini sono professionisti seri che sanno dove colpire distinguendo gli avvicinabili ( il poliziotto che può essere corrotto,il professore dell’università che vende gli esami, il medico che ricovera latitante sotto falso nome) e gli inavvicinabili, coloro che non si possono corrompere, questo dimostra come la forza della mafia sia all’infuori di essa”.
“Come se non bastasse – ha spiegato dalla Chiesa – dalla loro parte hanno una coesione fortissima con legami solidissimi rappresentata da una compaesanità intrisa di rapporti di parentela. Noi in confronto a loro siamo dilettanti e riponiamo la nostra forza nel denaro,ma come scriveva Falcone “il denaro ha zampe di lepre e cuore di coniglio, arriva ovunque ma quando si rischia scappa” quindi il nostro valore unificante è molto debole perchè di fronte alle difficoltà ” diventa una lepre che si volge dall’altra parte e scappa”.Inoltre la grande politica -conclude dalla Chiesa – non riesce a identificare la mafia come primo pericolo per il paese,perchè lei stessa ha legami con mafia; ma dove non riesce ad arrivare la politica arrivano le piccole amministrazioni comunali, spiraglio di luce nella lotta contro la mafia”.
Daniele Amigoni presidente dell’associazione “Liberamente”, ha chiuso la serata ringraziando Nando Dalla Chiesa per essere venuto e ha sottolineato come sia possibile lottare contro la mafia “Se lo stato fa lo stato e noi facciamo i cittadini poichè il mare è fatto da tante gocce e goccia dopo goccia ce la possiamo fare”.
Come ringraziamento e ricordo della serata l’associazione Liberamente ha voluto donare a Nando dalla Chiesa un libro su Calolziocorte e al giornalista Umberto Filacchione un bonsai che richiama il simbolo dell’associazione.