Tor de Geants: il sogno di Cine s’infrange tra le lacrime dopo 65h di gara

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Gianluca “Cine” Corti

VALLE D’AOSTA – Il sogno di Gianluca “Cine” Corti, l’atleta dei Falchi Lecco impegnato nel durissimo Tor de Geants l’endurance trail che si sta svolgendo in Valle d’Aosta, ha alzato bandiera bianca dopo 65 ore di gara, 161 chilometri e 300 metri percorsi e circa 10mila metri di dislivello superati.

“Difficile da spiegare, ma ho avuto un black out totale e mi sono reso conto che non ero più nelle condizioni di poter continuare… forse ho scoperto qual è il mio limite”.

L’annuncio del ritiro è avvenuto via Twitter ieri mattina alle 10.52: “Non mi vergogno a dire che ho pianto. E tanto. Forse come non mai. Solo poche ore prima, stavo una meraviglia. Invece, su quella salita s’è spento tutto. All’improvviso. E non ho avuto la forza di reagire. Di questa esperienza, mi rimarrà per sempre la vicinanza di ciascuno di voi. Non finirò mai di ringraziarvi, siete stati fantastici…”, così a pochi minuti dalla dura decisione del ritiro.

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Il punto esatto dove Cine ha deciso di ritirarsi dal Tor

Lecconotizie.com dallo scorso aprile aveva aperto una sorta di finestra su Cine e sulla sua preparazione verso il Tor, lo abbiamo fatto dedicandogli uno spazio riservato e aprendo su Twitter l’hastag #da110a330, dove 110 stava a ricordare il peso che Gianluca aveva fino a non molto tempo fa e 330 i chilometri del Tor. La sua tenacia, la sua determinazione e il suo sogno ci hanno affascinato decidendo così di accompagnarlo in questa sua avventura e in questa sua sfida personale. Nel primo articolo dello scorso 4 aprile dichiarò: “So che sto facendo il passo più lungo della mia gamba e che l’obiettivo potrebbe essere al di là delle mie capacità, ma voglio provare” e ancora “Personalmente questa è una grande prova non solo sotto il profilo sportivo ma anche umano e personale. Non c’è nulla di scontato, nemmeno il fatto che riesca a concludere la gara, anzi. Di contro però, ci metterò anima e corpo per centrare l’obiettivo”.

Anima e corpo ce li ha messi eccome, lo abbiamo visto ed è tutto documentato attraverso i suo puntuali post su Twitter, ma le variabili in gioco in una corsa così lunga e massacrante: 330 km per 24mila metri di dislivello positivo da chiudere in un tempo massimo di 150 ore, sono davvero tantissime.

“E pensare – prosegue Cine – che arrivato a Donnas stavo bene. Pioveva, c’era vento ma mi sentivo a posto. Sapevo che il pezzo da Donnas e Gressoney era quello più duro e così si è rivelato. Poi c’è stata la salita da Perlot al rifugio Sassa una pendenza tosta che mi ha messo a dura prova. Mi sono fermato al rifugio, volevo riposare un paio d’ore dalle 3 alle 5, 5.30 del mattino ma non c’è stato verso. Avevo la gambe che ‘friggevano’, una sensazione che non ho mai provato e che ora mi viene difficile da spiegare a parole. Così, insieme ad un amico che nel frattempo mi aveva raggiunto per accompagnarmi in quel pezzo di gara siamo ripartiti, ma dopo 10 minuti mi si è spenta la luce. Ho capito che la mia gara era finita lì. Era inutile continuare. Davanti a me c’era l’ennesima lunghissima, interminabile salita”.

Presa la decisione, Cine è stato quindi riaccompagnato a Gressoney e da lì si è subito diretto verso casa. “Avevo voglia di andarmene, di tornare a casa velocemente per rendere meno doloroso il viaggio di ritorno. Ieri pomeriggio ero già a Lecco”.

Col senno di poi Cine confessa: “Forse ad avere avuto un po’ più di tempo, avrei dovuto provare alcuni tratti del percorso, almeno quelli più duri. Magari avrei cambiato strategia: Il primo riposo che ho fatto è stato solo di un’ora, forse avrei dovuto riposare di più e in un paio di occasioni mi sono accorto che non avevo mangiato abbastanza… insomma, i fattori sono tanti”.

Dispiacere misto a rabbia e ora i pensieri si rincorrono nella testa, ma tutto sommato rimane comunque un’esperienza positiva: “Non c’è dubbio – dichiara Cine – è una gara straordinaria, come straordinaria è l’organizzazione e il palcoscenico naturale in cui si svolge. Diventa davvero difficile dirlo in questo momento, ma so di avere un sassolino nella scarpa che, forse, un giorno cercherò di togliere”.

Intanto, per la cronaca, il valdostano Franco Collè è stato il primo a chiudere la gara con il tempo di 71 ore e 49 minuti, giungendo a Courmayeur alle 9.49 di ieri, mercoledì. Alle sue spalle con 5 ore di ritardo è arrivato lo statunitense Nick Hollon e a seguire i francesi Christophe Le-Saux e Antoine Guillon. Tra le donne la prima a tagliare il traguardo è stata la francese Emilie Lecomte con il tempo di 85 ore e 53 minuti, al secondo posto l’italiana Lisa Borzani e al terzo la svizzera Denise Zimmermann. Da segnalare lo strepitoso 8° posto del mandellese Massimo Tagliaferri, buona gara anche per il permanere Andrea Brumana giunto al traguardo in 167^ posizione.
Le 150 ore a disposizione degli atleti per chiudere la gara scadranno alle ore 16 di sabato.