CARENNO – “A causa del futuro smantellamento del campo profughi al Bione saranno ospitati sul nostro territorio una ventina di richiedenti asilo che si aggiungeranno agli attuali sei” con queste parole il sindaco di Carenno Luca Pigazzini ha confermato ai suoi concittadini l’arrivo di nuovi migranti che verranno collocati in un immobile di via Rigolo, una novità che però non ha provocato malumore tra i carennesi.
Facciamo un passo indietro. Il campo profughi del Bione dovrà essere chiuso poiché a breve inizieranno i carotaggi per la costruzione della nuova caserma dei vigili del fuoco di Lecco: “Questa repentina accelerazione è dovuta al fatto che la regione ha minacciato di togliere i fondi per la costruzione del presidio del 115 se a breve non fossero iniziati i lavori – ha illustrato Riccardo Mariani assessore alle Politiche Sociali del comune di Lecco – per questo motivo siamo obbligati a smontare il campo profughi e procedere al ricollocamento di circa 200 persone tra i vari comuni del territorio, di queste una ventina, nei prossimi giorni, verrà mandata a Carenno”.
Una comunicazione repentina, arrivata soltanto venerdì e che ha sorpreso anche il sindaco di Carenno Luca Pigazzini: “Per quanto ci riguarda è stato un fulmine a ciel sereno – ha esordito il primo cittadino di Carenno- è una situazione in cui non ha senso parlare di emergenza, ma con la quale dobbiamo convivere e ragionare in termini di integrazione culturale; la Prefettura non ha “scelto” Carenno, ma è qui che ha trovato chi era disposto a dare la propria casa e da quello che ci risulta è già stato sottoscritto un contratto di affitto tra la cooperativa e il proprietario”.
Al necessario smantellamento del campo al Bione si aggiunge anche la costante crescita degli sbarchi in Italia: “ In questi mesi sulle coste italiane abbiamo avuto un incremento del 40% degli arrivi rispetto allo scorso anno – ha spiegato Michela Maggi della comunità montana Valsassina – per far fronte a questo enorme problema stiamo cercando di ampliare la rete di accoglienza, per evitare ai singoli comuni un sovraccarico di richiedenti asilo, permettendo loro di poterli accogliere tutelandosi” una situazione quindi molto complessa che vede un costante arrivo di profughi in tutta Italia.
La rete di accoglienza della provincia di Lecco, già vasta, “sta subendo un processo di incremento – come sottolineato dall’assessore Mariani – così come stiamo studiando un bando per aumentare a livello provinciale i posti Sprar: sistema di protezione per richiedenti asilo che prevede delle borse lavoro e collaborazione, garantendo sicurezza e incolumità per i comuni e per i cittadini residenti. Certo la strada è ancora lunga, ma stiamo cercando di trovare una soluzione per far fronte a una situazione nata da una mancata programmazione a livello nazionale – ha concluso Mariani – altre soluzioni non ci sono, non possiamo evitare che arrivino e non abbiamo neanche i soldi per i rimpatri forzati”.
Terminato l’intervento di Mariani la parola è passata al numerosissimo pubblico presente in sala consiliare che ha espresso preoccupazioni per la propria sicurezza e incolumità: “sei richiedenti asilo erano gestibili, ma venti? ci sembrano eccessivi per un paese così piccolo come il nostro – hanno commentato alcuni cittadini – e se poi, visto l’incremento di sbarchi, ne arrivassero ancora?“
I consiglieri di minoranza hanno chiesto che Carenno aderisca allo SPRAR “che rappresenta l’unico modello sensato, controllato e gestito direttamente dal Comune”.
Unica “voce fuori dal coro”, è stata quella di Nicola, un giovane trasferitosi da poco a Carenno con la compagna e la figlia: “Perchè dobbiamo partire da questi presupposti? Conosciamoli prima di giudicare – ha spiegato Nicola – personalmente, quando arriveranno andrò a trovarli e a parlare con loro, cercando di instaurare un dialogo – così come ho fatto con i sei ragazzi che già ospitiamo – sperando di riuscire a instaurare una sinergia che potrebbe giovare al nostro territorio che attualmente ha un sacco di potenziale, ma che purtroppo non viene sfruttato”.
Al giovane Nicola ha fatto eco Massimo, della comunità il Gabbiano, che ha in gestione i sei migranti che in questo momento sono ospitati a Carenno e che ha cercato di tranquillizzare i carennesi:
“ Un anno fa, quando sono arrivati i sei ragazzi, abbiamo fatto lo stesso incontro di stasera e la scena è stata la medesima: cittadini sconvolti da ansie paure e preoccupazioni e il risultato? Un anno di convivenza pacifica e collaborativa – ha illustrato Massimo – in un anno avete dimostrato un’accoglienza che in altri comuni non si è verificata, la convivenza è stata possibile perché voi, che all’inizio eravate contrari, vi siete aperti e avete accolto questi ragazzi; certo è comprensibile che 20 persone possano far paura, ma cercate di ripetere quello che avete fatto con i sei ragazzi che sono arrivati lo scorso anno e tutto andrà per il meglio, siate vigili su ciò che accadrà e chiedete alla cooperativa che li gestirà (la Vega srl) di essere sempre presente”.