LECCO – E’ iniziata con un riferimento all’inchiesta condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Milano che in settimana ha portato all’arresto del sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, e di altri lecchesi. Ed è finita (com’era del resto inevitabile alla luce dei ruoli ricoperti in un passato non poi così lontano dall’ospite di turno di “Leggermente”) con una considerazione di Walter Veltroni sulla situazione politica del Paese.
Stuzzicato dalla domanda di una persona del pubblico presente al Teatro della Società, ieri sera l’ex segretario nazionale del Pd non ha mancato di dirsi preoccupato “dall’idea che si faccia strada quella reazione alla recessione che io temevo, ossia una spinta al nazionalismo e all’antieuropeismo dalla quale potrebbe derivare una situazione pericolosa”. “Se la democrazia non diventa realmente trasparente – ha detto – temo che questo rischio sia reale”.
Ma è stato come detto a inizio serata che l’eco della vicenda giudiziaria che ha scosso anche gli ambienti politici e amministrativi cittadini è arrivata sul palco del teatro. Il sindaco di Lecco Virginio Brivio, chiamato a introdurre l’ex primo cittadino di Roma, ha premesso di essere “pienamente consapevole della gravità di quanto accaduto” ma si è detto anche fiducioso che “la città possa trovare le risorse per uscire da questa situazione, come Lecco e il suo stesso territorio meritano”.
E Veltroni ha esordito: “Le organizzazioni criminali stanno tentando di penetrare nell’economia di gran parte del Paese attraverso manovre mirate a impossessarsi delle attività commerciali e produttive”. “Oggi più che mai – ha aggiunto – occorre allora ricordare che per qualsiasi schieramento politico la questione morale non può essere un optional. Ci possono essere candidature che fanno comodo soltanto perché portano consensi, ma i voti è meglio perderli piuttosto che averli sporchi”.
Dopodiché Walter Veltroni – che nel corso della serata ha dialogato con Marco Magistretti di Confcommercio Lecco, l’associazione di categoria cui si deve l’organizzazione anche dell’edizione 2014 di “Leggermente” – ha iniziato a parlare del suo libro “L’Isola e le rose”, pubblicato nel 2012 da Rizzoli, che prende spunto da un episodio realmente accaduto negli anni Sessanta, ossia la realizzazione al largo di Rimini da parte di un ingegnere bolognese di una piattaforma pomposamente denominata “Repubblica indipendente dell’Isola delle rose”, con tanto di atto costitutivo firmato nel maggio del ’68.
“Quella vicenda io l’ho naturalmente trasformata e romanzata – ha detto Veltroni – conservando peraltro i sogni cullati dai protagonisti di quella incredibile storia. Un po’ tutti, del resto, in quegli anni sognavano, a partire dai ragazzi. Ed era bello perché c’era il candore di pensare che appunto le cose sognate si potessero fare…”.
Perché proprio a Rimini? “Perché Rimini è la città di Fellini – ha risposto l’autore – la cui poetica è tipicamente riminese. Ed è la città dove ha lavorato Tonino Guerra, ma è anche la città più bombardata d’Italia…”.
“Il Sessantotto di cui scrivo e di cui amo parlare è quello civile e di costume, non il Sessantotto politico – ha aggiunto Veltroni – ma tutti gli anni Sessanta furono anni di energia pura. Allora prevaleva la speranza, oggi invece predomina la paura, eppure io continuo a pensare che ci sia ancora spazio per un mondo migliore, anche se troppi di noi sono impauriti, frustrati. Siamo insomma rientrati in una sorta di realtà in bianco e nero, perciò dobbiamo riappropriarci della speranza”.
L’ex leader del Pd ha anche accennato al suo recente debutto come regista nel film “Quando c’era Berlinguer” ispirato appunto alla vita del segretario del Pci. “Sta andando incredibilmente bene – ha detto – e la soddisfazione è tanto più grande se penso che Enrico era una persona assolutamente straordinaria. Era timido e riservato ma aveva un grande carattere”.
E la politica? “L’ho messa da parte – ha spiegato sempre Veltroni avviandosi a concludere il suo intervento – quando ho rinunciato a ricandidarmi, ma non avendo mai considerato la politica un fine per raggiungere il potere non ho sofferto quando me ne sono allontanato”.
E’ rimasta però la sua passione politica. “Ma per quella non servono le auto blu”, ha precisato. E il pubblico ha applaudito.