Attentato al sindaco di Oggiono, denunciati
i sette presunti autori

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Dopo una “lunga e complessa attività d’indagine”, i carabinieri della compagnia di Merate e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecco ritengono di aver individuato gli autori dell’attentato incendiario all’abitazione del sindaco di Oggiono Paolo Roberto Ferrari (nella foto), avvenuto nel mese di aprile di quest’anno.

Sono sette le persone denunciate alla Procura della Repubblica di Lecco che, accogliendo le risultanze d’indagine dell’arma, nei giorni scorsi ha emesso un’informazione di garanzia, con proroga delle indagini, notificata dai carabinieri agli interessati. Si tratta di alcuni membri di un nucleo familiare di origine calabrese, tutti residenti da molto tempo in questa provincia.

L’evento risale alla notte del 9 aprile di quest’anno, quando era stata lanciata una bottiglia incendiaria all’indirizzo dell’abitazione del sindaco,  che aveva danneggiato lievemente il portone di ingresso. Il mattino seguente era stata poi  rinvenuta e sequestrata anche una busta, diretta al primo cittadino, contenente un proiettile calibro 9.

Dopo un iniziale vaglio di varie ipotesi investigative, l’attenzione degli inquirenti si è concentrata su questioni legati all’attività amministrativa del sindaco il quale, inconsapevolmente, aveva toccato interessi personali di alcuni membri di questa famiglia calabrese.

Un contenzioso come tanti, che il sindaco non riteneva potesse provocare una reazione così decisa ed eclatante ad opera della controparte.

Gli indagati, quindi, hanno voluto intimidire il sindaco per indurlo a ritornare sui suoi passi. In realtà il primo cittadino non aveva nemmeno considerato la portata del gesto in quanto, in prima istanza, non aveva nemmeno ipotizzato un collegamento tra l’attentato e la questione specifica.

Gli indagati, che hanno ruoli e percentuali di responsabilità diversi, sebbene agissero tutti per il medesimo obiettivo, rispondono al momento di tentata estorsione, di detenzione e porto di arma da guerra, segnatamente un ordigno incendiario “molotov”, di detenzione e porto di un proiettile calibro 9 per arma comune da sparo recapitato al sindaco.

Altri particolari non possono essere diffusi stante il riserbo delle indagini ed il vincolo imposto dall’autorita’ giudiziaria.