L’addio a Yuriy, 15 anni: “Vivrà in chiunque saprà sognare”

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MANDELLO – “Yuriy ci dice due cose, non con le parole ma con il suo sorriso pacato, con il suo carattere riservato e profondo, con il suo atteggiamento dolce e mite: Yuriy ci dice che la vita è bella, che la vita è preziosa”.

Le parole di don Pietro Mitta, parroco di Mandello, giungono dal pulpito della chiesa ai familiari, agli amici, ai compagni di classe del 15enne scomparso, ad un’intera comunità che si è stretta attorno a questa morte ed ha voluto partecipare numerosa alle celebrazioni di giovedì pomeriggio alla Chiesa del Sacro Cuore, per un ultimo saluto al giovane Yuriy Verzhbyts’kyy.

E’ un nuovo momento di dolore per Mandello a quasi una settimana dai fatti drammatici alla stazione ferroviaria e quattro giorni dopo la morte del ragazzo in ospedale. “La nostra sofferenza invoca una risposta a questa morte sulla quale tutti ci interroghiamo – ha proseguito il parroco –Per noi è difficile trovare le parole, si resta in un silenzio rispettoso e fatto di preghiera, un silenzio che ci parla perché carico di un’intensità profonda che giunge dal cuore. Ma Dio sa il perché di tutto questo, solo Dio ti ha conosciuto fino in fondo”.

Un ragazzo dotato “di grande sensibilità , ma non la facevi conoscere a chiunque, decidevi tu con chi condividerla – lo ha ricordato una maestra delle scuole medie, a nome di tutte le docenti che hanno avuto per due anni Yuriy come studente – Ti ponevi domande su tutto, dalla scienza dall’attualità, al mondo giovanile, e ad ogni cosa davi una tua risposta. A volte ci sembravi proprio un filosofo. Parlavi delle stelle, delle galassie, degli spazi infiniti, ti ponevi mille domande al senso dell’universo, chissà se ora hai trovato la soluzione. Quello che ci hai insegnato, è ad essere un po di più noi stessi”.

“Amavi la tua casa, la tua famiglia, il calore dei tuoi cari. Oggi hai un’altra casa dove un giorno ci ritroveremo tutti assieme” ha detto nell’omelia don Pietro, affiancato nelle celebrazioni da don Stefano, padre Paolo e padre Martin, prete cattolico di rito bizzantino, ucraino proprio come Yuriy:

“Essere migrante non è facile, ci si allontana dal proprio mondo, dai propri amici e conoscere nuove persone, una nuova lingua. Yuriy aveva superato tutto questo – ha spiegato padre Martin – questa morte non ci è facile da comprendere, rompe l’ordine naturale delle cose. Un anziano aspetta la morte, non un giovane. Si dice che siano le persone migliori a lasciarci per prime, ad essere chiamate a Dio, forse perché più pronte di altre. La nostra speranza è che Yuriy sia giunto pronto a questo passaggio”.

Le parole di conforto del sacerdote sono per la madre Natalia, “che come ogni mamma vorrebbe stare vicino al proprio figlio, ora però dobbiamo lasciare che sia Dio ad occuparsi di lui”.

L’affetto della comunità di Mandello, presente così numerosa al rito è riversata in un abbraccio ai familiari del ragazzo, alla sorellina Stella, che è stata accompagnata all’altare ha letto quel tema scritto dal 15enne pochi giorni prima della sua morte, un testamento che il giovane ha lasciato a quanti lo conoscevano, a quanti oggi lo hanno conosciuto dopo questa drammatica vicenda.

“Yuriy non poteva fare a meno della sua famiglia, ora noi dobbiamo fare a meno di lui – è intervenuto un familiare – Lui non è più su questa terra, ma viverà con noi in modo diverso. Vivrà in ogni ragazzo che avrà dei sogni e lotterà per i propri sogni”.